30.3.12

Sull'idealizzare




Questo post comincia con me che dico "Hey! Ma i tuoi occhi sono azzurri!". Anzi, a dire il vero questo post comincia con "Questo post comincia", ma in realtà io non sto scrivendo, sto pensando.
No, invece non è vero, sto girando un film e non è vero neanche questo. Sto pensando, sto solo pensando.
Ma non è vero neanche questo, in realtà sto scorreggiando.
No no, sto pensando.

Però è vero, le ho detto proprio così "Hey! ma i tuoi occhi sono azzurri!". Azzurri, non verdi.
Questo accade quando sei troppo accecato dalla passione da non riuscire neanche a renderti conto dell'aspetto di chi hai davanti.
Non gliel'ho detto, ma ci sono rimasto male. Gli occhi azzurri sono troppo standard, canonizzati, celebrati; quelli verdi mi sembravano molto più esclusivi.
E poi ormai mi ero abituato così e mica si può cambiare una passione amorosa in corso d'opera, così ho deciso che i suoi occhi rimanevano verdi, almeno nella versione ufficiale, poi chiaramente fuori dallo sguardo del governo, proliferano le più svariate informazioni segrete, tra cui appunto la nontizia degli occhi azzurri.

Ma questo non per parlare/pensare/filmare della donna dagli occhi verdi, che si può anche capire, mica esiste davvero, è un esempio, e poi ci si accorge di più particolari a vedere finalmente qualcuno di giorno, dopo averlo visto solamente di notte.
Prendiamo Angela, una ragazza vera stavolta, con cui son stato tanti anni fa.
La vedevo quasi sempre di notte, in discoteca, ed era sensuale, camuffata, bellissima.
Poi ogni tanto la vedevo di giorno e immancabilmente mi sembrava una coniglia. Una coniglietta, carina, tenera. Non una coniglietta di playboy, ma una vera coniglietta. Forse la versione cattolica di una coniglietta di playboy.
Era sempre bella, per carità, ma io la vedevo così. Forse è un problema mio. Forse dentro di me c'è un furry.

Mentre penso/pensavo a tutte queste cose, sono/ero stesso sul letto e dalla mia finestra canonicamente si vede la luna. "Chissà se ci andrò mai sulla luna, in futuro." - penso/pensavo- " Le scoperte scientifiche fanno avanzare il mondo a passi rapidissimi, a ritmi esponenziali. Magari andare sulla luna un giorno sarà una impresa turistica quanto andare all'altro capo del mondo".
Mi rendo conto poco dopo, che l'ipotesi di un mio sbarco sulla luna è improbabile quasi quanto quella di una mia visita in Pakistan, per fare un esempio. E non so quale delle due idee mi dia più fastidio, che non potrò mai vedere il futuro o che non vedrò mai tutto il presente.
E' senz'altro l'idea di volere la perfezione a fregarmi sempre.
Dopodichè mi sono addormentato e ho fatto un sogno che il mattino dopo ho collegato vagamente ai pensieri della sera prima. Lo riporto.

Lui si mantiene viaggiando nel tempo; ha questo dono ormai da 10 anni e aiuta i ricercatori universitari nello studio del passato e questo gli frutta un buonissimo stipendio all'università. Può portare con sè, in qualunque epoca del passato, chi vuole e quando vuole; dagli anni più recenti, alle epoche più remote.
Lei è una giovane ricercatrice e i due si sono conosciuti da qualche settimana ed ora si trovano fuori per un appuntamento. Lui l'ha portata sopra una collinetta nel 1066, poco prima dell'inizio della battaglia di Hastings e ora le dice: "Le storie d'amore, nella realtà sono sempre troppo normali, ma non dovremmo prendercela se non sono come quelle dei libri o dei film. Dio non è cattivo, è che probabilmente non ne ha mai vissuta una, e dunque non sa metterle in scena".
Lei risponde: "Beh, questa non è una storia normale. Guarda, ci troviamo nell'anno 1066, e ad occhio e croce siamo fuori posto di svariati secoli!"
I due si guardano negli occhi, si capiscono.

E poi mi sono svegliato. E questo è più o meno tutto.






27.3.12

LA STORIA DELL'OPPOSIZIONE IN ITALIA


Ieri in ufficio ho prestato attenzione al dialogo tra due impiegati, cinquantenni e padri di famiglia.

E.B.:Ieri mi ha chiamato mio figlio con skype dalla gita di classe a Barcellona ed aveva gli occhiali da sole nonostante fosse sera! Quel disgraziato... 
A.G.: Ma come?
E.B.: E infatti gli ho chiesto cosa ci facesse con quegli occhiali! E lui poi ha confessato che se li era messi perché aveva bevuto una birra e voleva nascondere gli occhi lucidi. 
A.G.: Certo che i giovani d'oggi sono veramente tonti, noi alla loro età eravamo più smaliziati!

(risate e consenso collettivo)

Io, lì per lì, un po’ affabulato dal racconto, ho parteggiato per il sagace padre di famiglia pensando a quanto fosse stato maldestro il tentativo di mascherare la sbevazzata da parte del giovane. Poi la sera, prima di uscire con gli amici, penso brevemente al simpatico episodio e subito realizzo: aspetta un attimo! Ma una birra non lascia mica gli occhi rossi, a meno che tu non la beva con le palpebre! Vuoi vedere che il nostro goffo giovane si è fumato uno spinello a Barcellona coi suoi compagni di classe (evento tutto sommato possibile) e l’ha data ad intendere così al padre, il quale, distratto dagli occhiali da sole e dalla sua auto-compiacenza investigativa non ha nemmeno ipotizzato la canna?!?!

Ecco, non voglio stare a fare ardite metafore o trasposizioni politiche di questo fatto... ma il padre vota PD.

23.3.12

Chasing Amy



Da allora Bob passa ogni giorno in cerca di Amy.
Da allora io passo ogni giorno a dirmi che in fondo, sarebbe anche giusto che ogni tanto fosse Amy a cercare Bob.
Bob parla poco, e quando lo fa non dice cazzate. Sicuramente sa affrontare le incertezze meglio di me.
C'è modo e modo di valutare i rimpianti.
Amy non è solo l'affetto che vola via. Amy rappresenta le occasioni perse, i film sbiaditi, i ricordi lontani che a volte riaffiorano.
Amy è il rimpianto che ti attanaglia proprio quando pensavi di avercela fatta.

Ma è bello così in un certo senso. Puoi giocare a ignorare le voci farfugliate dal vento, puoi continuare a girarti dall'altra parte per non sentirle..poi ci pensa Bob a ricordartele.
Sono passati due anni dall'ultima volta che ho visto Clerks. Meglio non pensare alle elucubrazioni che potrebbe attivarmi una nuova, ennesima visione.
Almeno lì Bob tace.

18.3.12

Nagasaki d'Italia


Un massacro.
E' stato un massacro, e non è ancora finito.
L'amianto se n'è mangiati tanti qua da noi. Questa è solo un'altra storia da un'Italia che rimane sempre lì, sospesa nell'aria, spesso invisibile, ma che non smette di ammazzare. Italia puttana dei potenti, che basta aver soldi e pochi scrupoli per comprarsela per una notte e poi lasciare che siano gli altri a creparci assieme.

Alla Eternit in 2.191 sono morti per aver lavorato con l'amianto. Molti altri solo per esserci nati vicino. Una linea trasversale che unisce tutta l'Italia, dal Piemonte alla Puglia. Un po' di giustizia è stata fatta, ma non per questo la polvere smette di ammazzare.

Si chiama Marco Giorcelli una delle ultime vittime. Era direttore de Il Monferrato, quotidiano locale del Casale da cui prende il nome. E' morto giovedì. Tanto si potrebbe dire, ma probabilmente sarebbe superfluo, quando già ci sono le parole che ha scritto lui:
Mesotelioma maligno epiteliomorfo. Il verdetto sta lì, in tre parole. Con la terza - mi hanno spiegato - che sa di speranza, perché indica la forma meno aggressiva di questo tumore. Il tumore dell’amianto. Quella che meglio si può provare a combattere, con maggiori speranze di sopravvivenza. E io ci proverò.
Ma quelle tre parole, così nitide su un referto medico che non ha bisogno di aggiungere troppe spiegazioni, da martedì 25 gennaio sono la mia stella di David, il segno di una diversità - chiamiamola malattia - che dentro di me ha cambiato tutto.
Fino alla vigilia di Natale, un mese prima, ho lavorato e vissuto a testa bassa: con frenesia, fretta, con la passionaccia benedetta e maledetta di un lavoro che ti tiene incollato in redazione anche 14 ore al giorno.
Poi, proprio alla sera della vigilia, una tosse insistente ha fatto suonare il primo campanello. Un’influenza banale, solo un po’ insistente, come quella che va di moda quest’anno? Il prossimo anno sarà meglio fare il vaccino?
No, non era influenza. E il vaccino giusto ancora non esiste. Mesotelioma pleurico. È quello che si è portato via prima centinaia di lavoratori dell’Eternit, poi centinaia di cittadini, di età diverse. «Esposizione di tipo ambientale», conclude l’oncologa. Certo. Mica ho lavorato mai l’amianto. Ma a Casale Monferrato, questa città sfortunata, devastata, che però non posso certo smettere di amare, ci ho vissuto sempre.

Continua a leggere sul sito de Il Monferrato

13.3.12

Un porno signore. Di nuovo, ma è solo una prova





Funzione fàtica si chiama, ed è ciò che faccio oggi, condividendo con voi alcuni pensieri sparsi che evidentemente mi parevano tanto fulgidi che era un peccato non condividerli. Ma non spero neanche di avervi ingannati, è funzione fàtica e nient'altro. Come quando si dice: "ciao come stai? tutto a posto?", non si vuole sapere davvero come sta l'altra persona, si verifica solo che il canale sia aperto. E questo faccio.

Ecco i fulgidi:

1) Questo mio vecchio post,  intitolato "Un porno signore", risulta essere uno dei più visti (non mi azzardo a dire letti), secondo le statistiche di blogger.
Tra le chiavi di ricerca vedo che per trentuno volte sono ricorse le parole "porno signore". Mi pare chiaro che queste persone stavano cercando qualcosa di diverso dal mio post. Ma il mio pensiero è: data la vastità di cose che ho trovato io, digitando la stessa chiave di ricerca, quanti porno si sono guardati, questi, prima di arrivare qui? Qualcuno mi smentisca! Ditemi che ho capito male io il funzionamento!

2) C'è un sogno ricorrente che faccio da mesi. Sogno di girare per la rete e di ritrovare quel vecchio blog che non guardavo più da tempo e scoprire che è ancora interessantissimo.
Ciò mi provoca un misto di esaltazione e di nostalgia. Nel dormiveglia mi accorgo che era solo un sogno, ma mi dico che andrò comunque a rivedere quel blog perchè era davvero interessante. Poi mi sveglio completamente e mi rendo conto che quel blog non esiste. Chissà cosa diavolo è che cerco?


Bene grazie, e voi come state?

9.3.12

Due osservazioni




Cinque minuti fa stavo guardando il discorso di Maurizio Landini allo sciopero della Fiom a Roma.
Una delle cose che mi è capitato di pensare è questa: come giudicare a livello comunicativo quelle bandiere che svettavano davanti alle telecamere coprendo talvolta, con il loro sventolare, il volto del segretario generale nel pieno del suo discorso?

La prima risposta che mi sono dato è: sventolare bandiere rosse con falci e martello nere, in una Italia in cui non c'è più il Pci a sostegno, fa più danno che bene alla causa e condanna queste idee, che davvero potrebbero essere largamente condivise, ad essere guardate come qualcosa che viene da un passato morto, e di conseguenza come qualcosa di irrealizzabile e non al passo coi tempi. Qualcosa di isolato.

Poi mi sono dato una seconda risposta, ancora più pessimista: non sono le bandiere ad essere totalmente anacronistiche, agli occhi della maggioranza dei cosiddetti giovani, ma è l'idea stessa di rappresentanza sindacale, e allora quelle bandiere con la falce e il martello servono a cementare l'identità di un gruppo isolato di samurai.

Il discorso di Landini, in molti suoi punti, poteva essere pronunciato da uno qualsiasi dei ventiequalcosaenni che conosco. "Chissà noi la pensione.." "Eh, noi dovremo lavorare fino a 80 anni..".
Allo stesso tempo però l'idea di lottare per la propria condizione è totalmente fuori discussione, fuori dal mondo, irrealizzabile, anacronistica.

Sono due idee che partono da alcune osservazioni/sensazioni contrastanti della realtà che mi circonda e che quindi non hanno alcun valore statistico o generale, ma restano appunto solo sensazioni.

Un ultima nota: Caro Partito Democratico, come ha detto un manifestante della Fiom, potevi trovare una scusa migliore per non partecipare. La tua democrazia, o per lo meno quella dei tuoi vertici, caro Pd, va a braccetto con la parola "cagasotto".
Come fai ad avere un'idea tua se la spaccatura fa parte di te e nasce con te?

7.3.12

I miei saluti pieni di stima

Sono stato via per un po', ho girato, fatto cose, e non avevo modo di accedere al blog.
Questo per rivelarvi i cazzi miei.
Dopodichè passiamo al contenuto del post, molto breve.
6 giorni fa è morto Lucio Dalla. Già si è detto di tutto e dunque non ho molto da aggiungere.
Io ho snobbato la sua opera fino al 2008, perchè malamente ingannato dalle sue produzioni recenti.
Poi mi è capitato di ascoltare uno in fila all'altro i dischi "Com'è profondo il mare" e "Automobili" e il mio parere è cambiato radicalmente. Data la mia scoperta recente, per me è come se fosse morto uno che stava facendo roba fighissima in questi anni qui, più che un classico della musica italiana.
Roba fighissima tipo questa:




Dunque i miei saluti pieni di stima.

3.3.12

AL RITMO DI BUNGA BUNGA!


Melodie sognanti, ritmi audaci, parole profuse di ottimismo, toni suadenti e un’anima liberale! Avrete ben capito che stiamo parlando degli sbalorditivi inni made in Arcore che da tempo ci deliziano e ci ricordano che c’è un’altra Italia “che odiare non sa” e “che siamo in tanti a crederci”. Fantastico!

Ripercorriamo brevemente la cronologia, o meglio, la fenomenologia di questi tesori musicali.

1994 – FORZA ITALIA
Personalmente la mia preferita, un classico evergreen, bianco e rosso. Col suo calore sembra avvolgerti e portarti a spasso per il Belpaese in un continuo saliscendi di emozioni. Inarrivabile.


1999 – AZZURRA LIBERTÀ
Ripetersi è difficile e i grandi artisti lo sanno bene: ritornello evocativo che ti fa venir voglia di cantarlo a più non posso e uno stile alla Gino Paoli. Da brividi.


2002 (uscito nel 2008) – MENO MALE CHE SILVIO C’È
Orecchiabile, incalzante e con un testo che si fa ricordare. Col passare del tempo era necessaria una versione più fresca e questa hit senz’altro non ha tradito le aspettative. Grintosa


2012 – GENTE DELLA LIBERTÀ
I maligni dicono che è un po’ troppo retorica, questa, e che certi tratti paiono presi dalla canzone “Gente che spera” di un tal J-AX; a me personalmente piace! Certo non è un capolavoro e manca un po’ di innovazione, avrei gradito qualcosa di un po’ più azzardato, di più sperimentale. Forse il pubblico non è ancora pronto ed in clima di austerity anche questo pezzo può dire la sua!

2.3.12

Un post per Lucio Dalla

"Nei blog d'opinione è buona prassi scrivere post riguardanti gli artisti nazional-popolari appena deceduti. Ciò va fatto applicando un indice di dissacrazione direttamente proporzionale alla differenza tra la stima che si prova verso il trapassato, moltiplicata per il valore effettivo della sua produzione artistica, e il fattore percentuale di controtendenza che si vuole dimostrare al fine di contrariare o compiacere il proprio pubblico, a seconda dei casi.
Tutto ciò misurato in millilitri. Se poi vuoi scrivere qualcosa, ma non sai come prenderla, svicola."
Questo è ciò che mi disse la maestra di religione il giorno in cui Travaglio M. mi bucò la mano col compasso, come vendetta per il fatto che avessi dimostrato l'infondatezza del suo sproloquio borioso infarcito di tanto minuziose quanto erronee citazioni giudiziarie.
E' una lezione che mi è sempre rimasta impressa. Era la seconda elementare, mi par di ricordare.