25.11.12

Venghino al circo B.


Freak, nani e ballerine.
E contorsionisti, cazzari, funamboli e arrampicatori.
Più fascisti, ex-fascisti, altre bestie, carogne varie, viscidi vermi e, al seguito, gli immancabili avvoltoi.
Il circo Berlusconi al massimo del suo splendore.

Le primarie del PdL, a pochi giorni dal termine ufficiale per le candidature, vanno oltre quanto avrei mai osato immaginare.
Oltre ogni mio più intimo e perverso desiderio.
Quelle cose tipo le risse nel fango tra ragazze in bikini: sai che potenzialmente potrebbero realizzarsi, ma non scommetteresti un doblone sulla possibilità di potervi assistere mai.

Invece il partito della tv allo sfascio ha prodotto davvero una pseudo soap-opera degenerata, dalla trama traballante e un intreccio talmente assurdo da far sembrare i Griffin tv-realtà.
Altro che ragazze in bikini: questo è un octagon nella lava dell'inferno tra drag queen vestite da samurai. Il tutto regolato da una quantità di procedure, leggi e articoli che in un partito di fuorilegge ha qualcosa di surreale.

Ma è il no alla candidatura degli indagati ciò che mi uccide dal ridere.
Cioè, un diktat di Alfano, capito?
Già basta questo a dimostrare che lo show avrà parecchio da offrire.

Finalmente la vera arena della politica, dove non c'è colpo vietato e tra cadaveri squartati scopriremo solo alla fine chi è rimasto in piedi.
Altro che gli insulti routinari nei soliti talk-show.

Restate sintonizzati.

21.11.12

Elefanti parlanti e pornografia en passant



Elefanti che parlano.
Non vorrei trovarmi un giorno a dover spiegare ai miei nipoti che una volta gli elefanti erano muti.
"Nonno nonno, allo zoo ho detto un segreto nell'orecchio a Rudolph e lui l'ha detto a tutti!"
"Eh, pensa che ai miei tempi gli elefanti non parlavano"
"Nemmeno in coreano?"
"Nemmeno".
Elefanti parlanti. Che tempi, dove andremo a finire? Elefanti che sponsorizzano bibite, elefanti che volano, magari su aerei fatti su misura per loro, e ancora elefanti che tifano alle partite, elefanti che dirigono giornali..
Amen. Si vede che era destino.
E quando gli elefanti converseranno amabilmente con noi, potranno ancora fregiarsi del titolo di animali? O dovremo inventarci un qualche altro nome, tipo Dumbo o.. No, niente non ce la faccio. Gli elefanti no, dai.

Che poi dispute simili non sono nuove eh. Nel medioevo si dibatteva sull'appartenenza o meno dei cinocefali al gregge cristiano; l'altroieri si discuteva se, data la comunanza del il 97% del dna, l'uomo e gli scimpanzè non debbano stare nella stessa categoria. E se sia la scimmia a dover rientrare nel genere homo o l'uomo nel genere Pan.
Fin qui niente di strano.

Poi però, tutto questo dibattito mi ha riportato alla mente uno dei miei famosi cavalli di battaglia nelle cene romantiche, e quando ci si mettono i ricordi le cose si fanno meno oggettive.
Ricordo che quando la situazione si faceva languida e i nostri sguardi si incrociavano per qualche secondo teneri, le domandavo a bruciapelo: "Tu andresti mai a letto con uno scimpanzè?" e incalzavo subito con "secondo te che ibrido verrebbe fuori? Io me lo sono sempre chiesto. Lo sai che abbiamo il 98%del nostro patrimonio genetico in comune con i primati?"
Se rispondeva "Tu mi sa che sei al 100" l'aveva presa bene. Ma succedeva raramente.
Il più delle volte mi trovavo a dover rispondere di molestie.
Però io lo dicevo solo come pura ipotesi! che fra l'altro è un argomento che per me è molto interessante, e come si dice, è importante avere interessi comuni.
Poi a me è ben chiara la differenza tra un uomo e una scimmia; tra un uomo e un elefante; tra un uomo e un cane.
Lo dico perchè molti tendono ad antropomorfizzare eccessivamente gli animali.
Penso in particolare a un episodio di 10 anni fa, quando mi capitò per caso di trovarmi a guardare un film porno sopra al bar del mio paese con alcuni sfaccendati.
Il video era piuttosto scabroso: si vedeva questa coppia sulla trentina, uomo e donna, che facevano cose sconce con un piccolo cane.
Uno del pubblico si alzò e commentò: "Eh, va là che al cane piace quella lì!", alludendo con questo all'avvenenza della ragazza.
Non saprei neanche da che parte cominciare per spiegare quanto questa frase sia sconsiderata. Tanto che mi sa che non comincerò punto.
Resto fermo qui. Ma dico solo una cosa: non siamo pronti per gli animali che parlano, ecco.
Buona giornata.

12.11.12

Complottismo e "il caso Petraeus"


Alla notizia, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata: ma davvero si può essere a capo della CIA e avere un'amante? Davvero si può essere il capo delle forze statunitensi in Afghanistan e avere anche un'amante? Quest'uomo deve mangiare almeno otto o nove uova a colazione, come minimo.

E in seguito ancora mi son chiesto: ma davvero uno che comanda l'esercito americano in Afghanistan può avere come amante, una donna che sta scrivendo la sua biografia? - Hey Petr, non stiamo esagerando con la magniloquenza? - mi son detto.
E alla fine mi sono dato una risposta suggestiva, che secondo me è anche quella più plausibile: David Petraeus non esiste. Non è reale.
Così come non è una cosa reale il concetto di "essere a capo della CIA" e nella misura in cui l'esercito americano non è un corpo armato, ma solo un movimento di opinione.

Ditemi che sbaglio. Non potete provarlo. E comunque siete in ogni caso degli asserviti al potere.
E quello nella foto?
Beh, quello nella foto è Hulk Hogan.

20.10.12

Nobel a crocette


Col Nobel per la Pace all'Unione Europea la possibilità che questo premio venga conferito a cazzo si trasforma da sospetto a trend:
  • 2007 - Al Gore (le cui opere più note sono un documentario e l'aver perso le presidenziali USA contro Bush)
  • 2009 - Barack Obama (la cui opera più nota è l'essere nato nero)
  • 2012 - Unione Europea (le cui opere più note sono due guerre mondiali, l'euro e la macellazione del welfare)
La casistica parla da sé.

Naturalmente c'è chi si schiera a favore e chi no.

Dando voce ai giudici, l'EU è stata premiata poiché
"per oltre sei decenni ha contribuito all'avanzamento della pace e della riconciliazione della democrazia e dei diritti umani in Europa"
Mettiamo i pesi al sopracciglio e tralasciamo le considerazioni su ciò che ha fatto fuori dall'Europa, e su ciò che comunque ha deliberatamente lasciato si facesse al suo interno.

Ora prendiamo mio nonno. Mio nonno ha passato, per quanto ne so, praticamente tutta la sua vita coniugale menando sua moglie, pare che durante la guerra abbia sparato a un fascista, ha lasciato agli eredi l'attività di famiglia e aveva la passione della caccia.
Merita perciò d'essere intitolato Cavaliere del Lavoro?

E cazzo c'entra?

Appunto. Qualsiasi individuo, metti Giovanni, non fa tutto quello che fa per fini superiori o per garantire benessere diffuso o diritti umani universali ad amici, parenti o popolazione mondiale. Soprattutto, non compie solo azioni per cui chiunque gli sarà grato.
Più che altro fa ciò fa perché deve, perché, se non necessità congenite, sono comunque passi fondamentali per la sua esistenza e pezzi di un percorso più o meno obbligato.
Ad esempio Giovanni, raggiunta una certa età, sarà orientato a cercarsi un lavoro, a meno che non sia di famiglia benestante o interessato a fare un giro sull'emozionante giostra della miseria nera, che un posto libero ce lo trovi sempre.

L'eventualità che Giovanni sia ricco di famiglia è poi presumibilmente giustificata dal fatto che un un suo più o meno prossimo antenato si sia arricchito tramite una qualche forma di lavoro, ma ciò non significa che l'abbia fatto perché quell'esecrabile individuo che Giovanni (probabilmente) è potesse passare la sua futile vita senza muovere un dito.
Insomma, conseguenze di percorsi obbligati possono portare vantaggi altrui, anche se non necessariamente indirizzate a tal fine.
Fanno eccezione le Famiglie Reali.

Se poi Giovanni è un organismo sovranazionale occidentale moderno, è normale che tra le cose di cui si deve occupare siano incluse anche la lotta alla fame nel mondo, la scolarizzazione dei paesi sottosviluppati e Borghezio parlamentare europeo. Ma questo non significa che Giovanni faccia ciò perché buono, altruista o leghista.
Infatti Giovanni fa anche i bombardamenti in Libia e i cantieri TAV.

Può fare tutto ciò bene o male, in un modo o in un altro, comunque lo fa, perché deve. E, in linea di principio, questa è una fortuna: in una rappresentanza sana i percorsi obbligati sono molto più efficaci delle scelte etiche, poiché vincolanti, indipendentemente da volontà e inclinazioni individuali dei soggetti al potere.

Se mio nonno fosse stato uno sdraio da spiaggia avrebbe passato l'intera esistenza imbevendosi di crema abbronzante, sudore e sodoku.
Libero arbitrio zero e stop.
Poi possiamo dire che mio nonno, con la sua esistenza antropomorfa, ha dato un fondamentale contributo alla mia, di esistenza, facendo sì che io possa passare il mio tempo zavorrando internet di pseudo-informazione in blog sconosciuti a cui cerco di migliorare il ranking tramite blandi espedienti SEO. Questo mi rende mio nonno molto caro, quantomeno sul piano funzionale, ma sono abbastanza certo che, adottando una prospettiva macro, i vantaggi di ciò non siano altrettanto evidenti.
"Ma il nonno di Mandela invece?"
Diranno i miei piccoli lettori.
E quello della mia compagna di stanza che regola il termostato del frigo al massimo portando i miei pomodori al surgelamento, dico io?

Cazzo centra?
Appunto. Torniamo al Nobel.

Io, che sotto questa scorza di cinico bastardo conservo l'animo algido e idealista di un boyscout altoatesino, ritengo che una cosa come il Nobel per la Pace veicoli un valore, un significato intrinseco, che ne fa un simbolo potente. Cioè, non è il premio miss Maglietta Bagnata Riccione estate 2012 (riconoscimento comunque non privo di valore), è lo stramaledetto Nobel per la Pace, già conferito a Jean Henri Dunant, Martin Luther King e Lech Wałęsa. Mica cazzi.

Risparmio il pippone.

Il fatto è che a Oslo, invece, paiono non vederla così.
Direi che i norvegesi hanno più una concezione di Nobel per la Pace tipo patacca con scritto “Bimbo a bordo” da appiccicare sul lunotto posteriore, al fine di dissuadere un eventuale tamponatore ossessivo-compulsivo dal ridurre la vostra utilitaria a scatoletta giocando all'autoscontro sulla tangenziale; in nome del diritto del vostro pargolo di apiccicare, un giorno, un identico adesivo sul suo lunotto posteriore.
E così via.
Una cosa dalle ammirevoli intenzioni e, alla prova dei fatti, totalmente inutile. Questo lo stato dell'arte del Nobel per la Pace nel 2012.
Assegnato dopo un test a crocette, direi.

17.10.12

All'Una e Trentacinque Circa

Quando, più o meno una decina di anni fa, mi regalarono quest'album non fu amore a primo sguardo. Il nome dell'artista era simpatico, ma non abbastanza da stimolare la mia curiosità nell'immediato. Il titolo dell'album indifferente, la copertina brutta.
La custodia prese polvere per parecchi mesi.
Fino a quando, una sera, senza troppe aspettative, mi decisi a cacciarlo nell'autoradio. E questo è il racconto, assolutamente veritiero, di cosa successe quella sera.

Resta Con Me, e l'impatto fu emotivamente devastante. E' stato un attimo, una scintilla, e di colpo la meta non aveva più importanza. Volevo solo continuare a guidare con questa musica, niente altro.
Con Una Giornata Senza Pretese avevo già realizzato di essere di fronte ad un nuovo amore musicale. Da allora non riesco più ad ascoltarla con distacco. E' sopravvissuta all'ingrato ruolo di colonna sonora di una storia d'amore, cosa può distruggerla?
Quando Ti Scrivo passò un po' in sordina, l'eco dei primi due pezzi era troppo forte. L'ho riscoperta in seguito, fortunatamente.

Tutto ad un tratto mi trovai in un bar polveroso, fuori da ogni rotta e da ogni coordinata, eccezion fatta per quelle del mio fegato. Mentre stavo bevendo un pessimo drink mi riecheggiavano nelle orecchie Christmas Song e Pongo Sbronzo, due canzoni che, in modo opposto, te le gusti meglio se lasci da parte ogni tentativo di rimanere sobrio.

Con Suite Delle Quattro Ruote mi ritrovai di nuovo in strada, completamente avvolto nell'atmosfera di una notte passata "a bere senz'allegria".
Scivola Vai Via scivolò via in modo tutt'altro che indolore. Una canzone creata apposta per riaprire ferite, ma tant'è. Anche questa bastarda mi ha segnato per sempre.

Come in un libro scritto male, la strada lasciò il posto ad un altro bar. I Vecchi Amori e Stanco e Perduto si amalgamarono col vino. Vecchi pensieri si mischiarono a nuove malinconie.
Ormai esausto, Sabato Al Corallo mi riaccompagnò a casa, barcollante più che mai.
La title-track, All'Una e Trentacinque Circa, fu la ciliegina sulla torta: la ascoltai da sazio, assaporandola il giusto.

A distanza di anni, quando ripenso a quella sera, continuo a chiedermi tante cose: come ho fatto a continuare ad ascoltare l'autoradio dentro al bar, con quale denaro ho pagato le centoventi consumazioni, dove ho nascosto il cadavere del carabiniere che voleva farmi l'alcol-test.
L'unica risposta che mi balena alla mente è che un disco così magico continuerà a farmi fantasticare in eterno

15.10.12

Di universi paralleli e altre sconcezze



Niente, non sei niente, non sei niente.
Ricordati di questo, rifletti sullo spazio interstellare, sull'evoluzione della specie e sulla morte dei dinosauri, e sulla morte dei pianeti e sull'inadeguatezza del termine "morte" per definire i cambiamenti nella galassia siderale e oltre la galassia siderale, nel nero oltre il nero.
Niente di niente di niente.
C'è un punto nella memoria o un pianeta nell'universo che è formato dall'insieme di tutti i presidenti di tutte le epoche di tutti gli stati del mondo, pressati insieme tipo scatoletta di manzo, tanto per dire. Chi legge non ci crederà, ma esiste. E un re assiro ne costituisce il polo sud, e Margaret Thatcher il polo nord: un momento, la Thatcher è ancora viva, no? Non importa. Esiste. O può esistere, e il fatto che possa esistere è proprio come dire che esiste.
E c'è un pianeta tra le pieghe dello spazio-tempo in cui Ramona (ma chi cazzo è Ramona?) esiste ed è ancora insieme a Pizzaballa (o Pizzabilla? o Pizzabolla? o Pizzapazza? Gli universi paralleli mi fanno morire. Tipo: in un universo paralello Pazzapizza non ha scritto questo pezzo. Ah ah. In un qualche pianeta si può dire).
Dio, Yaveh, è parte di questo universo, ma soccombe, il capo non è nemmeno lui. Secondo i signori del soprannaturale, "a voler dir lo vero", siamo come cavallette: se drizzi le antenne lo senti "il Dio" e se non riesci è a causa tua. E se ti spalancassi come un'entrata posteriore, puntata verso i limiti del cosmo, non potresti sentire forse distintamente dentro di te la sua entrata poderosa dallo spazio interstellare? Dio è omosessuale?
Ci rifletterò. Ci penserò su.
Truppe di preadolescenti®, troveranno molto di loro stessi in quello che scrivo (non è vero).
In qualche luogo, un qualche nonno si è stufato di fare sempre gli stessi racconti.
In qualche luogo dell'esagerata realtà, un tizio ti ama, (    ).
O, ma poi, chi cazzo sei (     )?
[Ci sono dei buffoni che ridono: Ah ah, ormai sai scrivere solo "diari"]
[Da qualche parte, io sparo ai tizi che ridono con un fucile per i piccioni. I tizi cadono a grosse manciate dai balconi]
[I tizi cominciano a rispondere al fuoco]
[I tizi vincono].

Succede così, come qui sopra, che si approda all'età del "riflusso". E le storie personali, e le chiacchiere inutili sovrastano tutto il resto e piantano radici solide, fino a fare crescere degli Alberoni enormi. Che fare quindi?

Darsi da fare: Guazzettiani a raccolta!


16.9.12

Diario estivo 9



L'etichetta sul retro delle mie mutande è accartocciata. Mi piacerebbe pensare come una noce, ma non ce la faccio. Le scritte arabe, le uniche che erano rimaste sono sparite anche loro. Un senso dev'esserci stato da qualche parte, ma dev'essersene andato.
D'altronde anche i romani trovavano un senso alle battute. Poi le scrivevano e noi oggi non le capiamo.
Pure i romani scopavano. Ma i film porno dell'epoca sono muri stinti di un qualche vecchio lupanare trovato dagli archeologi sepolto nella terra. E si sa, i pornoattori non sono nemmeno un realistico specchio del quotidiano.

Il tempo è scaduto anche per questo specchio incrostato, che tanto ne ha avuto di senso, quanto può averne un nome fittizio o una parentesi.

Tenere un "diario estivo" in inverno, inoltre, di senso ne avrebbe ancora meno.

9.9.12

Diario estivo 8




"(     ), tu non sei Ramona!" - ho detto a (     ) un giorno, per stupirla; così da farle capire per esclusione che non poteva essere che lei (     ). Lei però non ha capito.
Forse all'incomprensione ha aiutato la pronuncia del suo nome. Qui non si capisce, ma suona un po' come una mancanza di respiro. E quindi non ha sentito.

"Tu non sei Ramona!"

Ero in una piazza semivuota e la mia voce ha rimbombato. Alcuni si sono voltati a guardarmi.
(     ) manco c'era. Forse all'incomprensione ha aiutato anche questo.
E d'altronde io mi asterrei categoricamente dal battezzare i bambini con nomi che somigliano ad attacchi d'asma.

Ma mettiamo meglio a fuoco, che non c'è molto tempo: il problema è la retorica.
C'è stata un'epoca storica in cui ho tentato di abbattere la retorica. Ma non di abbatterla per poi utilizzarla in maniera diversa o nascosta che poi è retorica anche quella. E non per reintrodurla quatto quatto come un gatto fingendo di schifarla in pubblico. E non per tedio verso la retorica ufficiale o verso quella storica. E per nessuno dei motivi ufficiali per schifare la retorica ufficiale.
Io volevo abbattere la tecnica umana per raggiungere il profitto; per ogni sorta di scopo.
Come un terrorista luddista sabotavo certi piccoli meccanismi retorici pervertendo il senso delle cose: indossavo i jeans, ma senza la cintura e quando possibile tenevo un look da reazionario. Ma con tocchi di magenta. Minavo insomma.
Più indietro ancora ho tentato di abbattere il capitale, ma avevo scarse competenze e motivazioni inessenziali e infine ebbi anche esiti malandati, e non fui l'unico.
Ancora più indietro, quando ero all'asilo, ero un nichilista e non mi importava granchè del colore dei tetti.
Sforzini, l'occhialuto vicino di banco, insopportabile puntiglioso, per lui il rosso era un colore da femmine e va da sè che anche i tetti non erano da risparmiare. Sforzini era un vero radicale. Dal canto mio colorai i tetti di verde. La maestra non capì e non si unì alla rivoluzione.
Ancora prima, in epoca pre filosofica, Ramona e (     ) non erano ancora nate, ma la retorica c'era già. Forse. Non è che mi ricordi poi bene.

Ma ci dev'essere un modo, una pista da seguire; avevo detto qualcosa che poteva servirmi.
Ah. Pensare come una noce. Com'è che pensa una noce?


31.8.12

Diario estivo 7




Se le stelle non si riescono a vedere è a causa dell'inquinamento luminoso.
Io però, non sono mai riuscito a prenderlo sul serio l'inquinamento luminoso; la luce la spegni e l'inquinamento è finito. Il problema, al massimo, è che le luci non si spegneranno mai.
Ma se scoppiasse una guerra termonucleare? Forse che la luce non si spegnerebbe?
Fonte massima di inquinamento luminoso: il sole.
Eppure, tra il sole e la guerra termonucleare io non ho dubbi: sceglierei il primo anche se le stelle dovessero liquefarsi. Meglio loro che me.

E' in questo primo scenario di sole che sono ambientate le storie non accadute che racconterò ora.

"Ma i tuoi occhi non sono azzurri, sono verdi!", avrei detto, forse sbagliandomi, a (     ) se mi fosse capitato di vederla al sole, o anche solo un po' più da vicino, replicando una replica di una replica di un qualche altro episodio già accaduto nella mia vita.
Considerando la natura camaleontica dei suoi occhi forse il sole non le avrebbe fatto più così male, chiacchierando amabilmente in qualche fittizio luogo pomeridiano.
Io credevo che la fregatura fosse negli occhi, bella montatura con lenti poco buone, ma non era quello il problema. Ci dovrò riflettere e trovare una soluzione migliore.
Forse il problema era la retorica, e allora il problema è più mio che suo.

Lo sai, forse oggi non avrei neanche più voglia di parlarti. Tutto quello che diremmo sarebbe tutto teso a convincerci l'un l'altro di qualche cosa, di qualcosa di qualsiasi, di qualunque cosa che poi non cambia molto che sia così o cosà, delle solite cose.
Che succede se non ho più voglia di parlare neanche con te, (     )?  Vuol dire che è la fine di tutto?
Significa che ho realizzato il mio sogno giovanile di abbattere la retorica? Significa che il Babau ha definitivamente vinto e trionfato e sta spernacchiandomi scoregge sulla faccia col suo culo rotondo?

Quando troverò immagini migliori vi chiamo io.

25.8.12

Diario estivo 6




Facciamo finta per un attimo: sono morto. Fate conto che sia così. Dai.
Ecco, ora dunque sono morto e non mi devo preoccupare dei costumi e delle uggie (uggie?) di voi mortali.
Ora posso porre pubblicamente domande di rilevanza, tipo questa: masturbarsi a tarda notte guardando filmati di striptease giapponesi può considerarsi scienza?
Oppure: mangiare krapfen mentre ascolto i Kraftwerk mi rende automaticamente una persona simpatica?
Non guardatemi così, sono morto, un po' di rispetto!
Fra l'altro c'è anche la possibilità che non ci conosciamo. L'universo è così grande, tra l'aldilà e l'aldiqua.
Chiusa parentesi.

Ora torniamo al punto, ma mantendo almeno un po' il distacco di cui sopra.

In origine di nomi impronunciabili ce n'erano pochi, il suo era uno di questi.
(      ) era bella, questo è chiaro, ma in più c'era in lei qualcosa di dolce e allo stesso tempo profondamente indipendente e selvatico che tradotto in lingua corrente risultava una cosa come "stilettate nel cuore".
Quel tipo di occhi che aveva (      ), nascono come un errore -almeno mi han detto- e sono una fregatura, perchè non tengono bene il sole.
Questa era lei, (     ). O almeno questo era quello che mi faceva vedere l'aloperidolo.
(      ) non amava troppo i gatti, questo ha detto. 
Ho sempre un momento di smarrimento quando mi viene in mente un neo che non ricordavo in un mio mito personale.
Non amava i gatti. Incredibile. Dev'essere esistito un tempo in cui ero più tollerante.
Curiosamente il mio momento di smarrimento somiglia molto al suo nome: (    ).

Non le piacciono i gatti? E questo com'è possibile?
Io amo il gatto, c'è stima, amo il suo stile, la sua economia, la sua forma non da canide.
Non le piacciono i gatti? E allora non le piaccio neanch'io. Io vivo come i gatti, mi ispiro a loro, sento come loro, mi muovo come loro.
E intanto che pensavo a tutto questo, facendo leva sui miei sentimenti più profondi, sfrecciando in macchina per le campagne addormentate, cercando di coagulare dentro di me tutto il mio orgoglio di gatto, misi sotto un gatto.
Una notte di un'estate di tanti anni fa. Torrida proprio come questa. Questa? Cambia di poco.

Scrissi una poesia per commemorare l'evento nel buio di quella notte, su tanti foglietti di carta che dovevano raccogliere il senso dell'accaduto.

Il gatto ha,
macchina
nei perchè
i fari il.
fari.
Micio non
come noi
: strada.


Ma appunto, stavo per dire, il senso non lo raccolgo più, -diocane (appunto)- ho mescolato i fogli.

13.8.12

Diario estivo 5




Il suo nome mi fa impazzire, la sua presenza non mi fa respirare.
Cosa devo fare?
Qualche goccia di Alprazolam ogni giorno, e cerca di dormire.

Ecco i rimedi buoni per passioni amorose indecorose, fuoristrada finiti fuori strada, fuoriserie un po' troppo serie, che poi vanno a farsi male.
Ovidio scrisse un'opera sui rimedi contro l'amore, io non sono mica Ovidio però. A volte non c'è niente di meglio di un antico romano per farti sentire inadeguato.

Alter ego rimani accucciato nell'ombra, il Babau se li mangia gli incoscienti come te!
Potenzialmente lui può ingoiare ogni cosa. Pensaci: gli amori, le amicizie, i rapporti sociali, sono tutti consumati tra esseri (forse) senzienti che non hanno nemmeno la certezza personale che gli altri siano reali.
E ognuno (forse) , dentro di se, inventa una storia su se stesso e sulla propria vita, per giustificare miserie e successi, fallimenti e gioie, tipo le pagine di un libro, o un bel film con tanto di colonna sonora.
Potenzialmente il Babau può mangiarsi anche la storia, se esci un po' troppo dalla porta.

Se non si è mai mangiato qualcosa di voi è un miracolo, se si mangia quasi tutto è quest'estate.

O sommo Babau, nero
di mille sfumature di nero
nero come il giovedì nero
delle borse d'America
(delle borse d'Europa)
nero come l'oblio
e il disimpegno.
O sommo Babau
lascia stare almeno un ricordo
del mio passato, io
un'idea già ce l'ho
scelgo io:
(Ramona?)
e del presente?
(nome che non fa respirare).


Vedi, andando a capo a cazzo quante cose si fanno?



8.8.12

Diario estivo 4




L'estate corre, qua, e il poco senso rimasto se lo mangia il caldo.
In tanti se la spassano in luoghi fichi, altri amici fanno importanti esperienze di vita in luoghi altri.
Io mi sento inchiodato coll'attak a questo posto.
Quando stavo con Ramona me ne andai in Irlanda per qualche settimana.
Ramona, con te mi permettevo anche sti lussi. Ora sto qua, con l'attak.

Ramona, ora che ci penso, la nostra storia è più fuori moda degli anni '90.

Tornato dall'Irlanda, due anni dopo ne discussi con amici.
Il saggio Teo, compagno di università, disse una volta: "tutti dicono che amano viaggiare, io no. Voglio rimanere per viaggiare qui. Non so se si capisce quello che intendo".
In effetti non si capiva. Ma questo perchè dalla sua frase potevano partire come rivoli di un fiume, migliaia di sensi diversi.
Io in effetti, nel tempo ci ho riflettuto e l'ho interpretata nei modi più svariati; non ho ancora raggiunto un accordo con me stesso. Sceglierne uno adesso e dirlo qui, sarebbe oramai riduttivo e ridicolo almeno quanto i vestiti del papa.
E' questo il bello dei saggi. Chissà se l'avessi frequentato di più che persona sarei adesso, quanto sarebbe aumentata in percentuale la mia saggezza.
In ogni caso, a dispetto della sua opinione, forse non sarebbe male l'idea di levare le tende per un po'.

Nella mia mente coesistono due tipi di viaggiatore, ed entrambi sono le personificazioni di episodi accaduti al mio paese.

Viaggiatore 1: Uno strambo signore, restauratore di mobili, scomparve per mesi: i bene informati sapevano che era andato in ritiro spirituale in India. Dal canto suo, alla domanda "dove sei stato in questi mesi?", il signore rispondeva sempre e solo: "A Frampùl". (Forlimpopoli)

Viaggiatore 2: Negli anni '50, o forse anche prima, cinque cretini partirono con una barca sul fiume Savio, diretti in Africa. Si rovesciarono alla prima chiusa.

Ecco. Purtroppo, il mio sitle di viaggio pende drammaticamente verso il secondo tipo.
Fare le cose con la mente mi appaga troppo rispetto a quello che dovrebbe.
Per dire, se io adesso mi immaginassi di sposare il divino Otelma, perchè rovinare l'idea facendolo davvero?
Questi e altri quesiti al prossimo appuntamento.



29.7.12

Diario estivo 3


Quando sarò grande scriverò un libro che si chiamerà: La riviera romagnola fa schifo! vado a vivere a Las Vegas, e sulla copertina, a lettere giganti ci sarà scritto La riviera romagnola fa schifo! vado a vivere a Las Vegas.
Venti pagine dopo il protagonista si suicida.
Ho detto questo titolo, ma poteva anche essere: Toglimi quel maiale dal davanti e datemi un mammuth: ho fame!
Ma anche: Cos'è quella giacchetta da checca? Pelle di licaone ti darei, altrochè!
O addirittura anche: Ombrello io? All'uomo vero basta un'asse di legno.
Tutti titoli pluripremiabili.
Ma poi però, per scrivere un libro ci vuole metodo, e criterio. Addio.
Non ho tempo per il criterio. Quest'estate sono tutto preso nel mio sentire un deficit d'attenzione.
Non importa quanto sia reale e non importa se le mie pretese vanno a schiacciare le naturali aspirazioni alla felicità di coloro che ho attorno. Non ho mica detto di avere ragione (mentre lo scrivo sto fissando proprio voi).
Questa terra mi ha rotto. Questo pianeta mi ha rotto. Pensa piuttosto a Las Vegas: porzioni incalcolabili d'acqua per alimentare un delirio di onnipotenza costruito in pieno deserto.
Questi sì che sono dei Frankenstein con le palle!
I morti resusciteranno dall'oltretomba... e se la spasseranno!
Ci sono ristoranti, alberghi, negozi, casinò attivi 24 ore su 24: questa sì che è accoglienza. Questo sì che è amore!
Fatemi passare dall'altra parte della barricata. Fanculo la Romagna, datemi Las Vegas.

25.7.12

Diario estivo 2




E ti capita spesso di pensare che Petronio debba farti una pugnetta?
No. Solo in questo periodo. Altre domande?
Si. Se tu pensassi come una noce, cosa faresti?
Probabilmente niente.

E intanto l'estate corre, e stavo dicevo?
Ecco si, che le cose non mi sono più interessanti. Allo stato attuale delle indagini, potrebbe davvero essere colpa del Babau, per quanto ne sappiamo, ma se vogliamo essere più razionali, magari è solo l'acutizzarsi di una sindrome che già avevo.
Definirò questa sindrome come la "Sindrome di Faenza" e dirò subito che un tempo compariva solo di rado.
Ora qui, dove prima c'era qualcos'altro, è tutta Sindrome di Faenza; un po' come il rapporto città/campagna ne "Il ragazzo della via Gluck".

Ora provo a spiegarmi.
Quando ero un bambino, la cosa che più mi elettrizzava al mondo, era l'idea di passare una serata a giocare con Lily e Tonia, le cugine di Faenza. Non esagero se dico che quello per me era il colmo della gioia.
Se sapevo in anticipo del loro arrivo stavo in trepidazione per giorni, e se per caso capitava che l'impegno saltasse, io la prendevo malissimo.
Quando comparve per la prima volta la sindrome, era proprio il preserata di una di queste sere, e io ero in trepidante attesa da giorni.
Mi accadde dunque di guardare il telegiornale; la notizia principale riguardava la morte di Moana Pozzi.
La voce diceva che le sue ceneri erano state sparse nel mare.
Conoscevo solo vagamente qual era stata la carriera di Moana Pozzi. Sapevo che l'avevo vista pochi mesi prima in un quiz in tv. Non molto.
Il pensiero di lei e delle onde del mare innescarono in me un misterioso processo mentale e la mente corse al momento in cui le mie cugine, dopo i giochi, sarebbero ritornate a casa.
Le cose belle hanno dei limiti: una fine, oltre che un inizio. E nel mezzo c'è il divertimento.
Ma poi da cos'è dato tutto questo divertimento? A cosa si deve tutta questa gioia?
In quel momento vidi un piccolo spiraglio di abisso e ci rimasi male.
In seguito nè mi ritirai in un eremo nè cominciai a portare maglionicini neri col collo alto.
Continuai a divertirmi e col passare degli anni sono arrivati passatempi sempre più forti: il piacere del sonno, il sesso, il successo (di vario grado). Ma i rapporti di forza pian piano si sono invertiti: ora sono i passatempi che servono a placare la sindrome; alla quale, del resto c'è ben poca cura che non sia la distrazione.

Ora scusate, vado a ingozzarmi di pollo.

21.7.12

Diario estivo 1



L'etichetta sul retro delle mie mutande si è accartocciata, ora si intravedono solo delle oscure scritte arabe. Allah vuole mandarmi un messaggio.
Io ai messaggi presto attenzione. Una volta, poco prima che Ramona mi lasciasse sognai Toro Seduto: "Tu rimani qui a combattere" diceva "io vado a riposarmi nel territorio dei bianchi".
Ramona, mi spiace che mi comportassi come un pellerossa.

Intanto l'estate corre.

Passatempi preferiti: disegnare baffi e pizzetto ai vip sui giornali; visitare case abbandonate; esitare; indignarmi. Queste ultime due con meno fatica.
L'interesse per le cose l'ha divorato il Babau. Ho spesso pensieri orrendi.
Dovrebbero esistere cartelli esplicativi dello stato d'animo delle persone. Sarebbe più facile.
In mancanza di questi, molti al posto delle facce hanno sviluppato dei cartelli. Altri hanno sviluppato dei peni.
Come esprimano la loro contentezza, lo lascio decifrare alla vostra immaginazione.
Nessuno di questi due è il mio caso comunque; almeno credo.
Io quando sto male divento un comico.
Quando Ramona mi lasciò, ad esempio, i miei amici lo ricordano come uno dei periodi in cui fui più spassoso. Che strani amici: io ero sull'orlo del suicidio e loro credevano fosse una satira sulla depressione!
A volte sento che Petronio mi fa una pugnetta.

6.7.12

Rimpianti





E' caldo e sei annoiato, e un piccolo omino di pochi centimetri entra in casa tua mentre tu sei steso sul divano con la testa appoggiata su un braccio.


Con la sua simpatia e la sua incredibile intelligenza il piccolo essere ti convince a non mangiarlo.

E se poi era squisito?

22.6.12

Zombieland



Il fatto è che c'era un'orda di zombie assassini in giro per le strade e dunque, capirete, le cose da un po' non erano più tanto normali.
I miei avevano già lasciato il paese per andare a stare su, da qualche parte in collina.
Io, in un momento di relativa tranquillità, mi ero rifugiato in un forno pasticceria dopo movimentatissime vicissitudini che - son sicuro capirete- possono accadere durante un'invasione di zombie.
Mentre son lì che mi mangio una brioche con la crema entra in negozio un gruppetto di persone, qualche punk, qualche skin; gente che conosco di vista, con qualcuno avrò scambiato qualche chiacchiera ogni tanto, niente di più.
B. mi fa: "Ah, hai aperto una pasticceria da poco? Ma guarda, non lo sapevo.", dando l'aria di credere a ciò che dice.
La domanda era strana. Pensai che fosse piuttosto stupido credere che potessi mettere su un'attività in un momento come quello. "No, mi sono solo rifugiato qui dentro per mangiare qualcosa. Servitevi se vi va", risposi e non aggiunsi altro.

Intanto accendo la tv. Il programma che c'era sarà stato dell' '89 o dei primi anni '90, pressapoco.
Curiosamente, nonostante l'invasione, Mediaset aveva deciso di continuare a trasmettere, ma non potendo più schierare il suo personale sul campo, scelse di mandare in onda a rotazione, repliche, su repliche, su repliche di vecchi e nuovi programmi.
La cosa era quasi più inquietante dell'invasione. Perchè, in fin dei conti, un'orda di morti che camminano è una cosa molto concreta: dopo un po' di sbandamento iniziale la suspence finisce e alla fine ti abitui.
Ma il senso di inquietudine di una tv che continua a trasmettere programmi del passato, quello non se ne va facilmente. Coi tecnici TV che chissà che fine avranno fatto e questa televisione che continua a trasmettere a trasmettere e a trasmettere... Per nessuno.

E questo è stato il sogno che ho fatto ieri sera, e non riesco a togliermi dalla testa l'idea che questo sogno volesse in qualche modo dire qualcosa sull'estate.

17.6.12

Ah, quale vergogna Prometeo.
Sparire così per mesi e mesi. e mesi. e ancora mesi da questa pagina...e invece oggi, dopo aver sentito due fidanzatini l'un con l'altro dirsi "Hey, ma tu sei il mio piccolo set da pasticceria?" ho creduto fosse stato di gran lunga meglio scrivere un post non-sense sul Guazzetto.
Ma sono sempre stato qui in realtà, osservatore e lettore attento, leggero e trasparente sopra le vostre capocce mentre scrivete e mentre leggete (e non potete capire quanto, la folta chioma di Sergio Cavanegro a volte sia fastidiosa mentre scrive per il Guazzetto), l'uccellaccio sulla spalliera, il ticchettio di Laurenti sulla  spalla di Bonolis durante "Beato tra le donne"...Ci sono sempre.
Volevo raccontarvi oggi della svogliatezza. E' giugno, periodo di esami, periodo di caldo in ufficio, periodo di odore di crema solare nelle ascensori dei condomini o dei centri commerciali, un periodo totalmente svogliato. A tal punto di perdere in questi ultimi giorni due appuntamenti immancabili, (neanche fossi Fuji, sarei giustificato) il Pride 2012 e la Repubblica delle Idee.
Ho avuto il coraggio di mancare a entrambi gli appuntamenti. Non che abbia avuto qualcos'altro da fare di più importante. No. Proprio per mancanza di voglia. Schifo e raccapriccio. Il calendario in ufficio è fermo ad aprile, forse non mi rendo conto per bene dello scorrere del tempo.
Fatto sta che il Pride 2012 è stato un successo, come ogni anno, un tripudio di colori, di felicità e di amore. E poi la Repubblica delle Idee. Ora si, qui vengo a mangiarmi le mani. Chiuso in questa dannata aula studio, mentre fuori, fuori in piazza c'è il Principe a cantare.
E vengo travolto completamente da un senso di vuoto. Forse sto diventando come la massa? Inerme. Ferma. Asciutta. Che puzza di crema solare. Se è così uccidetemi prima.
E ora, soltanto ora ci sto riflettendo, a questa mancanza di voglia totale, questo lassismo che mi porta a trangugiare thè al limone coop senza zucchero ma con sucralosio, uno zucchero potente almeno 600 volte il saccarosio. Me l'hanno messo nello stoppino con questo thè al limone coop. Ma farò finta di nulla continuando a bermelo, sperando che il bolsismo e la mancanza di voglia lascino spazio a più dinamicità...come d'altronde non finirò nemmeno di scrivere questo.....

30.5.12

La parata del 2 giugno



Annullare la parata militare del 2 giugno? Si, pienamente d'accordo. Magari dal prossimo anno e per sempre.

Annullarla ora per destinare i soldi alla ricostruzione delle zone colpite dal terremoto? Temo non sarebbe possibile neanche se fosse una festa di matrimonio o un aperitivo tra amici con gli spritz già pagati; figuriamoci se si tratta di un' enorme pagliacciata militare per le vie di Roma alla presenza delle più alte cariche dello stato.

22.5.12

Le ex morose parlano di merda... Non nel senso che creano tesi sugli escrementi ma che hanno seri problemi di lessico!

E' passato molto tempo dal mio ultimo post. Troppo tempo. Ma ieri ho incontrato Joe Zarlingo dal vivo e mi ha detto "Cazzo Sergio! Sei il più figo del mondo! Mi piace un vallo come scrivi! Dai pubblica qualcosa sul blog che quella merda impegnata che scrive il Kounellis mi ha ingolfato l'epididimo!" Non ha detto proprio testualmente così. Se devo essere sincero non ha nemmeno citato Kounellis. E per giunta non ha detto che gli mancano i miei post. E diciamo anche non ha detto che scrivo bene. Non parliamo poi del fatto che forse non sa nemmeno dove sia sito un epididimo. Insomma, se scrivo è perché mi sono accorto che avevo lasciato in sospeso una bozza e mi sono ricordato di lei solo ieri. Mi ero ripromesso di creare un finale decente, ma sono passati i mesi e il post era ancora bloccato nella fornace della mia creatività. Al che, dopo che una mia ex mi ha detto "...e così hanno deciso che quell'attore era meglio morirlo!" Mi sono detto: figa di una testa di merda, ma se delle persone se ne escono con delle scappate del genere, che cazzo sto a perdere tempo a scrivere qualcosa di meritevole per un auditorium del genere? Ecco. Di seguito allego un post datato dicembre 2011. Il finale è una merda, e lo dedico alla mia ex.
L'altra sera ero seduto al tavolo di una pizzeria in occasione del compleanno di una mia amica che non vedevo da diversi mesi, da quando ha deciso di trasferirsi in un paesino tranquillo nel buco del culo del mondo, poiché l'affitto da quelle parti è piuttosto basso. La cena non è stata male, considerando il fatto che la cameriera, senza che glielo chiedessi, mi ha portato una seconda porzione enorme di mascarpone. Io amo il mascarpone. Potrei uccidere un parente pur di rubargli una porzione gigante di mascarpone. Adoro ingozzarmi con il mascarpone. Adoro sentire il colesterolo che mi pompa nelle vene e che si va a depositare sulla parete dei vasi sanguigni creando trombi che accorciano a vista d'occhio la mia speranza di vita. E mentre lascio colare avidamente quel nettare degli dei all'interno del mio cavo orale, mi sono intrattenuto dialogando con il mio vicino di posto, un vecchio amico che non vedevo da molto tempo perché anche lui è andato ad abitare nel buco del culo del mondo. Non per gli affitti. Il mio amico ha ingravidato un'estone. Ora vive in Estonia per metà dell'anno. Mi ha soddisfatto molto la sua condivisione di esperienze di vita che raramente potrebbero capitare a personaggi come Fuji (ve la immaginate Fuji ingravidata da un estone?) o a Pizzaballa (così attaccato al denaro che non si azzarderebbe mai e poi mai ad allontanarsi da Paperopoli e dal suo deposito). Tra le sue esperienze di vita che più mi hanno colpito, a parte la sua attraversata di 8 chilometri del mare del nord in auto, e non su un traghetto, bensì sul mare ghiacciato, sono state le descrizioni del modo di vivere di quella gente. Un modo di vivere che si adegua alle condizioni estreme di quel clima, che in inverno può raggiungere -30°, e che in estate regala la luce solare per quasi tutto il giorno. Sarà per il freddo, sarà che noi italiani medi pensiamo solo alla figa, al pallone e ai motori, ma quei popoli nordici stanno realizzando una delle più grandi opere che l'umanità abbia mai concepito. Sto parlando di Onkalo.
Provate a pensare a Juliana Moreira. Provate a pensare a Kingsley Boateng. Provate a pensare all'Audi Q3. Se riuscite a fare queste tre cose in simultanea allora chiudete questa pagina perché siete degli italiani medi. Andate al bar a bere una birra.
Onkalo sarà il nostro legame con il futuro, un futuro così lontano che gli egizi verranno considerati nostri contemporanei. Non mi riferisco a Mubarak e alla primavera araba ma agli antichi egizi.
Onkalo sarà un sito definitivo per le scorie radioattive, progettato per resistere 100.000 anni, un lasso di tempo infinito. La cosa affascinante in questa costruzione, a parte tutti gli aspetti tecnici che ci sono dietro, è sentire le interviste dei progettisti dell'impianto, e di tutti quelli che ci stanno lavorando. La preoccupazione principale non saranno i terremoti, le inondazioni, le guerre, gli amici che fanno l'Erasmus in Germania, le crisi economiche. Sarà la curiosità dell'uomo. Nel caso si perdesse la conoscenza di Onkalo, come faremo a spiegare a popolazioni che verrano dopo di noi, anche solo tra 10.000 anni, che non devono scavare? Anni fa è stato scoperto un macigno in Scandinavia che una volta rovesciato ha mostrato delle rune, che tradotte in lingua moderna dicevano "Non scavate in questo punto o verrete colpiti da una terribile maledizione". Secondo voi gli archeologi cosa hanno fatto?
La colpa è quasi sempre dell'essere umano. Qualsiasi la questione in ballo. Colpa della sua curiosità. Colpa del suo egoismo. Colpa del suo voler essere a tutti i costi un Rocknrolla.

http://www.youtube.com/watch?v=_OoCfoOO7yc

6.5.12

Svolta Mistica

Fortuna? Destino? Folgorazione? Miracolo?
Scegliete un po' voi come etichettare il tutto. Io mi limito a prendere atto della situazione, anche se le idee rimangono confuse.
Ma forse è meglio così, in una svolta mistica la razionalità è l'ultima risorsa alla quale appellarsi.

Mi sintonizzo su Radio Maria e immediatamente dopo mi fermano al posto di blocco.

E poi la situazione, ovviamente influenzata da quel minimo sindacabile di panico iniziale, si è dipinta di surrealtà.
La voce ferma e severa delle forze dell'ordine si confondeva con quella speranzosa e rasserenante che usciva dall'autoradio. "In quale film mi trovo?" mi stavo chiedendo.
In quel momento mi sentivo invincibile, protetto da una forza più grande di me.
Mentre soffiavo nel palloncino non ero solo: accanto a me sentivo un conforto speciale. Don Verzè stava soffiando con me. Don Seppia stava manipolando l'apparecchio rilevatore.
0.38, quando ragionevolmente me ne aspettavo il triplo. Il miracolo è avvenuto.
Se questo non è materiale sul quale elaborare una svolta mistica allora io di svolte mistiche non capisco una fava.


E così parte una nuova vita, mi risveglio con una strana sensazione che mi pervade, non del tutto sicuro che non sia stato solo un sogno. 
Brucio la felpa dei Bad Religion.
Basta cd in macchina d'ora in poi, solo Radio Maria.
Chissà se durerà a lungo. Perlomeno fino al prossimo posto di blocco

4.5.12

Festa su La Voce di Romagna!



Come rappresentare sinteticamente quegli zuzzurelloni degli omosessuali? Su La Voce di Romagna devono esserselo chiesto e devono anche essersi dati una risposta. E che risposta! 
Notate la grandezza di questa immagine! L'impatto della scenetta in primo piano! L'ambientazione rivierasca! Il nerboruto uomo col barboncino al guinzaglio!

Ah, questi conservatori un giorno mi faranno morire!

25.4.12

25/4

partigiani


Sgorga il vino rosso sangue in questo giorno di memoria. Sono brindisi a un ricordo che di sangue è pieno, sangue sempre uguale, a macchiar divise o stracci sempre dello stesso colore. Colore della lotta.

E qui, ora, in un'Italia precaria in tutto, prende la voglia di una guerra da combattere, un guerra vera, dietro una trincea dove sei certo quale sia la tua parte, dove sapere che rabbia e lotta sono sacrosante, oggettive, giuste. La voglia di sentir la mano tremare mentre stringe il calcio del fucile che fissa ciclopico un corpo di uomo. La voglia di un grilletto da sfiorare.

Ma sono solo considerazioni. Pensieri di battaglia di chi la guerra non l'ha mai vista davvero.

Perché dietro ai memoriali e le lapidi la trama è sempre la stessa: un intrico di corpi, sangue e merda; uomini e ragazzini feriti tra il gelo delle montagne, esecuzioni sommarie e proiettili sparati tra monti da cui non si vede casa. Diritti ancora in divenire, cibo di fortuna, precarietà dell'anima. Occhi vitrei che ti fisseranno per sempre. Urla che durano una vita. Paura.

E allora la fortuna è che non ci sia una guerra da combattere, bersagli da mirare, proiettili in canna, fratelli trucidati faccia al muro. La fortuna è che ci sia chi quella guerra l'ha già fatta, tributandole, se non la vita, la gioventù.
A risparmiarci di dover essere noi a stringere quel fucile, a rabbrividire nella neve, a dover scegliere chi ammazzare.

Ma se combattere bisogna, che allora la lotta sia nella la memoria.
Che si riesca a ricordare, sempre, da che parte stare.
Perché non ci sia, mai più, bisogno di eroi.


«Ma ho visto i morti sconosciuti, i morti repubblichini. Sono questi che mi hanno svegliato. Se un ignoto, un nemico, diventa morendo una cosa simile, se ci si arresta e si ha paura a scavalcarlo, vuol dire che anche vinto il nemico è qualcuno, che dopo averne sparso il sangue bisogna placarlo, dare una voce a questo sangue, giustificare chi l'ha sparso. Guardare certi morti è umiliante. Non sono più faccenda altrui; non ci si sente capitati sul posto per caso. Si ha l'impressione che lo stesso destino che ha messo a terra quei corpi, tenga noialtri inchiodati a vederli, a riempircene gli occhi. Non è paura, non è la solita viltà. Ci si sente umiliati perché si capisce – si tocca con gli occhi – che al posto del morto potremmo essere noi: non ci sarebbe differenza, e se viviamo lo dobbiamo al cadavere imbrattato. Per questo ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione.»

(C.Pavese, La casa in collina, 1949)

24.4.12

Cose semplici e banali

A volte basta poco, uno sguardo un po’ più profondo sul quotidiano che ci circonda, per capire come possa essere così difficile cambiare le cose. E ti viene voglia di abbandonarlo sto paese, di lasciarlo marcire nella meschinità del suo egoismo, dei suoi cortili recintati fuori dai quali è meglio non guardare, non domandare, che se poi ti capita di veder che c’è qualcuno che ha bisogno di aiuto, lì dopo è un casino, non ci puoi più restare dietro la finestra. Poi viene l’ipocrisia: la vedi, palpabile, in chissà quante case, strade, piazze. Senza bisogno di altari e contro altari, la vedi nelle persone. Ti basta girare per strada, nelle persone. Nessuno è più in grado di rinunciare a nulla: pur di riempire il proprio sacco, si accetta di lasciare vuoto quello del vicino. E la scusa è sempre quella “ma tanto fanno tutti così”. E perché non ci provi tu a fare diverso? Perché se tutti sbagliano e ne sei consapevole, non inizi tu a non sbagliare? L’Italia è un paese in cui l’individualismo è legittimato, auspicabile (Diffida dagli altri, se non vuoi essere fregato). E allora ti chiedi davvero che cosa ti fa stare ancora qui, quando potresti andartene al nord, in paesi dove la gente è felice di pagare le tasse per avere servizi che funzionano, e anche bene. Te li immagini sorridenti, gli svedesi, tutti in fila alle poste a versare il proprio contributo allo stato o a ritirare le pensioni, senza cercare di passare avanti alla fila, ognuno felice di rispettare il proprio turno. Poi ti fermi, guardi il calendario. Pensi che domani è il 25 aprile. Sorridi a tua volta e capisci immediatamente perché sei ancora qui, perché l’Italia è un paese in cui vale la pena restare.

12.4.12

Famiglie di destra




"Certo che queste nuove tasse sono proprio una bella mazzata."
"Si, davvero."
"Ma io mi chiedo come si fa a risollevare l'economia in questo modo? Se un giovane ha i soldi in tasca compra tantissime cose e l'economia ne trae giovamento. Ma se tu un giovane lo fai restare precario a vita, come farà ad andare avanti?"
"Eh già. Massì e loro in tanto non fanno niente. Tanto son tutti uguali."


E intanto io bevevo un crodino e pensavo: "ma non votavate Berlusconi fino a poco tempo fa? E la legge Biagi? E...?" E prima ancora di terminare questi pensieri, per non proseguire mi sono strozzato di colomba con le mandorle e affogato di crodino. E in questo modo ho onorato la Pasqua del Signore.

8.4.12

Bighelloni ed Elicotteri

Non posso fare a meno di notare, con una punta di rammarico, che non si parla più di un annoso problema che in passato aveva avuto un discreto appeal: quello del "bighellonaggio".
Ricordo che, in più di una città d'Italia, erano state emesse numerose ordinanze comunali che affrontavano con lucidità la questione: spuntarono come funghi divieti di assembramento di una o più persone in determinate zone di suolo pubblico, e in determinati orari, per preservare il bravo e produttivo cittadino. Decisioni che fecero scalpore.
Io sono sempre stato completamente d'accordo con questa politica. Anzi, se fosse dipeso da me, avrei proibito persino l'assembramento di una sola persona, e in qualsiasi orario, perchè suvvia, un potenziale bighellone non ha certo bisogno del branco per arrecare danni alla brava gente.

Ora però non se ne parla più, oppure lo si fa in maniera molto ridotta. Forse che i bighelloni non fanno più paura? Oppure si ritiene che il problema sia stato risolto, che la battaglia sia stata vinta? Io non capisco, davvero. Sarà che sono paranoico, ma ogni volta che metto il naso fuori di casa ho sempre il fottuto timore di incrociare uno o più bighelloni. E la paranoia gioca brutti scherzi, non sei più sicuro di niente e il cervello inizia a viaggiare per conto suo..

E se, ragionando per assurdo, mentre mi trovo a disquisire placidamente di filosofia in un parco con i miei amici trangugiando bevande moderatamente alcoliche, venissi scambiato io per bighellone, come reagirei? Come giustificherei l'accusa di bighellonaggio al cospetto di ronde di carabinieri convinti di cogliermi sul fatto?
E' una cosa che non mi fa dormire.
Come per tante altre cose, anche per affrontare tale situazione necessiterei di modelli di comportamento, per cui avrei bisogno di immaginarmi la reazione ipotetica di personaggi più o meno noti in questa circostanza:

GIORGIO CANALI: prenderebbe a testate il pulotto bestemmiando.
Mi piacerebbe tantissimo reagire in modo così carismatico, ma non ne sarei in grado

JAY e SILENT BOB: grazie alla parlantina dello spilungone sarebbero in grado di intortarsi lo sbirro riuscendo per di più a vendergli un buon quantitativo di droghe varie.
Anche questa da escludere, non sono tagliato per queste cose

FRANCESCO BELSITO: farebbe ricorso a fondi di dubbia provenienza per giustificare l'improbabile figura del "tesoriere bighellone"
Non male come idea, ma ho il sentore che non finirebbe bene. Reazione da scartare

REMO GASPARI: svicolerebbe ricorrendo al suo asso nella manica, l'elicottero finanziato dallo stato parcheggiato proprio di fianco al parco.
Ecco, sento che questa è perfetta. Datemi un elicottero, voglio darmi al bighellonaggio!

4.4.12

De Gregori killer / vol. 2



[seconda parte di questa storia]

Successe dunque, che un'estate di vari anni fa svalvolai e mi invaghii della persona più sbagliata possibile per tutta una serie di motivi che sarebbe qui difficile elencare. Se ci ripenso oggi mi pare impossibile comprendere come ciò sia capitato.
Si, va bene, Guido era un tipo simpatico e coltivavamo anche gli stessi interessi. Ma era pur sempre un uomo!
Andò così: il 4 agosto era prevista grande festa a Lido degli Estensi per non so bene quale strambo patrono locale.
Io e una comitiva di amici, tra cui Guido, formiamo una sorta di task force del divertimento con prevista tirata fino all'alba.
Ore 20.30 in piazza gran concerto di Francesco De gregori.
Eppure già dovevo presagire il peggio dopo tutto quello che mi aveva fatto. Ma il male è infido e si nasconde con cura.
Arriviamo a concerto abbondantemente iniziato e sobriamente ubriachi nel momento in cui De gregori sta eseguendo le ultime canzoni spensierate; le ultime spensierate prima del gran finale.
Rimmel arriva come un fendente a disarmarmi. La Donna cannone è il colpo del K.O.
Folla che canta in coro, pianto assicurato.
Io e Guido parliamo per tutta la notte e fino a mattina, nonostante io non sia affatto un tipo loquace.
Quella sera, nella ressa avrò preso calci, pugni, spallate, zolle di fango, di tutto; ma sarebbe potuto anche
emergere Godzilla dalle viscere della terra per divorarmi che io non avrei fatto una piega, ne son sicuro.
Provavo stima per lui, per le cose che diceva, per quello di cui parlavamo. Senza dubbio.
E così svalvolai e per quell'estate non mi riuscì di pensare ad altro.
Colpa della sua particolarità? Colpa della mia estrema emotività?
NO. Colpa di De gregori. Ora lo capisco appieno, ma allora no: solo De gregori poteva farmi innamorare di un uomo. Di tutti gli scherzi che mi ha tirato, questo è il più basso.
Strano a dirsi, ma anche l'estate successiva ci fu De gregori e anche quell'estate ci fu una storia totalmente sballata.

3.4.12

De Gregori Killer / vol. 1




Ultimamente mi commuovo come una bambina. Non è colpa mia, è che invecchio, anche se di poco, ogni giorno, da un po' di tempo a questa parte.
Prendiamo De Gregori per esempio: perchè mi fa piangere?
Quando ero bambino c'era una sua cassetta nella macchina di mio padre. "** ******* * ** ********", una registrazione di una tournè del 19**.
La si ascoltava pressochè sempre, in macchina e questo fa di De Gregori la colonna sonora dei miei primi rutilanti anni delle elementari.
Delle elementari si, e non delle medie o delle superiori, perchè la cassetta a un certo punto sparì dalla macchina e rimase in qualche angolo di casa per molti anni.
Fu per un caso che la cassetta in questione tornò a viaggiare su ruote, e fu un caso, forse, che fosse tornata proprio nel corso della passione amorosa più devastante della mia vita.

Era il 2*** e stavo con Ramona, quella che allora consideravo la ragazza più bella del mondo e nei numerosi giri che facevamo con il piccolo catorcio che guidavo, De Gregori era quasi sempre nell'autoradio. Non so se mi spiego, quelle canzoni malinconiche, di amori finiti, di storie tristi, di melodie dolcissime, facevano da sottofondo ai miei dialoghi con la ragazza più angelicata della storia nella relazione più coinvolgente che avessi mai provato! Una sorta di dolby sorround delle emozioni.
Una cosa che non auguro a nessuno.

Non pago di questo, il destino volle che anche Ramona, da bambina avesse ascoltato quella stessa cassetta per via dei genitori.
Ricordo di una notte, verso ottobre, ad ascoltare De Gregori con la macchina ferma in un parcheggio del mio paese di provincia. La pioggia scivolava piano sui vetri e lei disse: "Mi piace tanto questa canzone: è così triste".
Era "Buonanotte fiorellino", accidenti! Sarà possibile? "Buonanotte fiorellino"!
De gregori, tu volevi uccidermi già allora e io non me ne accorgevo neanche.

E' chiaro come andò a finire quella storia, non sto manco a dirvelo, ma so che con l'arrivo della macchina nuova, un anno dopo, la piccola scatoletta con cui passavo a prendere Ramona fu condannata a morte tramite demolizione e la cassetta di De Gregori, spodestata dal suo piedistallo, finì nuovamente in qualche anfratto polveroso di casa, dove tuttora si trova dispersa.
A volte per evitare che Cartagine rinasca ci vuole una soluzione dura.
In seguito, e con un buon ritardo cominciai ad ascoltare anche gli altri dischi di De Gregori, dischi fantastici e tutto questo mentre i miei amici cadevano ad uno ad uno sotto i colpi di scure di amori idealizzati finiti male a causa del fottuto Francesco De Gregori.
E tuttavia, ancora non sapevo che i colpi peggiori me li avrebbe riservati in futuro...

CONTINUA

30.3.12

Sull'idealizzare




Questo post comincia con me che dico "Hey! Ma i tuoi occhi sono azzurri!". Anzi, a dire il vero questo post comincia con "Questo post comincia", ma in realtà io non sto scrivendo, sto pensando.
No, invece non è vero, sto girando un film e non è vero neanche questo. Sto pensando, sto solo pensando.
Ma non è vero neanche questo, in realtà sto scorreggiando.
No no, sto pensando.

Però è vero, le ho detto proprio così "Hey! ma i tuoi occhi sono azzurri!". Azzurri, non verdi.
Questo accade quando sei troppo accecato dalla passione da non riuscire neanche a renderti conto dell'aspetto di chi hai davanti.
Non gliel'ho detto, ma ci sono rimasto male. Gli occhi azzurri sono troppo standard, canonizzati, celebrati; quelli verdi mi sembravano molto più esclusivi.
E poi ormai mi ero abituato così e mica si può cambiare una passione amorosa in corso d'opera, così ho deciso che i suoi occhi rimanevano verdi, almeno nella versione ufficiale, poi chiaramente fuori dallo sguardo del governo, proliferano le più svariate informazioni segrete, tra cui appunto la nontizia degli occhi azzurri.

Ma questo non per parlare/pensare/filmare della donna dagli occhi verdi, che si può anche capire, mica esiste davvero, è un esempio, e poi ci si accorge di più particolari a vedere finalmente qualcuno di giorno, dopo averlo visto solamente di notte.
Prendiamo Angela, una ragazza vera stavolta, con cui son stato tanti anni fa.
La vedevo quasi sempre di notte, in discoteca, ed era sensuale, camuffata, bellissima.
Poi ogni tanto la vedevo di giorno e immancabilmente mi sembrava una coniglia. Una coniglietta, carina, tenera. Non una coniglietta di playboy, ma una vera coniglietta. Forse la versione cattolica di una coniglietta di playboy.
Era sempre bella, per carità, ma io la vedevo così. Forse è un problema mio. Forse dentro di me c'è un furry.

Mentre penso/pensavo a tutte queste cose, sono/ero stesso sul letto e dalla mia finestra canonicamente si vede la luna. "Chissà se ci andrò mai sulla luna, in futuro." - penso/pensavo- " Le scoperte scientifiche fanno avanzare il mondo a passi rapidissimi, a ritmi esponenziali. Magari andare sulla luna un giorno sarà una impresa turistica quanto andare all'altro capo del mondo".
Mi rendo conto poco dopo, che l'ipotesi di un mio sbarco sulla luna è improbabile quasi quanto quella di una mia visita in Pakistan, per fare un esempio. E non so quale delle due idee mi dia più fastidio, che non potrò mai vedere il futuro o che non vedrò mai tutto il presente.
E' senz'altro l'idea di volere la perfezione a fregarmi sempre.
Dopodichè mi sono addormentato e ho fatto un sogno che il mattino dopo ho collegato vagamente ai pensieri della sera prima. Lo riporto.

Lui si mantiene viaggiando nel tempo; ha questo dono ormai da 10 anni e aiuta i ricercatori universitari nello studio del passato e questo gli frutta un buonissimo stipendio all'università. Può portare con sè, in qualunque epoca del passato, chi vuole e quando vuole; dagli anni più recenti, alle epoche più remote.
Lei è una giovane ricercatrice e i due si sono conosciuti da qualche settimana ed ora si trovano fuori per un appuntamento. Lui l'ha portata sopra una collinetta nel 1066, poco prima dell'inizio della battaglia di Hastings e ora le dice: "Le storie d'amore, nella realtà sono sempre troppo normali, ma non dovremmo prendercela se non sono come quelle dei libri o dei film. Dio non è cattivo, è che probabilmente non ne ha mai vissuta una, e dunque non sa metterle in scena".
Lei risponde: "Beh, questa non è una storia normale. Guarda, ci troviamo nell'anno 1066, e ad occhio e croce siamo fuori posto di svariati secoli!"
I due si guardano negli occhi, si capiscono.

E poi mi sono svegliato. E questo è più o meno tutto.






27.3.12

LA STORIA DELL'OPPOSIZIONE IN ITALIA


Ieri in ufficio ho prestato attenzione al dialogo tra due impiegati, cinquantenni e padri di famiglia.

E.B.:Ieri mi ha chiamato mio figlio con skype dalla gita di classe a Barcellona ed aveva gli occhiali da sole nonostante fosse sera! Quel disgraziato... 
A.G.: Ma come?
E.B.: E infatti gli ho chiesto cosa ci facesse con quegli occhiali! E lui poi ha confessato che se li era messi perché aveva bevuto una birra e voleva nascondere gli occhi lucidi. 
A.G.: Certo che i giovani d'oggi sono veramente tonti, noi alla loro età eravamo più smaliziati!

(risate e consenso collettivo)

Io, lì per lì, un po’ affabulato dal racconto, ho parteggiato per il sagace padre di famiglia pensando a quanto fosse stato maldestro il tentativo di mascherare la sbevazzata da parte del giovane. Poi la sera, prima di uscire con gli amici, penso brevemente al simpatico episodio e subito realizzo: aspetta un attimo! Ma una birra non lascia mica gli occhi rossi, a meno che tu non la beva con le palpebre! Vuoi vedere che il nostro goffo giovane si è fumato uno spinello a Barcellona coi suoi compagni di classe (evento tutto sommato possibile) e l’ha data ad intendere così al padre, il quale, distratto dagli occhiali da sole e dalla sua auto-compiacenza investigativa non ha nemmeno ipotizzato la canna?!?!

Ecco, non voglio stare a fare ardite metafore o trasposizioni politiche di questo fatto... ma il padre vota PD.

23.3.12

Chasing Amy



Da allora Bob passa ogni giorno in cerca di Amy.
Da allora io passo ogni giorno a dirmi che in fondo, sarebbe anche giusto che ogni tanto fosse Amy a cercare Bob.
Bob parla poco, e quando lo fa non dice cazzate. Sicuramente sa affrontare le incertezze meglio di me.
C'è modo e modo di valutare i rimpianti.
Amy non è solo l'affetto che vola via. Amy rappresenta le occasioni perse, i film sbiaditi, i ricordi lontani che a volte riaffiorano.
Amy è il rimpianto che ti attanaglia proprio quando pensavi di avercela fatta.

Ma è bello così in un certo senso. Puoi giocare a ignorare le voci farfugliate dal vento, puoi continuare a girarti dall'altra parte per non sentirle..poi ci pensa Bob a ricordartele.
Sono passati due anni dall'ultima volta che ho visto Clerks. Meglio non pensare alle elucubrazioni che potrebbe attivarmi una nuova, ennesima visione.
Almeno lì Bob tace.

18.3.12

Nagasaki d'Italia


Un massacro.
E' stato un massacro, e non è ancora finito.
L'amianto se n'è mangiati tanti qua da noi. Questa è solo un'altra storia da un'Italia che rimane sempre lì, sospesa nell'aria, spesso invisibile, ma che non smette di ammazzare. Italia puttana dei potenti, che basta aver soldi e pochi scrupoli per comprarsela per una notte e poi lasciare che siano gli altri a creparci assieme.

Alla Eternit in 2.191 sono morti per aver lavorato con l'amianto. Molti altri solo per esserci nati vicino. Una linea trasversale che unisce tutta l'Italia, dal Piemonte alla Puglia. Un po' di giustizia è stata fatta, ma non per questo la polvere smette di ammazzare.

Si chiama Marco Giorcelli una delle ultime vittime. Era direttore de Il Monferrato, quotidiano locale del Casale da cui prende il nome. E' morto giovedì. Tanto si potrebbe dire, ma probabilmente sarebbe superfluo, quando già ci sono le parole che ha scritto lui:
Mesotelioma maligno epiteliomorfo. Il verdetto sta lì, in tre parole. Con la terza - mi hanno spiegato - che sa di speranza, perché indica la forma meno aggressiva di questo tumore. Il tumore dell’amianto. Quella che meglio si può provare a combattere, con maggiori speranze di sopravvivenza. E io ci proverò.
Ma quelle tre parole, così nitide su un referto medico che non ha bisogno di aggiungere troppe spiegazioni, da martedì 25 gennaio sono la mia stella di David, il segno di una diversità - chiamiamola malattia - che dentro di me ha cambiato tutto.
Fino alla vigilia di Natale, un mese prima, ho lavorato e vissuto a testa bassa: con frenesia, fretta, con la passionaccia benedetta e maledetta di un lavoro che ti tiene incollato in redazione anche 14 ore al giorno.
Poi, proprio alla sera della vigilia, una tosse insistente ha fatto suonare il primo campanello. Un’influenza banale, solo un po’ insistente, come quella che va di moda quest’anno? Il prossimo anno sarà meglio fare il vaccino?
No, non era influenza. E il vaccino giusto ancora non esiste. Mesotelioma pleurico. È quello che si è portato via prima centinaia di lavoratori dell’Eternit, poi centinaia di cittadini, di età diverse. «Esposizione di tipo ambientale», conclude l’oncologa. Certo. Mica ho lavorato mai l’amianto. Ma a Casale Monferrato, questa città sfortunata, devastata, che però non posso certo smettere di amare, ci ho vissuto sempre.

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