16.9.12

Diario estivo 9



L'etichetta sul retro delle mie mutande è accartocciata. Mi piacerebbe pensare come una noce, ma non ce la faccio. Le scritte arabe, le uniche che erano rimaste sono sparite anche loro. Un senso dev'esserci stato da qualche parte, ma dev'essersene andato.
D'altronde anche i romani trovavano un senso alle battute. Poi le scrivevano e noi oggi non le capiamo.
Pure i romani scopavano. Ma i film porno dell'epoca sono muri stinti di un qualche vecchio lupanare trovato dagli archeologi sepolto nella terra. E si sa, i pornoattori non sono nemmeno un realistico specchio del quotidiano.

Il tempo è scaduto anche per questo specchio incrostato, che tanto ne ha avuto di senso, quanto può averne un nome fittizio o una parentesi.

Tenere un "diario estivo" in inverno, inoltre, di senso ne avrebbe ancora meno.

9.9.12

Diario estivo 8




"(     ), tu non sei Ramona!" - ho detto a (     ) un giorno, per stupirla; così da farle capire per esclusione che non poteva essere che lei (     ). Lei però non ha capito.
Forse all'incomprensione ha aiutato la pronuncia del suo nome. Qui non si capisce, ma suona un po' come una mancanza di respiro. E quindi non ha sentito.

"Tu non sei Ramona!"

Ero in una piazza semivuota e la mia voce ha rimbombato. Alcuni si sono voltati a guardarmi.
(     ) manco c'era. Forse all'incomprensione ha aiutato anche questo.
E d'altronde io mi asterrei categoricamente dal battezzare i bambini con nomi che somigliano ad attacchi d'asma.

Ma mettiamo meglio a fuoco, che non c'è molto tempo: il problema è la retorica.
C'è stata un'epoca storica in cui ho tentato di abbattere la retorica. Ma non di abbatterla per poi utilizzarla in maniera diversa o nascosta che poi è retorica anche quella. E non per reintrodurla quatto quatto come un gatto fingendo di schifarla in pubblico. E non per tedio verso la retorica ufficiale o verso quella storica. E per nessuno dei motivi ufficiali per schifare la retorica ufficiale.
Io volevo abbattere la tecnica umana per raggiungere il profitto; per ogni sorta di scopo.
Come un terrorista luddista sabotavo certi piccoli meccanismi retorici pervertendo il senso delle cose: indossavo i jeans, ma senza la cintura e quando possibile tenevo un look da reazionario. Ma con tocchi di magenta. Minavo insomma.
Più indietro ancora ho tentato di abbattere il capitale, ma avevo scarse competenze e motivazioni inessenziali e infine ebbi anche esiti malandati, e non fui l'unico.
Ancora più indietro, quando ero all'asilo, ero un nichilista e non mi importava granchè del colore dei tetti.
Sforzini, l'occhialuto vicino di banco, insopportabile puntiglioso, per lui il rosso era un colore da femmine e va da sè che anche i tetti non erano da risparmiare. Sforzini era un vero radicale. Dal canto mio colorai i tetti di verde. La maestra non capì e non si unì alla rivoluzione.
Ancora prima, in epoca pre filosofica, Ramona e (     ) non erano ancora nate, ma la retorica c'era già. Forse. Non è che mi ricordi poi bene.

Ma ci dev'essere un modo, una pista da seguire; avevo detto qualcosa che poteva servirmi.
Ah. Pensare come una noce. Com'è che pensa una noce?