18.11.13

L' [invernale] Diario Estivo 7



Apro gli occhi con fatica. Guardandomi intorno mi pare di essere in un ufficio pieno di scartoffie, solo che sono steso su un letto d'ospedale e ho la flebo al braccio. A un primo sguardo il liquido che mi stanno iniettando sembrerebbe avere una consistenza inspiegabile.
L'impiegato mi sta parlando. Sembra un discorso cominciato già da un po' quando inizio a percepire le prime parole.
"...occasioni delle fasi precedenti. Ah, chiaramente solo nel caso che tu rimanga in vita, ah ah. Comunque non ti preoccupare, hai qualche possibilità. Allora funziona così: c'è questa specie di cuneo estivo in mezzo all'inverno, che noi chiamiamo "lazy hole". Bene, noi attraverso questo cuneo ti spediremo là ad affrontarLo. Ma badi bene: deve ucciderLo. Si sinceri che sia morto. Chi non c'è riuscito... beh, non vorrebbe trovarsi nei loro panni."

Lo guardo strabuzzando gli occhi.
"Beh, ma capirà sicuramente quando sarà giù. Il Taraxenalx sta già facendo effetto. Ora si prepari alla partenza."
Continuo a guardarlo esterrefatto mentre porta la mano al polso, e inizia a contare all'indietro guardando l'orologio:- "5. 4. 3. 2. 1..."
E alla fine del conto alla rovescia, prima che io possa fare domande, l'impiegato mi molla un ceffone talmente forte da farmi cadere dal lettino ed è così che dopo un breve volo mi ritrovo steso supino sulla sabbia di una arena.

Mi rialzo e mi scrollo la sabbia. L'arena è vuota.
Ho uno spadone e uno scudo. Guardo in su verso gli spalti in cerca del mio nemico.
 Sul mio scudo c'è il mio stemma: un'enorme macchia nera, rappresentante il corpo morto del Babau.
Mi trovo a urlare verso l'alto "Fatti vedere, bestia immonda! Mostra il tuo volto!".
Un suono cupo da dietro le tribune e dopo l'eco di nuovo silenzio.
"Ti ucciderò come ho fatto con lui" dico battendo la spada sull'immagine dello scudo. "Io ti sfido, dannato Belzeblh!".
Di nuovo il rumore cupo.

Da un corridoio laterale escono due file di diavoli bruniti, trasportando gonfaloni e bandiere. Avanzano cantando in coro: "Belze belze belze. Zebù Zebù Zebù!".

Li guardo fisso per un attimo.
Maledetta peperonata. Mai più prima di dormire.

Le file si fermano. Un leggero vento fa oscillare gonfaloni e stendardi.
Belzebhl senza volto si fa avanti trascinando i passi. Ha in mano una spada e non sa parlare, ma il suo non-ghigno dice "è ormai inverno, che aspetti a batterti?".
Lo credevo più forte. Tiro via la scena del combattimento con un'ellissi.

Ho mozzato la testa di Belzebhl con la mia spada. Le nuvole spariscono dal cielo e l'atmosfera si fa serena. L'estate è finita.
Figure angeliche scendono dal cielo e cominciano eteree a ballare un inno di pace:



https://www.youtube.com/watch?v=J1IT9WqI7zA




Oh. Cazzo.




























8.9.13

Il [riflessivo] Diario Estivo 6



Ho detto che la mia estate è finita, la volta scorsa, eppure il diario estivo va avanti.
Qualche mese fa ho sognato di morire.
E' una cosa piuttosto frequente nei sogni, ma quella volta è stato diverso, perchè il sogno non è finito.
C'era una sorta di febbre che mi consumava e avevo molto caldo, e quando è stato il momento di morire ne ero consapevole. Poi son morto e non vedevo più niente; cioè, vedevo solo il bianco, anzi no, il trasparente. Ed era ancora caldo.
Sono stato per un bel po' così prima di svegliarmi.

Il diario estivo va avanti nello stesso modo, oltre la morte.

Ed ora uno stinto cavallo di battaglia preso di pacca dal vecchio Diario estivo.
Il suddetto cavallo comincia con una domanda (poi ce ne saranno altre a seguire).
Ecco:

Chissà che uomo sarei se avessi frequentato di più il saggio Teo, mi chiedevo l'anno scorso e mi chiedo anche oggi. Sarei un uomo? Sarei?
Pochi insegnamenti suoi mi hanno fatto capire moltissime cose. Da pochi comportamenti, da pochi principi, ho creato mondi.
Chissà, se invece di fare quello che ho fatto avessi fatto altro, cosa sarei adesso. Chissà se leggendomi dieci volte all'anno il vangelo, attraverso ardite interpretazioni, sarei arrivato alle stesse conclusioni.
Ormai quel che è fatto è fatto, e in assenza di risposte autorevoli continuo pessimisticamente a pensare che se avessi frequentato di più il saggio Teo, avrei acquisito ogni anno come minimo il 10% di figaggine in più.

Poteva prendermi in giro il maestro, per la mia sufficienza e per le mie banalità e aveva ragione.
Era il maestro, avrebbe potuto anche ignorarmi e avrebbe avuto comunque ragione.
Ebbe ragione.

Domine non sum dignus.

Ma magari posso sforzarmi e dire più ottimisticamente che quel poco era quello che mi bastava, o meglio che le uniche cose che ho sentito sono quelle che ho voluto sentire e sarebbero state in ogni caso quelle (come col vangelo ecc. ecc.). O meglio ancora potrei dire che con qualcosa in più il saggio Teo mi avrebbe portato fuori strada e ora sarei una persona peggiore.

Ma ora basta: la realtà è quello che è. Farsi tali domande è come chiedersi se è esiste Dio:
esiste Dio? solo Dio può saperlo.

Ora però vado. Vado veramente eh.








3.9.13

Il [semplice] Diario Estivo 5



Già, dov'eri finita?
L'ultima volta che ti ho vista eri sparsa nel bianco. Tanto che "vista" non sembra essere il verbo più opportuno. Oggi che è la mia estate ad essere finita mi chiedo se veramente esisti  al di fuori di qui.
Me lo chiedo: esisti veramente al di fuori di qui?
Forse no. Le tue splendide qualità sono una media tra il tuo mondo e questo mondo qui, che del resto è anche il mio.
Quale delle due sia veramente tu non mi è dato sapere.
Se quella di là nel mondo reale o quella che si librava nell'aria, staccata di diversi anni luce da ogni realtà plausibile.

(   ): di te mi son fatto l'idea che se ti concentri sulla totalità finisci per perdere il respiro.
Molto meglio concentrarsi sui particolari. Il particolare è di questo mondo, il generale è prerogativa oltreumana; meglio non pensarci.
Forse solo il saggio Teo avrebbe avuto una spiegazione per me.

E poi nel mezzo del caldo c'è stato qualche sprazzo di realtà che mi ha spiazzato e ho iniziato a connettere i due mondi, tanto che ho finito per confondermi e non capirci più molto.
Tutt'ora ho il dubbio di aver sognato, un po' come accade per certi ricordi sotto la soglia di coscienza dei quattro anni.
Ho sognato anche un tramonto Antartico, che -penso non casualmente- è sempre qualcosa che non so se esista. Esiste il tramonto in Antartide?

Ripartiamo da capo, ripensiamo a cose semplici, atteniamoci a pochi particolari. Noi chi?
Noi, io, te, chiunque.
Guardando solo ai particolari non sembriamo disegni tanto complessi.

Prendiamo ad esempio Ramona e prendiamo Puzzle Bubble: quella sera dei fuochi non dissi niente a Ramona di quanto c'ero rimasto male. Stetti zitto e basta. Solo a fine serata mi disse che le ero sembrato un po' strano e io negai anche quello, e mentre lo facevo due distinte fazioni si fronteggiavano a colpi di mitra nella mia testa e io portavo con me delle bombe a mano e sequestravo l'ufficio del turismo a Bologna.

Era la paura di sbagliare inaspettatamente che mi portava a sbagliare apposta, l'ho capito giocando a Puzzle Bubble e ho capito come affrontare questa paura.
Puzzle Bubble è un universo piccolo ed è anche il mio maestro di vita. P.B. dice anche: "Sii umile, tu puoi prendere lezioni da chiunque, sappi questo".

Questo è tutto quello che sono.
Sulla mia lapide si scriva solo "Qui giace Pizzaballa, splendido giocatore di Puzzle Bubble".


Non so se riuscirò a vedere mai il tuo disegno completo, (    ).
Intanto arrivederci.

7.8.13

Il [terroristico] Diario Estivo 4




Siamo nel 2013 è vero. A volte me ne ricordo.

Dopo un inizio così pomposo qualcuno dovrebbe prendersi la briga di spararmi. Almeno di farlo in tempo, prima che ricominci a parlare di Ramona. Di quella volta che uscii pazzo a causa sua, proprio come Condor. Niente, troppo tardi.

Fu Ramona ad abbandonarmi. Fosse stato il contrario probabilmente non sarebbe mai entrata in queste pagine. Evidentemente nei ricordi sconvolgenti non c'è posto per chi soccombe.
Fu lei ad abbandonarmi, non io.
Questo almeno se vogliamo attenerci ai fatti, ma diciamoci la verità, se un terzo avesse osservato le cose da fuori avrebbe di certo trovato grandi responsabilità da parte mia. Questo terzo ficcanaso mi avrebbe anche definito un "sabotatore interno".
Sentite:

Era novembre e portavo una sciarpa rossa.
Al telefono Ramona disse: "Non mi aspettavo una cosa del genere da te. Sei tu quel folle di cui parlano al telegiornale?"
Mi ero barricato nell'ufficio del turismo di Bologna con una pistola, due fucili a pompa e 4 bombe a mano, pronto a far saltare in aria tutto se mi avessero catturato. Non ero molto esperto di esplosivi allora e di certo con delle bombe a mano non si poteva far saltare in aria un palazzo.
Non ne sono esperto nemmeno ora, non ho la minima idea di quello che può fare una bomba a mano.
Ero pronto a tutto.
Non ricordo esattamente perchè la mia reazione fu questa, ricordo che ero andato a chiedere informazioni su alcuni monumenti della città, ma poi si sa le cose degenerano.
La polizia parlava col megafono fuori dall'edificio. "Non faccia stupidaggini, esca dall'edificio con le mani sopra la testa". (o almeno credo, che ne so io delle tattiche della polizia?).
Mandarono un ambasciatore a trattare.
La polizia aspettò col fiato sospeso per 10 minuti. Il messo uscì con la faccia perplessa e si avvicinò in silenzio. "Vuole parlare con Ramona" disse alla fine.
I poliziotti si guardarono in faccia.
La telefonata era pronta mezz'ora dopo. "Ecco, Signor Pizzaballa, abbiamo la telefonata. C'è Ramona in linea, come da lei richiesto. Ora liberi il primo ostaggio! Una sola domanda, ma perchè ha fatto telefonare a noi, lei non aveva un cellulare?"

Ci pensai un attimo e in effetti aveva ragione.
La misero in viva voce e amplificata.
"Pier Pippo, sei tu?"
Sentire la sua voce in un'occasione del genere mi fece quasi commuovere.

"Non mi aspettavo una cosa del genere da te. Quindi sei tu quel folle di cui parlano al telegiornale?"
"Ramona io... "
"Perchè lo stai facendo?"
"Ramona perchè sei voluta andare a vedere i fuochi d'artificio di C. senza avvisarmi?"
"Pier Pippo ti ho detto mille volte che non sono andata ai fuochi quella sera, ma che sono a rimasta alla cena di famiglia"
"Potevi venire dopo cena e.."
"No. No, ancora con sta storia? Quella sera ho cercato di telefonarti ma avevi il cellulare spento, ricordi? Allora ho chiamato a casa tua per vedere dov'eri finito e tua madre mi ha risposto che erano ore che stavi nella tua camera da letto a fissare le pareti ripetendo che io ti avevo abbandonato"
"..."
"Io così non ce la faccio. Devi darmi una tregua, ok? Dai, torna a casa, vediamo di sistemare le cose."

Dalla finestra del palazzo i poliziotti videro sventolare una piccola bandiera bianca. Dopo pochi minuti tutti gli ostaggi uscirono dell'edificio e poi uscii io
con le mani sopra la testa.

Un mese dopo Ramona mi abbandonò.

Ora siamo nel 2013. Belzèbhl nerovolto entra ed esce dai miei sogni e mi terrorizza  e mi atterrisce, e tortura con le sue apparizioni improvvise d'ombra, la mia rarefatta tranquillità.
Ma ieri sera ho fatto un sogno vuoto. Non c'ero io nel sogno ma solo il bianco più splendente.
Io che nel sogno non ci sono, ma che non posso fare a meno di esserci, limito con l'occhio semi serrato una piccola porzione di spazio, e tre le pieghe delle palpebre isolo una minima misura di vuoto. Una vertigine bianca dagli effetti similari a un mancamento o ancor meglio ad un breve attacco d'asma.

Ciao (   )! dove diavolo eri finita?






29.7.13

Il [pazzo] Diario Estivo 3


Dai Pizza! Raccontaci una storia!

"Raccontaci una storia". Fosse facile dico io. E' un fottuto campo minato là fuori.

Perchè? Ma come perchè? Allora non mi ero spiegato bene: fuori, signori, ci sono i mostri!
Ogni passo è falso. Straparlare come se in mezzo non ci fossero state mille altre cose non si può. D'altro canto, spogliare ogni frase di ogni intenzione è impraticabile. Dovrei essere una noce. O un'amaca. O uno stendipanni. Io uno stendipanni non lo sono. Penso che non potrò mai esserlo.

Farò un po' così buonamente -via!- cercando di passare inosservato.
Parliamo di Massimiliano, Massimiliano detto "Condor".
Un ragazzo tranquillo che abitava al mio paese. Un ragazzo che aveva svariati punti in comuni con me.
Lo chiamavano Condor da quando aveva 12 anni. Lo chiamavano così perchè già allora nessuno aveva dei dubbi sul fatto che come specie, la sua sarebbe durata poco.
Fu un ragazzo mansueto fino ai 30 anni, strambo ma mansueto.
Poi a quell'età, Condor uscì pazzo per una qualche faccenda, credo amorosa, o per qualche altro dolore qualsiasi. Per Condor un dolore solo bastava. Anzi, uno era anche troppo.
Sparì da casa e lo ritrovarono in un fosso dopo giorni di ricerche più stupite che affannose, mezzo denutrito e ricoperto di feci; probabilmente le sue, povero Condor.
Lo condussero in un centro di cura, o come diavolo si chiamano i manicomi di oggi.
Nella scheda di Condor si leggeva: "soffre di allucinazioni e presenta un persistente tic nervoso agli occhi per il quale si suggerisce una robusta cura a base di aloperidolo. Il soggetto non è pericoloso ma presenta marcate tendenze sudice. Da tenere d'occhio".
Avevano scritto proprio così "tendenze sudice", al posto di "suicide".
Neanche morire glielo lasciavano fare in modo pulito.

Quelli che mi hanno riferito della sua cartella clinica poi, secondo me manco lo sapevano cosa c'era scritto. Se lo sono un po' inventati, che mica si scrive così una cartella clinica.
Del particolare di "sudice" però ne erano sicuri. Di quello se ne ricordavano bene, forse perchè li aveva fatti molto ridere.
Per il resto non è che si sappia molto altro di lui, ma ho sempre pensato che io e Condor qualche punto in comune ce l'avessimo.
Anche io un tempo volevo farmi di aloperidolo; anche io per qualche tempo uscii pazzo.

Fu a causa di Ramona. Sì sì.
Ramona.

Ma che cazzo, siamo nel 2013. Suvvia.





16.7.13

Il [dialogante] Diario Estivo 2




Pizzaballa A: "Qui qualcuno sta facendo finta di essere nell'estate scorsa..."

Pizzaballa B: "Dici a me? Guarda, lascia perdere che son già nervoso."

A: "Ovvio che mi riferisco a te, a chi se no?"

B: "Beh, che c'è? sto solo scrivendo un dialogo con me stesso, niente di esagerato. E poi ci sei dentro anche tu, non fare l'ipocrita."

A: "Sì, ma almeno io mi dissocio da ste cagate."

B: "Ti dissoci?"

A: "Sì, scusa se mi permetto, ma secondo te ai lettori del blog interessano queste meta-cazzate?"

B: "Non saprei."

A: "Queste meta-frocerie pseudo intellettuali?"

B: "Non so."

A: "Questi pedantismi frangi coglioni?"

B: "Credo di aver capito. Non so, ti dico che non so."

A: "Te lo dico io: no. Ai lettori interessa che tu gli racconti qualcosa. Che poi, andar bene, gli stai rifilando gli scarti del diario dell'anno scorso."

B: "Così mi insulti."

A: "Ma sì, sai cosa? Tu stai proprio fingendo di essere ancora nel 2012. Ecco."

B: "Mah."

A: "E ti sei imbombinito."

B: "Prego?"

A: "Ti sei imbombinito. Non rispondi, non sei sveglio, non scrivi cose simpatiche, non carburi. Sei morto, morto, MORTO!"

B: "Ok, Pizzaballa A, la vedi questa spranga di ferro? Ora la abbatterò con tutta la mia forza sul tuo cranio con l'intento di ucciderti."

A: "No, aspetta. Non ti innervosire. Aspetta dai, che fai? Metti giù quella spranga, io non...
No.. aaah, aiut, ARRGH."


Eccomi da solo.

Concederò a me stesso solo qualche altra precisazione.
E sappia un Pizzaballa C, che se decidesse di venire qui a rompermi i coglioni, non ci saranno più parole ad accoglierlo, ma la mia spranga di ferro.

Tuttavia, in quanto ormai dittatore unico e incontrastato dello stato libero di Guazzetto mi concederò una piccola precisazione, come dicevo.
(gli altri sovrani hanno abbandonato il campo da un po' e per quanto riguarda gli altri me, come vedete li tengo a bada)


Pizzaballa di tutti i mondi, voi qui non scrivete con ambizioni di qualsivoglia genere.
Voi qui scrivete per puro narcisismo.
Non pensiate che avere ambizioni non sia giusto. In questa nazione così piatta e adagiata sul quieto vivere è assolutamente una cosa degna di rispetto. Ma il vostro ruolo qui è questo.

Ora, prima che i lettori pensino "machebravo! oh che modesto", diciamo subito che non lo sono affatto. (Oh, non si facciano illusioni. Sono gretto e meschino quanto ogni altro affabulatore.)

Infatti questo risparmio mi serve per impiegare tutte le mie risorse artistiche verso un più alto e nobile fine: la cucina. Arte nella quale mi considero una specie di geniale innovatore.
Potranno chiamarmi se lo vorranno "Il Beethoven della cucina".

No, non sto scherzando. Voi pensate che il fatto che io mi esprima con queste iperboli sia sintomo di una certa ironia, ma io non sono ironico.
Io la penso come Bergonzoni, l'ironia è una figura retorica da abbattere.
Volete sapere la mia figura retorica qual è? La superficialità.
Le figure retoriche non sono quelle quattro che si imparano a scuola, o quelle centinaia codificate nei manuali. Le figure retoriche sono infinite.
Mettiamo che uno parli facendo apposta finta di starnutire. Quella è una figura retorica.
La mia figura retorica, ve ne sarete accorti, è la superficialità.

Dunque, concludendo: Pizzaballa di tutti i mondi, di tutti quelli tra noi che potevano essere qui ora, ci sono io. Ho vinto.
Poteva esserci qualcuno di migliore, ma ci sono io.
Almeno finchè un altro Pizzaballa più forte non mi farà fuori prendendo così il mio posto.

Questa è la dura regola del club dei Pizzaballa. Questi sono i guai della solitudine.

Detto questo possiamo proseguire.


[Ah ah, Ma vi ricordate quando Pizzaballa scriveva quegli spassosi dialoghi sul suo blog? Sembrava ieri! Non mi ci fate pensare che mi sbellico. Ah ah.]

9.7.13

Il [terrifico] Diario Estivo 1




"Sono ancora qui, coglione!" disse Belzèbhl saltando fuori da un anfratto oscuro della mia camera, appena dietro l'armadio.
Era lì da molto e non l'avevo visto.
Belzèbhl si fa avanti, mi spiana la pistola sull' occhio sinistro e con tutte le sue forze urla: "Forse non ti libererai mai di me".


Mi sveglio nel mio letto in un lago di sudore anzichè in uno di sangue. Mi sveglio pieno di domande.
Del tipo:
1) Significa qualcosa questo sogno?
2) Esiste davvero un cattivo che minaccia usando il "forse"?
3) Chi cazzo è Belzèbhl?

Poi broom! è pomeriggio e sono ancora lì che parlo. E dico di Ramona, e dico di (  ), e dico bla, e poi bla e dico bla bla antico romano a caso, e ancora bla non sarebbe carino essere sassi? bla bla fanculo retorica, fanculo! e poi bla. Bla.
Inverosimilmente bla.

Poi il sonno riprende. Dormo ancora, sì ecco, vedo qualcosa...Una figura appare.
"Oh ma che carina signora con quel cappellino! vuole provare anche quello color confetto?".
Non risponde.
Le metto una mano sulla spalla: "Signora, vuole che le porti il color confetto?"

La signora si gira, ed è di nuovo lui: NO! urla con tutta la molteplicità delle sue voci, ed è una voragine nera il suo volto.

Sono sveglio di nuovo.
E che cazzo! è dunque destino che ogni estate me la debba vedere con terrifiche creature immaginarie? (ah, è destino?)
E perchè nei miei sogni sono l'ambiguo commesso di un negozio per signore?

Sono tutti quesiti a cui sarebbe interessante rispondere, ma pff.
Ci pensiamo poi.

29.3.13

Tracce di Batteri Fecali (parte prima)



Chiedo scusa per la lunga assenza dal blog, ma una forte congiuntivite mi ha tenuto lontano per molte settimane.
Nel frattempo ne sono successe di cose interessanti, oh sì.

Ve lo ricordate il mio amico argentino, del quale vi parlavo spesso? Ma sì, quello con cui andavo sempre a mignotte. Ecco, è diventato Papa. Da non credere, eh? Ne ha fatta di strada da quando si dilettava solo con maggiorenni consenzienti. Beh, in realtà non si è mai lasciato andare del tutto, come se dentro di lui albergasse un senso di castità che lo bloccava sul più bello. Il suo motto era: "Bergoglio, ma non mi spoglio."
Ah, a proposito di spoglio, ho assistito a quello elettorale e ne sono uscito entusiasta. Come sicuramente saprete sono un grande amante di umettatori&affini, quindi per me è stato un trionfo. L'antica arte dell'umettare è tornata a splendere, era ora per Dio. Ecco, il mio amico Bergoglio è così umile che per lavare i piedi a quei poveracci ha usato lingua e umettatore. Poi, ancora una volta, se ne è andato sul più bello dicendo che era pieno di troie disposte a tutto.
Bah, non cambierà mai.

Piuttosto, è da una vita che non sento i miei due amici pescatori indiani, spero non sia successo niente di grave. Ma non credo, d'altronde a pattugliare quelle zone c'erano i nostri ragazzi.

Ieri stavo tornando dalla manifestazione del PDL (i 10 euro più facili della mia vita, e ho conosciuto anche un sacco di pensionate disposte a tutto!) e, all'improvviso, tra un pensiero e l'altro, mi sono fermato a riflettere sul senso della vita: per quanto le cose possano apparire perfette, in ogni ambito, in ogni campo, in ogni più recondito aspetto dell'esistenza, c'è sempre il rischio di incappare in Tracce di Batteri Fecali.
Piccole inezie che, per quanto tu possa stare attento, possono rovinare tutto.
Non una gran conclusione, ne convengo, ma d'altronde la congiuntivite non mi è ancora passata del tutto.
Così ho deciso di inaugurare una rubrica, ma che dico una rubrica, un movimento. TBF. Ma lascio in pace le stelle, a forza di masticare merda mi sono convinto a puntare in basso.
TBF. Tracce di Batteri Fecali.

Ne sentirete ancora parlare.

10.2.13

Storie soprannaturali 5 -




Insomma la situazione è questa: la montagna non va da Maometto, Maometto non va alla montagna e insomma stanno tutti fermi e tutti stanno più o meno bene. La montagna non se ne aveva troppo a male per la staticità di Maometto, o se era perplessa comunque lo nascondeva bene. Maometto dal canto suo era triste, ma il modo di pensare della montagna era quello cui tendeva.
Buddismo? Si trattava di Buddismo? o comunque di qualcosa di affine?
Non ci è dato sapere. Maometto comunque era fermo, ci basti sapere questo. E lasciamolo lì, tanto non si muove.
Spostiamoci (ma chi?) a Milano. Bruno è in ufficio. Bruno sbriga pratiche. "Presto Bruno, che l'affare è urgente, se non finiamo entro domani ci scotennano!" (parlano così gli impiegati).
Bruno alza la mano a mezz'aria e la atteggia nel gesto che significa "stop" e mentre lo fa dice "Basta grazie, per oggi sono a posto così", si alza col fare di un uomo sazio e dicendo "ciao" esce dall'ufficio. I colleghi lo guardano imbambolati.
Bruno si siede su una panchina a caso e rimane lì. Intanto in ufficio i colleghi sono ancora imbambolati.
Luddismo? Si trattava di Luddismo? o comunque di qualcosa di affine?
Non saprei dire, ma evidentemente in questo universo la precisione non è legge.

O. si trova in una spiaggia, è giugno. Ad un tratto gli prende una certa insofferenza e si leva tutti i vestiti. Si stende sulla sabbia e sta lì e chi se ne infischia di dove stava andando.
Nudismo? Si tratta di Nudismo? Sì, questo sì.

Ora tenetevi forte perchè adesso arriva la storia vera e propria.
Maometto sta fermo. Bruno anche, pare. I due non si possono proprio incontrare, perchè vivono in due epoche diverse. E anche se vivessero nella stessa epoca vivrebbero molto lontani e loro, come ho già detto, non hanno alcuna intenzione di muoversi.
Ma lasciamo perdere, nel nostro caso ipotizziamo che si incontrino, trasportati da una misteriosa corrente elettromagnetica. Si trovano lì ai piedi del monte, si salutano, si siedono, si guardano un attimo e poi per il resto del tempo stanno zitti, senza dire una parola.

Se fosse mai esistito un incontro del genere secondo me sarebbero ancora là seduti.




4.2.13

Luis Morago raccontami una storia

Ovvero: Avaaz e il pigrattivismo on-line


Mouse soldier

L'altro giorno mi ha scritto Luis Morago di Avaaz.
Non si avevano ancora notizie sullo sventato l'attacco del pesce Frankenstein, che già arrivava una nuova chiamata alle armi.

Missione: salvare in 24 ore le api europee. Con un click.

Che - mi dice Luis - si può convincere l'Unione Europea a mettere al bando i pesticidi chimici più tossici, nonostante Bayern si opponga.
Quindi dell'una le due: o di recente le dinamiche di potere mondiali sono molto cambiate oppure io di lobbying non c'ho mai capito un cazzo. Che credevo che i milioni di euro valessero più dei milioni di click. Anche perché i primi tendono a rimanere più impressi.

Ora, non è tanto per le api, che se si salvano è anche meglio, è proprio con Avaaz che io ho un problema. O, meglio, con gli irriducibili avaaziani, come nella sede italiana hanno avuto il cattivo gusto di battezzarli.

Quello che mi chiedo è: il clicktivism, come lo chiamano, funziona davvero?

Ho cercato il report annuale di Avaaz. Non l'ho trovato, ma in compenso sono approdato QUI. Il tutto mi è sembrato un'interessante accozzaglia di approssimazioni e parzialità. O di meriti un poco esagerati, quantomeno.
Cioè, bravi Ricken Patel & team per l'impegno, ma direi che di tutti i successi proclamati ben pochi abbiano avuto a che fare gran che con l'attivismo on-line. Anche se è bello pensarlo. Le vie dell'inferno sono lastricate di buone petizioni, si sa.

Ok, può darsi mi sbagli. In tal caso folle di internauti in poltrona sono riusciti nel solo 2012 a:
  • salvare Internet dalla censura
  • proteggere la Grande Barriera Corallina
  • e la foresta amazzonica brasiliana
  • liberare gli immigrati indiani intrappolati in Bahrain
  • migliorare l'educazione in Pakistan
  • e, non ultimo:
  • far riconoscere la Palestina all'ONU

A quanto pare la Crociata dei Mouse terrorizza i potenti.

Solo un'ultima domanda mi lacera l'anima:
ma poi, dopo il click, qualcuno si interessa davvero di come va a finire?

30.1.13

Storie Soprannaturali 4 -



A tavola, da amici si diceva: la maggioranza delle persone deve immaginarsi come il protagonista di un film, o di un libro per poter sopravvivere all'insensatezza della vita.
Mi chiedo che libri legga la gente.
Cosa accadrà, pensavo, quando (per esempio) la donna dei tuoi sogni se ne andrà, sparendo in qualche anfratto dove tu non esisti? Che faccia farai quando ti si dirà chiaramente che non potrai fare (mettiamo) il pittore come eri sicuro sarebbe prima o poi stato?
Quante rughe avrai messo su quando ti accorgerai che non hai mai fatto il viaggio che volevi, non hai mai avuto la vita che volevi, il lavoro che volevi, non sei mai stato quello che volevi?
E se il tuo film fosse diretto da David Lynch?

Così due notti fa, mentre mi dibattevo su tali pensieri, steso nel letto, mia moglie che dorme a fianco, la mia mente si è sollevata, come in quelle esperienze di pre-morte che raccontano nei documentari. Ho visto dall'alto i nostri corpi, stesi piano al sicuro sotto le coperte e lei dormiva proprio come me. Poi la visuale si è allontanata e la mia mente già balzava sui tetti della grande città di Milano, tutta la gente nel pieno del sonno.
E passarono ore e la mia mente non tornava. E più si faceva giorno, più mi facevo lontano.
Cambiavano le regioni e un altro giorno passava, ed ero già sopra il mare. In Africa, Congo e foreste e Sudafrica ed Etiopia ed Egitto. E poi ancora Iran e Siria e India e Cina e giù fino all'Oceania, alle Fiji e alle Tonga e di là in Argentina, Amazzonia, Messico, su e più su fino all'Alaska, e di là verso la Russia e l'Europa e poi indietro, fino a toccare ogni epoca umana, dalla più recente alla più remota, fino a registrare con precisione la storia del paleolitico e la storia prima dell'uomo. Ho conosciuto genti, ho imparato la pronuncia vera di lingue morte, ho assaggiato piatti preparati con alimenti che manco esistono più, ho rivissuto il mio stesso passato dall'alto della mia esperienza e l'ho rivissuto meglio.
Sono tornato dopo 15 anni, in quel letto. Ero stanco e ho dormito.
E mia moglie? Domattina se ne accorgerà? Di che parleremo? Mi troverà cambiato, così da un giorno all'altro?

Non è successo niente. Per gli altri il tempo era come se non fosse passato. Forse mi hanno trovato un po' più strano del solito, ma non me l'hanno detto.
Sono invecchiato di 15 anni e non ho fatto un solo capello bianco in più.


17.1.13

Lettera mai spedita, forse mai scritta, non è ben chiaro a chi


La penna se ne sta per qualche secondo sospesa a due millimetri dal foglio, indecisa. Scrivo e poi cancello. Errore nella gestione delle righe.
Strappo, accartoccio, nuova pagina, riscrivo.
Ora va meglio, il pensiero/inchiostro scorre più fluido, lettere si rincorrono e parole mangiano il bianco del foglio. Qui volevo mettere un aggettivo, ma non mi viene. A due passi da me una coppia di cinesi consuma un pasto a cui non so dare un nome.
E' l'1.17 del mattino.

Ciao, è un po' che non ci sentiamo.
Ho pensato a te a causa della foto che hai postato su facebook. Non molto romantico, me ne rendo conto, ma l'immagine l'ho apprezzata molto, volevo dirtelo. Se mi fosse avanzato qualche secondo di internet giuro che avrei messo un mi piace lì sotto, che magari ti faceva pure piacere e così anche tu ti ricordavi di me in questo modo poco romantico ma decisamente funzionale. Alzare pollici virtuali in fondo non è un modo ingombrate per far presente che ci sei. Cosa vuoi che importi se ciò avviene su un social network che è il medium incontrastato della futilità, il deposito per eccelenza delle cazzate del genere umano; non ho pretese di serietà io, credo quindi di trovarmi abbastanza bene a sguazzare lì dentro. Da bravo cazzaro mi confondo facile con lo sfondo.

E giuro che l'avrei messo quel malizioso mi piace, non fosse che proprio allora la scorta di internet di cui disponevo si è prosciugata. Tocca quindi ripiegare: carta sia. Carta sensuale e affidabile, che in effetti ha tutto il suo perché ed è utile anche a darsi un tono, che qualunque cosa scritta a mano risulta migliore, più profonda e vera, anche quando fondamentalmente è una minchiata. Illusione della carta. La carta porosa che assorbe i pensieri, la carta ruvida che fa lo scrub alle rughe dell'anima.
Vedi, è quando scrivo questo genere di frasi pompose e vuote che mi domando se la retorica sia parte necessaria dello stile o un semplice fardello, gingillo espressivo vetusto e inutile, oltre che decisamente poco fashion. Ho tonnellate di retorica sulla schiena sai, e giuro che potendo ne scaricherei un po', per scoprir se si schiarisce la vista, o se almeno si fan le spalle più leggere. E' questa meta-scrittura? E' filosofia? Frega un cazzo a qualcuno?
Non so. Forse sono solo gli ultimi sei drink che mi possiedono le sinapsi.

Che dire ora?
Ho iniziato questa lettera con qualche intento che ora non ricordo più, e pure la consequenzialità logica se ne sta andando discretamente a puttane. Ma ho dato ascolto a un lamento sgorgato da una bottiglia e me ne ritrovo ora posseduto, incapace di fermar il polso, vittima di questo spirito sotto spirito che come coi vampiri basta invitarlo a entrare, nel fondo della notte, per trovarsene sopraffatti.
Ecco, volevo scriver qualcosa a qualcuno, possibilmente a qualcuno la cui assenza soffrissi un po', ma mi sa che son partito un pelo confuso, non ho preso bene la mira, ed ecco che le righe di testo si fan lenza, filo d'Arianna pescatrice che invece che condurmi fuori mi trascina dentro il labirinto, lasciandomi poi solo, con le ginocchia sbucciate e lo sbattimento di rimediare l'uscita. Sarà che stanotte ho voglia di qualche demone da fronteggiare, bramo un'ora di malinconia part-time.
E' molto borghese, lo so, ma che vuoi farci, mi va.
Allora taglio e incollo pensieri a schegge, costruisco nostalgie prendendo in prestito spezzoni di un passato frammentato, componendo un collage d'assenze, creando il profilo artificiale della mancanza di un qualcosa, anche se non ricordo più bene cosa sia.
Qualcosa a cui scrivo lettere dandogli del tu, prendendo come spunto una foto su facebook che, a ripensarci bene, c'avevi anche un po' la faccia da culo.

14.1.13

Storie soprannaturali 3 -




Nel nome di (    )

Che dire ancora? Io non sapevo ti giuro non sapevo e se lo avessi saputo avrei cercato di non esistere, io non sapevo che ci fosse una struttura delta che comandava la mia vita. E pensare che interveniva e pesantemente anche, e mi soccorreva come fossi un neonato quando piangevo e se ne stava muta e silenziosa quando piangevo troppo. Talmente zitta che non potevo sospettare della sua esistenza. Talmente zitta da non sembrare vera.

(    ) di te sappiamo tutto, anche di quelle parentesi che se venissero tolte ci rivelerebbero il più tremendo dei silenzi, il bianco che più bianco non si può. Ma io non potrei mai parlarti davvero: la struttura delta è molto precisa al riguardo. Viene dal futuro ma le sue tecniche sono alquanto vecchie. Dallo spazio mi guarda e ci guarda e questo è fuor di dubbio.
Ne ho tratto che:

a) tutti quanti sono finti e fanno parte della struttura
b) io sono l'unico vero, ma non cambia molto perchè la mia vita è gestita dalla struttura

Rimane il dubbio che io stesso faccia ormai parte della struttura e dunque siamo tutti finti e dunque tutti veri e insomma saremmo punto e a capo.
In realtà anche essere qui ora fa parte del gioco della delta.
Ma se ti devo dire la verità ho organizzato tutto questo solamente per parlarti un po'. O almeno dare l'idea di averlo fatto.

Non importa che cosa tu sia, verità o finzione. Corri il rischio, rimuovi le parentesi, vediamo cosa succede, entriamo nella realtà.
Corriamo il rischio. Vado io: 1, 2, e 3...












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9.1.13

Malcelata Ostilità

La vasella era per il tatuaggio, il cetriolo per sfamarmi.  Eppure la gente in fila alla cassa mi guardava malissimo.

Persone infelici, pensai. Uscii e mi diressi verso il bar.  Mi trovai attorniato da una fauna bizzarra.  Era come nel mio sogno preferito, solo che qui la gente era vestita.
Cercai di mimetizzarmi tra gli avventori della bettola, l'ultima cosa che volevo era essere al centro dell'attenzione. Per cui mi sbarazzai del cetriolo.
Tutti bevevano la propria bevanda, e, chi casualmente incappava nel mio sguardo, mi sorrideva.  Ho sempre odiato la cordialità ostentata, i sorrisi elargiti a mò di quieto vivere.
Quando la ragazza carina che avevo iniziato ad osservare da qualche minuto con un certo interesse starnutì nel suo tramezzino e, immediatamente dopo, lo deglutì in un sol boccone, lembo di tovagliolo compreso, realizzai che era arrivata l'ora di levare le tende.  Prima di varcare l'uscio, scorsi con la coda dell'occhio la suddetta fanciulla che, con malriuscita nonchalance, si precipitò ad afferrare il cetriolo abbandonato.
A quanto pare, parte dei sorrisi non erano destinati a me.  Rivalutai il quieto vivere.

Non mi sentivo troppo bene, appena entrato in casa raggiunsi rapidamente il bagno.
Il malessere era così elevato ed esteso che non sapevo quale orifizio rivolgere verso la tazza.
Nulla che lo sciacquone non fosse in grado di spedire facilmente nel sistema fognario cittadino, comunque.
Prima di addormentarmi riflettei sul fatto che questa ostilità verso il mondo intero, prima o poi, avrebbe finito per uccidermi.
Cazzate.

5.1.13

Storie soprannaturali - 2



[Stacchetto musicale stupido]
Alla  fine di un breve applauso l'uomo della trasmissione riattaccò col monologo.
"C'è da dire che se dovesse scoppiare un'apocalisse zombie, non sarebbe più come quelle di una volta... [rumori comici e risate del pubblico]. Pare infatti che gli additivi e i conservanti delle cose che mangiamo impediscano ai cadaveri di decomporsi, facendo sì che questi si mummifichino!"
Il conduttore si volta verso la marionetta di scimmia fucsia, mascotte del programma: "Hai capito Carmelino che ti fanno quelle merendine?". Carmelino si volta gommosamente e con voce esageratamente stridula risponde: "Certo, l'eventualità di un'apocalisse zombie è un pochiiino remota!" e detto questo partì con un risolino che avrebbe fatto scattare immediatamente l'applauso del pubblico se da dietro lo studio non fosse salito un boato che sommergendo tutti gli ospiti, spaccò i vetri delle telecamere e spense le luci della trasmissione.

B. guardò A. con sguardo inespressivo. Fissandola per pochi secondi negli occhi, aveva capito che non amava questa donna, che non la conosceva e che a conti fatti non provava alcun sentimento per lei.
Se B. avesse avuto maggiori capacità speculative avrebbe capito che non provava più sentimenti in generale e che neanche A. ne provava. Non avendo queste capacità, B si incamminò e basta. E A. dietro di lui. E gli altri tizi anche.
Beh, che c'è ancora da dire? La vita di uno zombie è terribilmente monotona.

Giovanni si alzò di buon mattino, uscì in cortile e quando vide all'orizzonte un'orda di curatissimi signori venire nella sua direzione non seppe che pensare, non capì e ben presto fu parte dell'orda.
Povero cugino Giovanni, assalito da migliaia di esseri totalmente indifferenti l'uno ai destini dell'altro che si muovono allo stesso modo e fanno le stesse cose. Come poteva capire?

I distinti signori presero ben presto possesso di tutto, sempre a causa dello stesso equivoco. Mi vien da pensare che forse le orde di zombie descritte in passato erano più chiare; almeno capivi da che parte stare. Quando li vidi passare io, si divorarono il mio vicino di casa. Capii e partii.

Me la sono cavata; ora sto in un posto isolato, di quello che è successo dopo non so dirvi.
Anzi, se qualcuno ha notizie, mi si faccia sapere.

2.1.13

Storie soprannaturali 1 -



La situazione o quello che è comincia con un sorriso allo specchio che faccio a me stesso.

Gi zigomi seguono il corso degli eventi, il sorriso si allarga e man mano che si allarga, la faccia si tira e si allarga e gli angoli della bocca si tendono e poi si tendono ancora e si tendono fino allo stremo, la bocca comincia a sciogliersi, il labbro inferiore si storce, il sorriso comincia a somigliare a un.. boh, benevolmente la potremmo chiamare una smorfia?
Il labbro inferiore pende (non potrebbe fare altrimenti) gli occhi si piegano, la faccia raggiunge il massimo possibile di espansione longitudinale e quando il tutto raggiunge il limite STRAP. SCRASH. SPLASH.
E' successo così ed è per questo che oggi mi aggiro per le strade natalizie e non possiedo più una faccia. Non saprei dirvi cosa sia rimasto al suo posto. Prima della ricostruzione la gente lo descriveva come un grande vuoto.
Poi è arrivata la passione per la pittura ed io, i miei vicini e tutti gli inquilini del palazzo ci siamo messi d'impegno e abbiamo imparato l'arte della tempera e dell'olio, che quando c'è un vuoto risulta sempre molto utile. Abbiamo imparato a fare trompe l'oeil, io e tutto il palazzo e i miei parenti anche.
Non so quante mosche abbiamo provato a disegnare sui muri prima di passare alla mia faccia.
Quando alla fine dipinsero il mio volto furono in tanti a complimentarsi.
Ora quella faccia buffa non piace più neanche ai bambini, anche perchè, come dicevo ormai non ho più una faccia. Neanche quella dipinta.
Ma vi giuro che mi impegno, e mi impegno davvero e per l'anno nuovo dipingerò sopra a questa brodaglia di cera e di biacca una faccia bellissima e sarà ammirata da tutti. E per tutti,quella, da quel giorno diventerà la faccia archetipica della soddisfazione.

Mi sveglio e dico a me stesso che faccio sogni brutti. Che poi cosa significheranno? Facce che si rompono, gente che dipinge. Cosa centrano con me? Di che parlano? Cosa vogliono da me?