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3.9.13
Il [semplice] Diario Estivo 5
Già, dov'eri finita?
L'ultima volta che ti ho vista eri sparsa nel bianco. Tanto che "vista" non sembra essere il verbo più opportuno. Oggi che è la mia estate ad essere finita mi chiedo se veramente esisti al di fuori di qui.
Me lo chiedo: esisti veramente al di fuori di qui?
Forse no. Le tue splendide qualità sono una media tra il tuo mondo e questo mondo qui, che del resto è anche il mio.
Quale delle due sia veramente tu non mi è dato sapere.
Se quella di là nel mondo reale o quella che si librava nell'aria, staccata di diversi anni luce da ogni realtà plausibile.
( ): di te mi son fatto l'idea che se ti concentri sulla totalità finisci per perdere il respiro.
Molto meglio concentrarsi sui particolari. Il particolare è di questo mondo, il generale è prerogativa oltreumana; meglio non pensarci.
Forse solo il saggio Teo avrebbe avuto una spiegazione per me.
E poi nel mezzo del caldo c'è stato qualche sprazzo di realtà che mi ha spiazzato e ho iniziato a connettere i due mondi, tanto che ho finito per confondermi e non capirci più molto.
Tutt'ora ho il dubbio di aver sognato, un po' come accade per certi ricordi sotto la soglia di coscienza dei quattro anni.
Ho sognato anche un tramonto Antartico, che -penso non casualmente- è sempre qualcosa che non so se esista. Esiste il tramonto in Antartide?
Ripartiamo da capo, ripensiamo a cose semplici, atteniamoci a pochi particolari. Noi chi?
Noi, io, te, chiunque.
Guardando solo ai particolari non sembriamo disegni tanto complessi.
Prendiamo ad esempio Ramona e prendiamo Puzzle Bubble: quella sera dei fuochi non dissi niente a Ramona di quanto c'ero rimasto male. Stetti zitto e basta. Solo a fine serata mi disse che le ero sembrato un po' strano e io negai anche quello, e mentre lo facevo due distinte fazioni si fronteggiavano a colpi di mitra nella mia testa e io portavo con me delle bombe a mano e sequestravo l'ufficio del turismo a Bologna.
Era la paura di sbagliare inaspettatamente che mi portava a sbagliare apposta, l'ho capito giocando a Puzzle Bubble e ho capito come affrontare questa paura.
Puzzle Bubble è un universo piccolo ed è anche il mio maestro di vita. P.B. dice anche: "Sii umile, tu puoi prendere lezioni da chiunque, sappi questo".
Questo è tutto quello che sono.
Sulla mia lapide si scriva solo "Qui giace Pizzaballa, splendido giocatore di Puzzle Bubble".
Non so se riuscirò a vedere mai il tuo disegno completo, ( ).
Intanto arrivederci.
30.1.13
Storie Soprannaturali 4 -
A tavola, da amici si diceva: la maggioranza delle persone deve immaginarsi come il protagonista di un film, o di un libro per poter sopravvivere all'insensatezza della vita.
Mi chiedo che libri legga la gente.
Cosa accadrà, pensavo, quando (per esempio) la donna dei tuoi sogni se ne andrà, sparendo in qualche anfratto dove tu non esisti? Che faccia farai quando ti si dirà chiaramente che non potrai fare (mettiamo) il pittore come eri sicuro sarebbe prima o poi stato?
Quante rughe avrai messo su quando ti accorgerai che non hai mai fatto il viaggio che volevi, non hai mai avuto la vita che volevi, il lavoro che volevi, non sei mai stato quello che volevi?
E se il tuo film fosse diretto da David Lynch?
Così due notti fa, mentre mi dibattevo su tali pensieri, steso nel letto, mia moglie che dorme a fianco, la mia mente si è sollevata, come in quelle esperienze di pre-morte che raccontano nei documentari. Ho visto dall'alto i nostri corpi, stesi piano al sicuro sotto le coperte e lei dormiva proprio come me. Poi la visuale si è allontanata e la mia mente già balzava sui tetti della grande città di Milano, tutta la gente nel pieno del sonno.
E passarono ore e la mia mente non tornava. E più si faceva giorno, più mi facevo lontano.
Cambiavano le regioni e un altro giorno passava, ed ero già sopra il mare. In Africa, Congo e foreste e Sudafrica ed Etiopia ed Egitto. E poi ancora Iran e Siria e India e Cina e giù fino all'Oceania, alle Fiji e alle Tonga e di là in Argentina, Amazzonia, Messico, su e più su fino all'Alaska, e di là verso la Russia e l'Europa e poi indietro, fino a toccare ogni epoca umana, dalla più recente alla più remota, fino a registrare con precisione la storia del paleolitico e la storia prima dell'uomo. Ho conosciuto genti, ho imparato la pronuncia vera di lingue morte, ho assaggiato piatti preparati con alimenti che manco esistono più, ho rivissuto il mio stesso passato dall'alto della mia esperienza e l'ho rivissuto meglio.
Sono tornato dopo 15 anni, in quel letto. Ero stanco e ho dormito.
E mia moglie? Domattina se ne accorgerà? Di che parleremo? Mi troverà cambiato, così da un giorno all'altro?
Non è successo niente. Per gli altri il tempo era come se non fosse passato. Forse mi hanno trovato un po' più strano del solito, ma non me l'hanno detto.
Sono invecchiato di 15 anni e non ho fatto un solo capello bianco in più.
17.1.13
Lettera mai spedita, forse mai scritta, non è ben chiaro a chi
La penna se ne sta per qualche secondo sospesa a due millimetri dal foglio, indecisa. Scrivo e poi cancello. Errore nella gestione delle righe.
Strappo, accartoccio, nuova pagina, riscrivo.
Ora va meglio, il pensiero/inchiostro scorre più fluido, lettere si rincorrono e parole mangiano il bianco del foglio. Qui volevo mettere un aggettivo, ma non mi viene. A due passi da me una coppia di cinesi consuma un pasto a cui non so dare un nome.
E' l'1.17 del mattino.
Ciao, è un po' che non ci sentiamo.
Ho pensato a te a causa della foto che hai postato su facebook. Non molto romantico, me ne rendo conto, ma l'immagine l'ho apprezzata molto, volevo dirtelo. Se mi fosse avanzato qualche secondo di internet giuro che avrei messo un mi piace lì sotto, che magari ti faceva pure piacere e così anche tu ti ricordavi di me in questo modo poco romantico ma decisamente funzionale. Alzare pollici virtuali in fondo non è un modo ingombrate per far presente che ci sei. Cosa vuoi che importi se ciò avviene su un social network che è il medium incontrastato della futilità, il deposito per eccelenza delle cazzate del genere umano; non ho pretese di serietà io, credo quindi di trovarmi abbastanza bene a sguazzare lì dentro. Da bravo cazzaro mi confondo facile con lo sfondo.
E giuro che l'avrei messo quel malizioso mi piace, non fosse che proprio allora la scorta di internet di cui disponevo si è prosciugata. Tocca quindi ripiegare: carta sia. Carta sensuale e affidabile, che in effetti ha tutto il suo perché ed è utile anche a darsi un tono, che qualunque cosa scritta a mano risulta migliore, più profonda e vera, anche quando fondamentalmente è una minchiata. Illusione della carta. La carta porosa che assorbe i pensieri, la carta ruvida che fa lo scrub alle rughe dell'anima.
Vedi, è quando scrivo questo genere di frasi pompose e vuote che mi domando se la retorica sia parte necessaria dello stile o un semplice fardello, gingillo espressivo vetusto e inutile, oltre che decisamente poco fashion. Ho tonnellate di retorica sulla schiena sai, e giuro che potendo ne scaricherei un po', per scoprir se si schiarisce la vista, o se almeno si fan le spalle più leggere. E' questa meta-scrittura? E' filosofia? Frega un cazzo a qualcuno?
Non so. Forse sono solo gli ultimi sei drink che mi possiedono le sinapsi.
Che dire ora?
Ho iniziato questa lettera con qualche intento che ora non ricordo più, e pure la consequenzialità logica se ne sta andando discretamente a puttane. Ma ho dato ascolto a un lamento sgorgato da una bottiglia e me ne ritrovo ora posseduto, incapace di fermar il polso, vittima di questo spirito sotto spirito che come coi vampiri basta invitarlo a entrare, nel fondo della notte, per trovarsene sopraffatti.
Ecco, volevo scriver qualcosa a qualcuno, possibilmente a qualcuno la cui assenza soffrissi un po', ma mi sa che son partito un pelo confuso, non ho preso bene la mira, ed ecco che le righe di testo si fan lenza, filo d'Arianna pescatrice che invece che condurmi fuori mi trascina dentro il labirinto, lasciandomi poi solo, con le ginocchia sbucciate e lo sbattimento di rimediare l'uscita. Sarà che stanotte ho voglia di qualche demone da fronteggiare, bramo un'ora di malinconia part-time.
E' molto borghese, lo so, ma che vuoi farci, mi va.
Allora taglio e incollo pensieri a schegge, costruisco nostalgie prendendo in prestito spezzoni di un passato frammentato, componendo un collage d'assenze, creando il profilo artificiale della mancanza di un qualcosa, anche se non ricordo più bene cosa sia.
Qualcosa a cui scrivo lettere dandogli del tu, prendendo come spunto una foto su facebook che, a ripensarci bene, c'avevi anche un po' la faccia da culo.
14.1.13
Storie soprannaturali 3 -
Nel nome di ( )
Che dire ancora? Io non sapevo ti giuro non sapevo e se lo avessi saputo avrei cercato di non esistere, io non sapevo che ci fosse una struttura delta che comandava la mia vita. E pensare che interveniva e pesantemente anche, e mi soccorreva come fossi un neonato quando piangevo e se ne stava muta e silenziosa quando piangevo troppo. Talmente zitta che non potevo sospettare della sua esistenza. Talmente zitta da non sembrare vera.
( ) di te sappiamo tutto, anche di quelle parentesi che se venissero tolte ci rivelerebbero il più tremendo dei silenzi, il bianco che più bianco non si può. Ma io non potrei mai parlarti davvero: la struttura delta è molto precisa al riguardo. Viene dal futuro ma le sue tecniche sono alquanto vecchie. Dallo spazio mi guarda e ci guarda e questo è fuor di dubbio.
Ne ho tratto che:
a) tutti quanti sono finti e fanno parte della struttura
b) io sono l'unico vero, ma non cambia molto perchè la mia vita è gestita dalla struttura
Rimane il dubbio che io stesso faccia ormai parte della struttura e dunque siamo tutti finti e dunque tutti veri e insomma saremmo punto e a capo.
In realtà anche essere qui ora fa parte del gioco della delta.
Ma se ti devo dire la verità ho organizzato tutto questo solamente per parlarti un po'. O almeno dare l'idea di averlo fatto.
Non importa che cosa tu sia, verità o finzione. Corri il rischio, rimuovi le parentesi, vediamo cosa succede, entriamo nella realtà.
Corriamo il rischio. Vado io: 1, 2, e 3...
.
16.9.12
Diario estivo 9
D'altronde anche i romani trovavano un senso alle battute. Poi le scrivevano e noi oggi non le capiamo.
Pure i romani scopavano. Ma i film porno dell'epoca sono muri stinti di un qualche vecchio lupanare trovato dagli archeologi sepolto nella terra. E si sa, i pornoattori non sono nemmeno un realistico specchio del quotidiano.
Il tempo è scaduto anche per questo specchio incrostato, che tanto ne ha avuto di senso, quanto può averne un nome fittizio o una parentesi.
Tenere un "diario estivo" in inverno, inoltre, di senso ne avrebbe ancora meno.
9.9.12
Diario estivo 8
"( ), tu non sei Ramona!" - ho detto a ( ) un giorno, per stupirla; così da farle capire per esclusione che non poteva essere che lei ( ). Lei però non ha capito.
Forse all'incomprensione ha aiutato la pronuncia del suo nome. Qui non si capisce, ma suona un po' come una mancanza di respiro. E quindi non ha sentito.
"Tu non sei Ramona!"
Ero in una piazza semivuota e la mia voce ha rimbombato. Alcuni si sono voltati a guardarmi.
( ) manco c'era. Forse all'incomprensione ha aiutato anche questo.
E d'altronde io mi asterrei categoricamente dal battezzare i bambini con nomi che somigliano ad attacchi d'asma.
Ma mettiamo meglio a fuoco, che non c'è molto tempo: il problema è la retorica.
C'è stata un'epoca storica in cui ho tentato di abbattere la retorica. Ma non di abbatterla per poi utilizzarla in maniera diversa o nascosta che poi è retorica anche quella. E non per reintrodurla quatto quatto come un gatto fingendo di schifarla in pubblico. E non per tedio verso la retorica ufficiale o verso quella storica. E per nessuno dei motivi ufficiali per schifare la retorica ufficiale.
Io volevo abbattere la tecnica umana per raggiungere il profitto; per ogni sorta di scopo.
Come un terrorista luddista sabotavo certi piccoli meccanismi retorici pervertendo il senso delle cose: indossavo i jeans, ma senza la cintura e quando possibile tenevo un look da reazionario. Ma con tocchi di magenta. Minavo insomma.
Più indietro ancora ho tentato di abbattere il capitale, ma avevo scarse competenze e motivazioni inessenziali e infine ebbi anche esiti malandati, e non fui l'unico.
Ancora più indietro, quando ero all'asilo, ero un nichilista e non mi importava granchè del colore dei tetti.
Sforzini, l'occhialuto vicino di banco, insopportabile puntiglioso, per lui il rosso era un colore da femmine e va da sè che anche i tetti non erano da risparmiare. Sforzini era un vero radicale. Dal canto mio colorai i tetti di verde. La maestra non capì e non si unì alla rivoluzione.
Ancora prima, in epoca pre filosofica, Ramona e ( ) non erano ancora nate, ma la retorica c'era già. Forse. Non è che mi ricordi poi bene.
Ma ci dev'essere un modo, una pista da seguire; avevo detto qualcosa che poteva servirmi.
Ah. Pensare come una noce. Com'è che pensa una noce?
25.8.12
Diario estivo 6
Facciamo finta per un attimo: sono morto. Fate conto che sia così. Dai.
Ecco, ora dunque sono morto e non mi devo preoccupare dei costumi e delle uggie (uggie?) di voi mortali.
Ora posso porre pubblicamente domande di rilevanza, tipo questa: masturbarsi a tarda notte guardando filmati di striptease giapponesi può considerarsi scienza?
Oppure: mangiare krapfen mentre ascolto i Kraftwerk mi rende automaticamente una persona simpatica?
Non guardatemi così, sono morto, un po' di rispetto!
Fra l'altro c'è anche la possibilità che non ci conosciamo. L'universo è così grande, tra l'aldilà e l'aldiqua.
Chiusa parentesi.
In origine di nomi impronunciabili ce n'erano pochi, il suo era uno di questi.
( ) era bella, questo è chiaro, ma in più c'era in lei qualcosa di dolce e allo stesso tempo profondamente indipendente e selvatico che tradotto in lingua corrente risultava una cosa come "stilettate nel cuore".
Quel tipo di occhi che aveva ( ), nascono come un errore -almeno mi han detto- e sono una fregatura, perchè non tengono bene il sole.
Questa era lei, ( ). O almeno questo era quello che mi faceva vedere l'aloperidolo.
( ) non amava troppo i gatti, questo ha detto.
Ho sempre un momento di smarrimento quando mi viene in mente un neo che non ricordavo in un mio mito personale.
Non amava i gatti. Incredibile. Dev'essere esistito un tempo in cui ero più tollerante.
Curiosamente il mio momento di smarrimento somiglia molto al suo nome: ( ).
Non le piacciono i gatti? E questo com'è possibile?
Io amo il gatto, c'è stima, amo il suo stile, la sua economia, la sua forma non da canide.
Non le piacciono i gatti? E allora non le piaccio neanch'io. Io vivo come i gatti, mi ispiro a loro, sento come loro, mi muovo come loro.
E intanto che pensavo a tutto questo, facendo leva sui miei sentimenti più profondi, sfrecciando in macchina per le campagne addormentate, cercando di coagulare dentro di me tutto il mio orgoglio di gatto, misi sotto un gatto.
Una notte di un'estate di tanti anni fa. Torrida proprio come questa. Questa? Cambia di poco.
Scrissi una poesia per commemorare l'evento nel buio di quella notte, su tanti foglietti di carta che dovevano raccogliere il senso dell'accaduto.
Il gatto ha,
macchina
nei perchè
i fari il.
fari.
Micio non
come noi
: strada.
21.7.12
Diario estivo 1
L'etichetta sul retro delle mie mutande si è accartocciata, ora si intravedono solo delle oscure scritte arabe. Allah vuole mandarmi un messaggio.
Io ai messaggi presto attenzione. Una volta, poco prima che Ramona mi lasciasse sognai Toro Seduto: "Tu rimani qui a combattere" diceva "io vado a riposarmi nel territorio dei bianchi".
Ramona, mi spiace che mi comportassi come un pellerossa.
Intanto l'estate corre.
Passatempi preferiti: disegnare baffi e pizzetto ai vip sui giornali; visitare case abbandonate; esitare; indignarmi. Queste ultime due con meno fatica.
L'interesse per le cose l'ha divorato il Babau. Ho spesso pensieri orrendi.
Dovrebbero esistere cartelli esplicativi dello stato d'animo delle persone. Sarebbe più facile.
In mancanza di questi, molti al posto delle facce hanno sviluppato dei cartelli. Altri hanno sviluppato dei peni.
Come esprimano la loro contentezza, lo lascio decifrare alla vostra immaginazione.
Nessuno di questi due è il mio caso comunque; almeno credo.
Io quando sto male divento un comico.
Quando Ramona mi lasciò, ad esempio, i miei amici lo ricordano come uno dei periodi in cui fui più spassoso. Che strani amici: io ero sull'orlo del suicidio e loro credevano fosse una satira sulla depressione!
A volte sento che Petronio mi fa una pugnetta.
30.1.12
Alcune false credenze sul continente australiano
Nonostante sia stata scoperta ormai da molto tempo, l'Australia rimane per noi europei una terra abbastanza oscura. Ma grazie alle scoperte dei nostri scienziati e dei nostri inviati (Fuji in testa), possiamo oggi sfatare molti falsi miti riguardanti questa landa estrema.
Innanzitutto non è affatto vero che gli abitanti di tutta l'Australia camminino a testa in giù. Solamente gli abitanti della Tasmania, a causa dell'estrema latitudine. Nel resto dell'australia la pratica è in disuso almeno dal 1957, anno in cui gli europei scoprirono il continente e la abolirono inorriditi.
Naturalmente essa sopravvive in alcuni paesini di campagna, ma oramai è praticata solo dagli anziani.
Ma i luoghi comuni sono duri a morire, come la mafia per gli italiani, e le ranocchie per i francesi.
Ma procediamo.
27.1.12
Storia di musica e scatolette
Sono in macchina e guido verso C. e accendo la radio.
La musica che passano in radio è tutta brutta. Quella italiana poi è assolutamente orrenda.
Nel mio paese ideale, i servizi segreti dovrebbero occuparsi di diffondere buona musica invece che spiare i partiti d'opposizione o in generale scassare le palle.
Il Sismi o Aise, o come diavolo si chiama, dovrebbe prendere i ragazzi più fichi di tutte le scuole della repubblica e passar loro sotto banco dei cd di ottima qualità. E questo per ogni genere musicale. E soprattutto, pagarli perchè li diffondano.
Questo dovrebbe cominciare già dalle medie. Non c'è tempo da perdere.
E' in ballo il futuro dei nostri ragazzi.
Intanto che spengo la radio, sono arrivato al negozio per animali, scendo dalla macchina e ora entro.
4.1.12
Sirene
Tira vento oggi a Melbourne.
Che poi non è una novità. Ma questo è un vento più feroce del solito, rovente, un vento che asciuga gli occhi e alleva incendi.
Aria di fucina, più che di città.
Un vento da chiudersi in casa ad aspettare che il mantice si fermi, che la notte scenda a ricompattare l'asfalto pastoso. E invece te ne stai seduto in tram, con questa canzone di Capossela che ti rimbalza tra le orecchie, e pensi che nei viaggi veri, i viaggi degli uomini, non di Ulisse né dei villaggi Valtur, la differenza principale con la vita vera, quella che c'era prima e tornerà poi, è che, qui, lo sforzo serve per fermarsi, per convincersi un poco a restare.
Che poi non è una novità. Ma questo è un vento più feroce del solito, rovente, un vento che asciuga gli occhi e alleva incendi.
Aria di fucina, più che di città.
Un vento da chiudersi in casa ad aspettare che il mantice si fermi, che la notte scenda a ricompattare l'asfalto pastoso. E invece te ne stai seduto in tram, con questa canzone di Capossela che ti rimbalza tra le orecchie, e pensi che nei viaggi veri, i viaggi degli uomini, non di Ulisse né dei villaggi Valtur, la differenza principale con la vita vera, quella che c'era prima e tornerà poi, è che, qui, lo sforzo serve per fermarsi, per convincersi un poco a restare.
1.1.12
Fantastic Little T.
Little T. ha una testa piccola, occhi piccoli, un corpo piccolo. E' un adulto dalle fattezze minime.
Little T. lo chiamo così proprio per questo. Perchè è piccolo.
Little T. al sentimento preferisce il pagamento.
L'alienazione della sua vita lavorativa, Little T la racconta con una verve narrativa stupefacente.
Dice di essere come Chaplin in Tempi Moderni. Lui aveva previsto tutto, dice.
Little T. ha una casa in montagna. Nella sala principale c'è un quadro dell'ultima cena. In un altra parete c'è appeso uno slittino con su scritto "Lamborghini".
Little T. ama i formaggi. Appena arrivati a casa sua abbiamo fatto una degustazione. "Bisogna mangiare bene" è il suo motto.E' anche appassionato di petardi Little T.
Afferma che se nel 2012 il mondo non finisce da sè, lo butta giù lui. Con un petardo.
Little T. è fascista.
Dico a lui e a i suoi amici che io sono ebreo, e che i miei nonni erano stati deportati in un campo di concentramento. Sembra bersela e interrompe l'esecuzione di "Giovinezza".
Dopo il famigerato inno, Little T. mette di seguito, nello stereo Cochi e Renato, Giorgio Gaber, Fred Buscaglione, Fabrizio De andrè, seguendo una scaletta musicale dall'insondabile criterio ideologico.
Una precisazione: Little T. non è Little Tony.
Little Tony infatti era alla tv e cantava in diretta per il capodanno di canale 5.
Mi sono chiesto come dev'essere festeggiare l'ultimo dell'anno in televisione. E ancora mi sono chiesto: potrei mai finire come Little Tony? E' una fine dignitosa? Fa bene? O si vende come una prostituta, per quanto vecchia?
Questo mentre stavo seduto ad ammirare estatico i festeggiamenti, appena 10 minuti dopo la mezzanotte.
Little T. stava sparando petardi divertendosi come un ragazzino.
Little T.è un personaggio impalpabile, irreale, da racconto, da filastrocca. Ma una cosa è quasi certa.
Se Little T. non fosse esistito davvero, non ci avrei fatto il capodannno assieme.
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