24.4.12

Cose semplici e banali

A volte basta poco, uno sguardo un po’ più profondo sul quotidiano che ci circonda, per capire come possa essere così difficile cambiare le cose. E ti viene voglia di abbandonarlo sto paese, di lasciarlo marcire nella meschinità del suo egoismo, dei suoi cortili recintati fuori dai quali è meglio non guardare, non domandare, che se poi ti capita di veder che c’è qualcuno che ha bisogno di aiuto, lì dopo è un casino, non ci puoi più restare dietro la finestra. Poi viene l’ipocrisia: la vedi, palpabile, in chissà quante case, strade, piazze. Senza bisogno di altari e contro altari, la vedi nelle persone. Ti basta girare per strada, nelle persone. Nessuno è più in grado di rinunciare a nulla: pur di riempire il proprio sacco, si accetta di lasciare vuoto quello del vicino. E la scusa è sempre quella “ma tanto fanno tutti così”. E perché non ci provi tu a fare diverso? Perché se tutti sbagliano e ne sei consapevole, non inizi tu a non sbagliare? L’Italia è un paese in cui l’individualismo è legittimato, auspicabile (Diffida dagli altri, se non vuoi essere fregato). E allora ti chiedi davvero che cosa ti fa stare ancora qui, quando potresti andartene al nord, in paesi dove la gente è felice di pagare le tasse per avere servizi che funzionano, e anche bene. Te li immagini sorridenti, gli svedesi, tutti in fila alle poste a versare il proprio contributo allo stato o a ritirare le pensioni, senza cercare di passare avanti alla fila, ognuno felice di rispettare il proprio turno. Poi ti fermi, guardi il calendario. Pensi che domani è il 25 aprile. Sorridi a tua volta e capisci immediatamente perché sei ancora qui, perché l’Italia è un paese in cui vale la pena restare.

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