30.1.13

Storie Soprannaturali 4 -



A tavola, da amici si diceva: la maggioranza delle persone deve immaginarsi come il protagonista di un film, o di un libro per poter sopravvivere all'insensatezza della vita.
Mi chiedo che libri legga la gente.
Cosa accadrà, pensavo, quando (per esempio) la donna dei tuoi sogni se ne andrà, sparendo in qualche anfratto dove tu non esisti? Che faccia farai quando ti si dirà chiaramente che non potrai fare (mettiamo) il pittore come eri sicuro sarebbe prima o poi stato?
Quante rughe avrai messo su quando ti accorgerai che non hai mai fatto il viaggio che volevi, non hai mai avuto la vita che volevi, il lavoro che volevi, non sei mai stato quello che volevi?
E se il tuo film fosse diretto da David Lynch?

Così due notti fa, mentre mi dibattevo su tali pensieri, steso nel letto, mia moglie che dorme a fianco, la mia mente si è sollevata, come in quelle esperienze di pre-morte che raccontano nei documentari. Ho visto dall'alto i nostri corpi, stesi piano al sicuro sotto le coperte e lei dormiva proprio come me. Poi la visuale si è allontanata e la mia mente già balzava sui tetti della grande città di Milano, tutta la gente nel pieno del sonno.
E passarono ore e la mia mente non tornava. E più si faceva giorno, più mi facevo lontano.
Cambiavano le regioni e un altro giorno passava, ed ero già sopra il mare. In Africa, Congo e foreste e Sudafrica ed Etiopia ed Egitto. E poi ancora Iran e Siria e India e Cina e giù fino all'Oceania, alle Fiji e alle Tonga e di là in Argentina, Amazzonia, Messico, su e più su fino all'Alaska, e di là verso la Russia e l'Europa e poi indietro, fino a toccare ogni epoca umana, dalla più recente alla più remota, fino a registrare con precisione la storia del paleolitico e la storia prima dell'uomo. Ho conosciuto genti, ho imparato la pronuncia vera di lingue morte, ho assaggiato piatti preparati con alimenti che manco esistono più, ho rivissuto il mio stesso passato dall'alto della mia esperienza e l'ho rivissuto meglio.
Sono tornato dopo 15 anni, in quel letto. Ero stanco e ho dormito.
E mia moglie? Domattina se ne accorgerà? Di che parleremo? Mi troverà cambiato, così da un giorno all'altro?

Non è successo niente. Per gli altri il tempo era come se non fosse passato. Forse mi hanno trovato un po' più strano del solito, ma non me l'hanno detto.
Sono invecchiato di 15 anni e non ho fatto un solo capello bianco in più.


17.1.13

Lettera mai spedita, forse mai scritta, non è ben chiaro a chi


La penna se ne sta per qualche secondo sospesa a due millimetri dal foglio, indecisa. Scrivo e poi cancello. Errore nella gestione delle righe.
Strappo, accartoccio, nuova pagina, riscrivo.
Ora va meglio, il pensiero/inchiostro scorre più fluido, lettere si rincorrono e parole mangiano il bianco del foglio. Qui volevo mettere un aggettivo, ma non mi viene. A due passi da me una coppia di cinesi consuma un pasto a cui non so dare un nome.
E' l'1.17 del mattino.

Ciao, è un po' che non ci sentiamo.
Ho pensato a te a causa della foto che hai postato su facebook. Non molto romantico, me ne rendo conto, ma l'immagine l'ho apprezzata molto, volevo dirtelo. Se mi fosse avanzato qualche secondo di internet giuro che avrei messo un mi piace lì sotto, che magari ti faceva pure piacere e così anche tu ti ricordavi di me in questo modo poco romantico ma decisamente funzionale. Alzare pollici virtuali in fondo non è un modo ingombrate per far presente che ci sei. Cosa vuoi che importi se ciò avviene su un social network che è il medium incontrastato della futilità, il deposito per eccelenza delle cazzate del genere umano; non ho pretese di serietà io, credo quindi di trovarmi abbastanza bene a sguazzare lì dentro. Da bravo cazzaro mi confondo facile con lo sfondo.

E giuro che l'avrei messo quel malizioso mi piace, non fosse che proprio allora la scorta di internet di cui disponevo si è prosciugata. Tocca quindi ripiegare: carta sia. Carta sensuale e affidabile, che in effetti ha tutto il suo perché ed è utile anche a darsi un tono, che qualunque cosa scritta a mano risulta migliore, più profonda e vera, anche quando fondamentalmente è una minchiata. Illusione della carta. La carta porosa che assorbe i pensieri, la carta ruvida che fa lo scrub alle rughe dell'anima.
Vedi, è quando scrivo questo genere di frasi pompose e vuote che mi domando se la retorica sia parte necessaria dello stile o un semplice fardello, gingillo espressivo vetusto e inutile, oltre che decisamente poco fashion. Ho tonnellate di retorica sulla schiena sai, e giuro che potendo ne scaricherei un po', per scoprir se si schiarisce la vista, o se almeno si fan le spalle più leggere. E' questa meta-scrittura? E' filosofia? Frega un cazzo a qualcuno?
Non so. Forse sono solo gli ultimi sei drink che mi possiedono le sinapsi.

Che dire ora?
Ho iniziato questa lettera con qualche intento che ora non ricordo più, e pure la consequenzialità logica se ne sta andando discretamente a puttane. Ma ho dato ascolto a un lamento sgorgato da una bottiglia e me ne ritrovo ora posseduto, incapace di fermar il polso, vittima di questo spirito sotto spirito che come coi vampiri basta invitarlo a entrare, nel fondo della notte, per trovarsene sopraffatti.
Ecco, volevo scriver qualcosa a qualcuno, possibilmente a qualcuno la cui assenza soffrissi un po', ma mi sa che son partito un pelo confuso, non ho preso bene la mira, ed ecco che le righe di testo si fan lenza, filo d'Arianna pescatrice che invece che condurmi fuori mi trascina dentro il labirinto, lasciandomi poi solo, con le ginocchia sbucciate e lo sbattimento di rimediare l'uscita. Sarà che stanotte ho voglia di qualche demone da fronteggiare, bramo un'ora di malinconia part-time.
E' molto borghese, lo so, ma che vuoi farci, mi va.
Allora taglio e incollo pensieri a schegge, costruisco nostalgie prendendo in prestito spezzoni di un passato frammentato, componendo un collage d'assenze, creando il profilo artificiale della mancanza di un qualcosa, anche se non ricordo più bene cosa sia.
Qualcosa a cui scrivo lettere dandogli del tu, prendendo come spunto una foto su facebook che, a ripensarci bene, c'avevi anche un po' la faccia da culo.

14.1.13

Storie soprannaturali 3 -




Nel nome di (    )

Che dire ancora? Io non sapevo ti giuro non sapevo e se lo avessi saputo avrei cercato di non esistere, io non sapevo che ci fosse una struttura delta che comandava la mia vita. E pensare che interveniva e pesantemente anche, e mi soccorreva come fossi un neonato quando piangevo e se ne stava muta e silenziosa quando piangevo troppo. Talmente zitta che non potevo sospettare della sua esistenza. Talmente zitta da non sembrare vera.

(    ) di te sappiamo tutto, anche di quelle parentesi che se venissero tolte ci rivelerebbero il più tremendo dei silenzi, il bianco che più bianco non si può. Ma io non potrei mai parlarti davvero: la struttura delta è molto precisa al riguardo. Viene dal futuro ma le sue tecniche sono alquanto vecchie. Dallo spazio mi guarda e ci guarda e questo è fuor di dubbio.
Ne ho tratto che:

a) tutti quanti sono finti e fanno parte della struttura
b) io sono l'unico vero, ma non cambia molto perchè la mia vita è gestita dalla struttura

Rimane il dubbio che io stesso faccia ormai parte della struttura e dunque siamo tutti finti e dunque tutti veri e insomma saremmo punto e a capo.
In realtà anche essere qui ora fa parte del gioco della delta.
Ma se ti devo dire la verità ho organizzato tutto questo solamente per parlarti un po'. O almeno dare l'idea di averlo fatto.

Non importa che cosa tu sia, verità o finzione. Corri il rischio, rimuovi le parentesi, vediamo cosa succede, entriamo nella realtà.
Corriamo il rischio. Vado io: 1, 2, e 3...












.

9.1.13

Malcelata Ostilità

La vasella era per il tatuaggio, il cetriolo per sfamarmi.  Eppure la gente in fila alla cassa mi guardava malissimo.

Persone infelici, pensai. Uscii e mi diressi verso il bar.  Mi trovai attorniato da una fauna bizzarra.  Era come nel mio sogno preferito, solo che qui la gente era vestita.
Cercai di mimetizzarmi tra gli avventori della bettola, l'ultima cosa che volevo era essere al centro dell'attenzione. Per cui mi sbarazzai del cetriolo.
Tutti bevevano la propria bevanda, e, chi casualmente incappava nel mio sguardo, mi sorrideva.  Ho sempre odiato la cordialità ostentata, i sorrisi elargiti a mò di quieto vivere.
Quando la ragazza carina che avevo iniziato ad osservare da qualche minuto con un certo interesse starnutì nel suo tramezzino e, immediatamente dopo, lo deglutì in un sol boccone, lembo di tovagliolo compreso, realizzai che era arrivata l'ora di levare le tende.  Prima di varcare l'uscio, scorsi con la coda dell'occhio la suddetta fanciulla che, con malriuscita nonchalance, si precipitò ad afferrare il cetriolo abbandonato.
A quanto pare, parte dei sorrisi non erano destinati a me.  Rivalutai il quieto vivere.

Non mi sentivo troppo bene, appena entrato in casa raggiunsi rapidamente il bagno.
Il malessere era così elevato ed esteso che non sapevo quale orifizio rivolgere verso la tazza.
Nulla che lo sciacquone non fosse in grado di spedire facilmente nel sistema fognario cittadino, comunque.
Prima di addormentarmi riflettei sul fatto che questa ostilità verso il mondo intero, prima o poi, avrebbe finito per uccidermi.
Cazzate.

5.1.13

Storie soprannaturali - 2



[Stacchetto musicale stupido]
Alla  fine di un breve applauso l'uomo della trasmissione riattaccò col monologo.
"C'è da dire che se dovesse scoppiare un'apocalisse zombie, non sarebbe più come quelle di una volta... [rumori comici e risate del pubblico]. Pare infatti che gli additivi e i conservanti delle cose che mangiamo impediscano ai cadaveri di decomporsi, facendo sì che questi si mummifichino!"
Il conduttore si volta verso la marionetta di scimmia fucsia, mascotte del programma: "Hai capito Carmelino che ti fanno quelle merendine?". Carmelino si volta gommosamente e con voce esageratamente stridula risponde: "Certo, l'eventualità di un'apocalisse zombie è un pochiiino remota!" e detto questo partì con un risolino che avrebbe fatto scattare immediatamente l'applauso del pubblico se da dietro lo studio non fosse salito un boato che sommergendo tutti gli ospiti, spaccò i vetri delle telecamere e spense le luci della trasmissione.

B. guardò A. con sguardo inespressivo. Fissandola per pochi secondi negli occhi, aveva capito che non amava questa donna, che non la conosceva e che a conti fatti non provava alcun sentimento per lei.
Se B. avesse avuto maggiori capacità speculative avrebbe capito che non provava più sentimenti in generale e che neanche A. ne provava. Non avendo queste capacità, B si incamminò e basta. E A. dietro di lui. E gli altri tizi anche.
Beh, che c'è ancora da dire? La vita di uno zombie è terribilmente monotona.

Giovanni si alzò di buon mattino, uscì in cortile e quando vide all'orizzonte un'orda di curatissimi signori venire nella sua direzione non seppe che pensare, non capì e ben presto fu parte dell'orda.
Povero cugino Giovanni, assalito da migliaia di esseri totalmente indifferenti l'uno ai destini dell'altro che si muovono allo stesso modo e fanno le stesse cose. Come poteva capire?

I distinti signori presero ben presto possesso di tutto, sempre a causa dello stesso equivoco. Mi vien da pensare che forse le orde di zombie descritte in passato erano più chiare; almeno capivi da che parte stare. Quando li vidi passare io, si divorarono il mio vicino di casa. Capii e partii.

Me la sono cavata; ora sto in un posto isolato, di quello che è successo dopo non so dirvi.
Anzi, se qualcuno ha notizie, mi si faccia sapere.

2.1.13

Storie soprannaturali 1 -



La situazione o quello che è comincia con un sorriso allo specchio che faccio a me stesso.

Gi zigomi seguono il corso degli eventi, il sorriso si allarga e man mano che si allarga, la faccia si tira e si allarga e gli angoli della bocca si tendono e poi si tendono ancora e si tendono fino allo stremo, la bocca comincia a sciogliersi, il labbro inferiore si storce, il sorriso comincia a somigliare a un.. boh, benevolmente la potremmo chiamare una smorfia?
Il labbro inferiore pende (non potrebbe fare altrimenti) gli occhi si piegano, la faccia raggiunge il massimo possibile di espansione longitudinale e quando il tutto raggiunge il limite STRAP. SCRASH. SPLASH.
E' successo così ed è per questo che oggi mi aggiro per le strade natalizie e non possiedo più una faccia. Non saprei dirvi cosa sia rimasto al suo posto. Prima della ricostruzione la gente lo descriveva come un grande vuoto.
Poi è arrivata la passione per la pittura ed io, i miei vicini e tutti gli inquilini del palazzo ci siamo messi d'impegno e abbiamo imparato l'arte della tempera e dell'olio, che quando c'è un vuoto risulta sempre molto utile. Abbiamo imparato a fare trompe l'oeil, io e tutto il palazzo e i miei parenti anche.
Non so quante mosche abbiamo provato a disegnare sui muri prima di passare alla mia faccia.
Quando alla fine dipinsero il mio volto furono in tanti a complimentarsi.
Ora quella faccia buffa non piace più neanche ai bambini, anche perchè, come dicevo ormai non ho più una faccia. Neanche quella dipinta.
Ma vi giuro che mi impegno, e mi impegno davvero e per l'anno nuovo dipingerò sopra a questa brodaglia di cera e di biacca una faccia bellissima e sarà ammirata da tutti. E per tutti,quella, da quel giorno diventerà la faccia archetipica della soddisfazione.

Mi sveglio e dico a me stesso che faccio sogni brutti. Che poi cosa significheranno? Facce che si rompono, gente che dipinge. Cosa centrano con me? Di che parlano? Cosa vogliono da me?