30.11.11

Un nome, due immaginari collettivi

Insostenibile amarezza di fronte a talune situazioni, stabilità dei nervi sottoposta a durissima prova.
Mi rivolgo a TE, comune mortale, uomo della strada privo di qualsiasi stimolo intellettuale che vada la di là di Figa, Pallone e Vanzina. Proprio a TE che, vagando tra i cestoni di dischi dell'Ipermercato, non trovi gesto migliore che acquistare compiaciuto il nuovo album di Mariano Apicella, convinto di aver avuto l'illuminazione per un "regalo-di-natale" simpatico, divertente e senza troppe pretese.
Sappi che, ascoltando quel pattume al contrario, non solo non udirai messaggi satanici, ma si materializzerà sulla parete più vicina un videomessaggio nel quale l'autore dei testi spiega quanto sia difficile trovare il tempo di scrivere canzoni d'amore tra una legge sul processo breve, un compleanno di Putin e un bunga-bunga a base di Fede e pasticche blu. E non sto parlando di Gigi D'Alessio.

Ma soprattutto sappi che, il nome "Apicella", per pochi eletti (tra i quali, grazie a Dio, non ci sei TU) rievoca ben altri ricordi.
Apicella (MICHELE però), prima di venire eretto a simbolo dell'Immondizia Musicale, è stato un simbolo "intelletual-sinistroide-che-tanto-mi-soddisfa-e-col-quale-mi-masturbo-pensando-a-quanto-ciò-mi-eleva-ad-uno-stato-elitario-ed-esclusivo" del Cinema Italiano. Non in quanto persona realmente esistente, ma in quanto alter-ego di un regista e sceneggiatore niente affatto banale. Criticato (non solo da quelli come TE, ahimè) ma, ribadisco, niente affatto banale (al di là dell'affetto che mi lega ai suoi film).
Dannatissima Ironia della Sorte.
L'Apicella di Ecce Bombo e Palombella Rossa messo in ombra da questo escremento.
Non riuscirei ad esemplificare meglio il degrado culturale con il quale sono costantemente costretto a rapportarmi.
Il mio immaginario rimarrà sempre migliore del TUO.

26.11.11

Paratassi

Tempo fa qualcuno mi ha detto che i miei periodi sono molto lunghi e complicati.
A leggerla così, sembra affettivamente frase ambigua, in realtà questa persona si riferiva, con solidale empatia, ad una mia tendenza alla scrittura. In certi momenti infatti, quando scrivo di getto, tendo a non soffermarmi più di tanto a quel fastidioso vincolo che è il punto, elaborando così frasi lunghe, cavillose, prolisse, ridondanti e ricche di subordinate. Questo ovviamente con grande dolore di tutti gli insegnanti mai incontrati durante i miei studi, che nel corso degli anni si sono dovuti districare tra i miei pensieri complicati, nel tentativo di farmi interiorizzare questa propensione moderna a volere frasi brevi, concise, paratattiche. Ed io lo faccio, svolgo bene i miei compiti. Metto tanti punti. Soggetto, verbo, complemento. Niente di più. Qui si ferma il pensiero. Al complemento. La subordinata resta un vezzo, una velleità per chi ha del tempo da perdere, ché questa società del consumo veloce ed immediato non si sofferma inutilmente su congiunzioni e – mondieu- su eventuali congiuntivi. (Non sia mai, il congiuntivo! Metti che poi lo sbagli? ) Quindi frasi brevi, concise, da poter leggere nei tempi morti, davanti a un caffè o ad altre tazze. Ché a questo si è relegato la lettura, ad una funzione secondaria da espletare in contemporanea ad altre, primarie, di maggior spessore.
Tuttavia, non divaghiamo, ciò di cui voglio parlare è proprio la scrittura. L’accusa, opinabile (ma d’altro canto qui non si parla di opinioni?), che io muovo ai cultori della paratassi è che essa violenta il pensiero. Mentre uno scrive, riflette, elabora ed infine predispone il materiale mentale in un materiale scritto, dà corpo ai legami concettuali, alle connessioni di pensiero tramite i nomi, i verbi e le congiunzioni, per trasporre infine ciò che esiste solo nella sua mente in un qualcosa di reale, tangibile e condivisibile con tutti gli altri. Se il mio pensiero è complesso e articolato, allora spezzarlo, segmentarlo, inserirvi per forza dei punti diventa un esercizio retorico di buoncostume, una cortesia verso il lettore che si trova facilitato nella lettura ma, a mio avviso, si va a snaturare il pensiero stesso. Lo si spezzetta, lo si modifica, lo si rende facilmente consumabile, tuttavia si perdono le connessioni tra un concetto e l’altro, si tralasciano gli aspetti meta-comunicativi ed i passaggi causali che la mia mente ha fatto per arrivarci. Si perde il meraviglioso uso delle congiunzioni, così ricche di sfumature in italiano. Ovvio poi, il lettore ha bisogno di pause, di respirare. Ma se ci fossero pensieri che vanno letti di filato, senza respirare, pensieri che tolgono il fiato? E’ vero che non sempre si può fare un flusso di coscienza, tuttavia il mio timore è che l’ipotassi venga sempre più relegata all’arte narrativa, facendo scomparire le subordinate dalla lingua scritta e parlata. Niente più gerarchie quindi tra i concetti, tra le parti della frase, niente articolazioni. La complessità dei pensieri non sparirà, solo non riuscirà a trovare sfogo nella scrittura, dovrà accontentarsi di essere espressa entro i limiti di poche coordinate, tra un “e” ed un punto fermo.

(detto questo, chiedo scusa per la lungaggine qua sopra, era giusto un piccolo sfogo d’esordio. D’ora in poi, solo post d'attualità, lo prometto!)

24.11.11

Quesiti oziosi (in attesa di post più seri)

E se invece di graziarli, Obama avesse sacrificato i due tacchini sgozzandoli? Non sarebbe stato il massimo della virilità? Piume che volano dappertutto, Obama che impugna il coltello di selce, sangue che schizza sul pubblico estasiato! Forse qualche repubblicano avrebbe gradito.

19.11.11

In bilico

Un altro passo avanti.
Verso la totale incomunicabilità, la definitiva mancanza di complicità.
Si cresce, si matura, si prendono direzione diverse... Tutto più che legittimo, ci mancherebbe.
Però si potrebbe evitare quel passo di troppo, quell'inutile barriera che annienta l'altra persona.
Ci sono molti modi per deludere. E c'è chi, come te, sceglie il più grigio, il più banale, il più incolore.
Come diceva quella canzone che ci piaceva tanto? "Il peccato fu creder speciale una storia normale". Già, ci cascano tutti prima o poi in 'sta fregnaccia.

Cazzate, comunque.

Devo essere proprio chiuso nel mio piccolo, squallido mondo per anteporre le mie insulse vicende personali ai grandi sconvolgimenti che stanno sconquassando l'Italia.
Ma in questo periodo, il Governo Tecnico che vige in me da un paio d'anni non concede pause. Lacrime e Sangue. Sono alla ricerca della mia Legge di Stabilità, ma la strada pare che sia lunga. Non ho nemmeno voglia di fare battute sul ministro Passera.

Certo, anteporre il personale al sociale è da egoisti, lo so. Ma tant'è.
Fino a qualche tempo fa mai e poi mai mi sarei perdonato di provare così poca partecipazione emotiva ad una eventuale (e allora improbabile) uscita di scena di B.
Ma tutto ciò doveva avvenire per rivolta popolare, per indignazione concreta della gente, per ghigliottina. Allora sì che avrebbe avuto un altro sapore. E invece no, ci siamo dovuti sorbire l'ennesimo videomessaggio. Amarezza.
Grigio, banale, incolore.
"Il peccato fu creder speciale un nemico normale".

16.11.11

All'attenzione del Dott. Kounellis

Lei ha detto che l'attualità Le risulta "pizzosa".
Anche quando si tratta di questa attualità? Complottismo, nudità, Sara Tommasi! Quando mai si è visto un tale intreccio di perversione, trash e attualità quanto in questo periodo? Forse in quella rubrica "Terrazza con vista" sul giornale "La Voce di Romagna", che lei fu così gentile da segnalarmi? Pure Sara Tommasi è uscita dalla Bocconi, lo sapeva? Vuol questo dire che sarebbe adatta a far parte del governo Monti?
Pensieroso e famelico di risposte attendo con ansia l'arrivo della sua nuova rubrica.

In fede,
Pier Pippo Pizzaballa

Che pizza l'attualità...

Qual è il vero compito di un blogger? informare? informare e dare un proprio punto di vista? scrivere alla cazzo? informare e far riflettere? scrivere alla cazzo? A me per dire piace quando su un fatto di carattere sociale si fa un'analisi acuta che sviluppa più chiavi di lettura, che va oltre al mero…ecco mi sono già annoiato! Se vado su Badoo e cerco di rimorchiare quante più smandrappe possibili sono un piacione o sto facendo un'inchiesta su quanto siano effimeri i rapporti umani nel 21esimo secolo?

Bè io non ci sto cara Maarama 22 anni, solare, timida e generosa che vuole un ragazzo sicuro di se e non frocio no! Non ci sto! E lo sai perché? Perché non ho alcuna intenzione di parlare di attualità! Ed è per questo che avvierò qui su questo Blog la rubrica: “STERILI, VECCHIE, FUTILI POLEMICHE DA RIMESTARE COL SENNO DI POI”! Ho le palle d’oca! Non siete elettrizzati?

Rimanete sintonizzati!

14.11.11

Satana e la compiacenza





Eccomi qui con un post mandato in vacca. Di nuovo.
Eh, mio prozio dice sempre che le idee migliori ti vengono sotto la doccia, ma oggi non ne ho avuto tempo.
Così, le buone idee che ho le butto un po' là. In vacca.
Dopotutto, è meglio mandare in vacca un post o un'intera nazione?

[applausi]

Una tipica frase da talk show. Quando vuoi ottenere gli applausi fai una frase di questo tipo qui. Poca spesa, massima resa.
No, perchè insomma, ieri pomeriggio ho visto, mio malgrado, una replica di uno show televisivo in cui l'ospite era Laura Pausini. Sembra che non centri, ma aspetta. Tra scherzi vari, e pompini a vicenda (uh, ma quanto brava sei tu, no, più tu, siamo bravi entrambi, dai!) arriva la frase di Laura:  "Non mi sento una star, le vere star sono quelli che fanno volontariato".

[applausi] [delirio]

Beh, dici una frase così, e sai già che, nel programma che ti hanno creato attorno, gli applausi fioccheranno.
Poi vabè, quando parte il servizio su tutte le opere di bene finanziate dalla diva, si dai, non mi dire Laura, sei anche tu tra le star? Anche lei tra le star.

Ma di colpo, una presenza mefistofelica fra il pubblico.
Un lampo ne rischiara il volto fino allora nascosto dalle tenebre .


13.11.11

Subbaqqui di Firenzi.

Una pappagorgia ostentatamente futurista, arriva, e poi se ne va, e poi torna e poi lancia un sasso e poi nasconde una mano. Si fa artefice del secondo inizio del mondo, di un secondo brodo primordiale dalla quale i suoi piccoli girini nascono e chiacchierano e parlano, il tutto condito dall’approvazione di una zeppola ipermarcata delle notti dei desideri…
Va sotto?
Chi è?
Con le pinne?
Chi è?
MA E’ MATTEO RENZI.
Il nuovo che avanza, il twitteratore per eccellenza e un immagine del profilo di face book che lo ritrae in giro per le vie fiorentine con la sua bella bicicletta. Da buon bravo sindaco.
Ma cosa si nasconde dietro il Caro Matteo?
Dal mio punto di vista, personalissimo, credo sia un tonno di dimensioni cosmiche. Solo tonno però, un insulto lieve, non lo flagello, non ce l’ho con lui.
Sindaco di una delle città più importanti di Italia a 35 anni, cosa fa, ci prova, ci prova a buttare qualche sassettino nel mare e a far rumore, un pò scomodo in realtà, una mosca che ronza mentre sei indifeso sulla tazza che ti leggi il 458 di Tex..niente di abominevole.
E non ho neanche paura di un clone di Rutelli, lo si segue volentieri su twitter, interessante all’ascolto, a parte l’imbarazzo che provoca il suo neo così in vista mentre lo si guarda, e dalle idee alla fine quasi quasi condivisibili. Io credo si, che sia in futuro qualcuno di rispettabile, ma che ora stia scalciando come un vero tonno pinne gialle può saper fare pensando “Orpo, sono il sindaco di Firenzi io, posso dire la mia? Eh? Eh? Eh?” e poi quando la dice si rende conto (ovviamente dopo) di aver pestato i piedi a qualcuno e si ritira in silenzio come i “non lo faccio più”. Oppure i meravigliosi guizzi da delfinattero della serie “Ma si, potremmo rifare la facciata della chiesa di S.Lorenzo in fucsia e giallo pois, così risalta il suo splendore” e Michelangelo intanto si è risvegliato, è andato a Las Vegas a sputtanarsi tutti i suoi averi, è rimorto, ri-risorto, cantato e pippato insieme a Mick Jagger urlando nudo “Tanto non ho più nulla da perdere” e poi si è risteso nella sua fossa pensando che tutto questo era soltanto un sogno.
Ma si, Matteo Tonnettopinnegialle Renzi creerà il sogno italiano, per adesso è concentrato ad essere il diligente sindaco di giorno e il piccolo sovversivo di sera, tanto alla fine lui le dice, ma come risolverle poi ancora non sa neanche lui, l’importante è che non ci ritroviamo a dire tra 20 anni “Renzi…dì qualcosa di sinistra” perché altrimenti tocca veramente rassegnarsi e riesumare i vecchi Bertinotti, Ferrero (puah), Diliberto (madò) per sperare che esista ancora qualcosa idealmente di sinistra.

Largo ai saluti e alle presentazioni, il Guazzetto nasce, io sono Prometeo, e anche io..come tutti voi d’altronde, ascolto RDS, radio dimensione suono, e sono anche la Coop, ancora una volta, come tutti voi.

12.11.11

Cin

Ok che restano i guai dell'Italia, non cambiano le facce, non passa il malaffare e la cortigianeria interessata, i personalismi e il becero gioco delle poltrone. Non è il cambio di un'era, tuttalpiù una mano di vernice nuova sulla solita facciata. Ed è chiaro che i problemi sono sistemici e ben radicati, e non basta mica questo per guarire il Paese.

Però, accidenti, son soddisfazioni.


e mo' son cazzi

Un muro bianco

E un pennarello.
E la possibilità - il diritto - di lasciare un segno.
Non il timore della pagina bianca ma il potere di dar parola a ciò che è muto, dare senso al vuoto, plasmandolo a propria immagine. Anche spaventandosi di fronte al proprio ritratto.
E' la creazione che esalta e atterrisce. La consapevolezza, nel proprio piccolo, di essere Dio.
Sentir vibrare tra le dita l'istinto primitivo che spinge a dar forma al pensiero, che obbliga ad approssimarlo e appiattirlo su una superficie, purché qualcosa rimanga, nel bene o nel male, a testimonianza del proprio passaggio. Con la consapevolezza che nessuna rappresentazione potrà mai descrivere appieno le vibrazioni che scuotono l'anima.
E' la volontà di far sopravvivere una parte di sé, perché un domani altri occhi possano rimirala.
Occhi diversi.
Che osserveranno, muti, supponendo ciò che è stato.

11.11.11

Personaggi scomodi (Ezra Pound)

Ogni tanto ci si imbatte in situazioni difficili.
Ogni tanto si deve fare i conti con personaggi scomodi, personaggi che possono incrinare qualche convinzione.
Ezra Pound è uno di questi.
Ezra Pound è l'esempio lampante che imbrigliare un artista in un'ideologia è un'azione estremamente pericolosa, e andrebbe sempre evitata. A maggior ragione quando questa strumentalizzazione ha lo scopo subdolo di fornire una dimensione culturale dove proprio non c'è(e questo, a chi lo ha eretto a monumento delle proprie schifezze, non lo perdonerò mai).
Ezra Pound è anche l'enorme frustrazione di non poter provare per l'uomo la stessa stima, la medesima adorazione che si prova per l'artista.
Ezra Pound costringe ad andare oltre a un'etichetta, ad approfondire una banalizzazione.
Ezra Pound è il senso di disagio e di spaesamento che si prova a leggere l'opera di un pensatore che la prassi comune vorrebbe che venisse disprezzato da chi la pensa come me, in quanto "avverso", e trovarsi, guarda un po', a leggere poesie stupende.

Sarebbe più facile pensare che sia stato solamente un fascistaccio che ha dato il nome alla celeberrima "Casa Pound". Sarebbe più comodo. Ma, ahimè, non è così.

8.11.11

Sull'orlo del baratro



In queste settimane stiamo tutti con il fiato sospeso per le sorti economiche del pianeta, del nostro stato, del nostro conto in banca e, per chi ancora ci spera, delle nostre pensioni. Tutti ovviamente tranne Pizzaballa, quel maledetto capitalista che la mattina si fa il bidet con il chianti e sciorina preziosi tappeti damascati. Ma prima o poi questa crisi passerà e ne usciremo perdenti, in un modo o nell'altro. La plebe non è mai lo stakeholder che porta a casa i trionfi, ma vive nell'illusione di ottenere grandi successi. Ad esempio quando carica nel bagagliaio dell'auto il televisore LED da 52 pollici e 3 unghie appena preso in super sconto al megastore. Siamo un popolo che vive con spesse fette di salame sopra gli occhi e con al collo un nodo scorsoio ("…che se solo ci provo, ci cado a ci muoio!" cit. Anonima).

In questo panorama da quiete prima della tempesta, in quell'attimo che precede il Ragnarök annunciato dal corno di Heimdallr, nel frangente che anticipa l'Armageddon, nel lasso di tempo in cui Umberto Smaila sta per sedersi sulla tavoletta del water… c'è qualcuno che sta compiendo esperimenti di fondamentale importanza per il corso della storia!

Come pochi di voi sapranno da lungo tempo viene condotto un esperimento nei tetri scantinati di un college. Nel lontano 1927, quando il mondo era in pieno risorgimento razzista e quando lo svedese Arne Borg nuotò i 1500m in meno di 20 minuti, un professore dell'università del Queensland, tale Thomas Parnell diede vita ad un esperimento scientifico definito "esperimento della goccia di pece" volto a definirne la viscosità attraverso lo studio della velocità di discesa della pece attraverso un capillare. Una goccia di pece può impiegare addirittura un decennio per colare nel contenitore sottostante.

La prima goccia cadde nel 1938. In Germania Adolf Hitler assume il comando supremo delle forze armate tedesche.
La seconda goccia cadde nel 1947. Primo Levi pubblica Se questo è un uomo.
La terza goccia cade nel 1954. In USA sono messi in commercio i primi televisori a colori.
La quarta goccia cadde nel 1962. Per la prima volta in 400 anni Nettuno e Plutone si allineano.
La quinta goccia cadde nel 1970. A Londra si sciolgono i Beatles.
La sesta goccia cadde nel 1979. Viene firmato il trattato di pace tra Egitto e Israele.
La settima goccia cadde nel 1988. A Rammstein tre aerei delle Frecce Tricolori si scontrano in aria durante un'evoluzione. Uno di questi si abbatte sulla folla. Le vittime sono oltre sessanta.
L'ottava goccia cadde nel 2000. Viene divulgato il terzo segreto di Fatima.

Il lento sgorgare della pece ha accompagnato in silenzio il lento declino della razza umana. Ormai siamo a tiro della nona goccia e al tramonto di un ennesimo ciclo storico-culturale. Molti sperano che nel cadere, la goccia si porti dietro anche politici ed economisti, speculatori ed evasori fiscali (si Pizzaballa! Anche tu cadrai!), ladri e mafiosi. Io spero solo di essere ancora vivo e in salute quando cadrà quella goccia, perché anche se scoppiasse la terza guerra mondiale, anche se il pianeta cadesse in una nuova recessione globale accompagnata da temperature siberiane, anche se gli oceani evaporassero e le fonti di petrolio si esaurissero… so che ad attendermi, nel maestoso e solenne edificio dietro il mio domicilio, verrà proiettato questo:

7.11.11

In attesa di qualche cosa




Ora, essendo io nato nel 19**, ho una coscienza politica nata durante il regno berlusconiano.
Berlusconi ha intasato quasi ogni discorso politico, ogni orizzonte politico, ogni spazio di speranza, da quando mi interesso di politica; ha intasato così tanto le coscienze e le bocche, con la sua presenza, che molti, si sono ridotti a chiamarlo con la sola lettera B.

Oggi B. non se la passa affatto bene, ma ora è sera, e il giorno del giudizio potrebbe arrivare da un momento all'altro. Non c'è molto da fare per rendersi utili.
Ma come dice mio zio, le idee migliori spesso ti vengono mangiando e così questa giornata l'ho passata a mangiare, nel tentativo di analizzare questa situazione così in bilico. Idee non me ne sono venute e mentre attendo l'evolversi della situazione senza che nessun blog o giornale possa riuscire a saziare definitivamente la mia fame di notizie davvero pregnanti, mi chiedo se Berlusconi sia davvero finito.

Quando i giornali dicono che questa è la sua fine, intendono dire che è la fine del suo governo o che è la sua fine vera, fine fine, FINE?

Un tipo di cui voglio parlarvi

Nel lontano ovest conoscevo un tipo. Un tipo di cui voglio parlarvi. Il suo nome era Kurt Vonnegut, o almeno così lo avevano chiamato gli amorevoli genitori.
Lo conobbi in un angolo polveroso di una libreria, incuriosito più che altro dal fatto che venisse citato come fonte di ispirazione da più di uno dei miei autori satirici preferiti.
Fu amore a prima vista (prima lettura)? Decisamente no.
Scriveva in maniera talmente semplice da risultare quasi scolastica, a primo impatto. Mi ero già imbattuto in talmente tanti autori contorti che uno stile del genere non poteva soddisfarmi. E soprattutto "non faceva ridere". Shock tremendo, dato che era il punto di riferimento, tra gli altri, dell'antipatico ma efficacissimo David Letterman.
Poi, col tempo, mi resi conto che i geni comunicano attraverso diverse chiavi di lettura.
Vonnegut non aveva bisogno di toni eclatanti.
Riflessioni amare, caricature paradossali, invettive corrosive ma mai "urlate", sono le armi che si nascondono dentro le sue storie lineari e dirette.
"Ghiaccio 9", "Mattatoio n.5", "Galapagos", "Dio la benedica signor Rosewater" dovrebbero diventare oggetto di studio nelle scuole.

Vonnegut è morto da qualche anno. E Fabio Volo è ancora vivo.
La probabilità che anche solo uno dei lettori di questo post corra a setacciare le biblioteche del circondario per accaparrarsi un paio delle sue opere è pari a quella che io domattina mi svegli abbracciato ad un cane con la mononucleosi. Quindi molto elevata (scusate se insisto con questa storia, ma purtroppo mi capita sovente). Ho molta fiducia nei lettori del Guazzetto. Non deludetemi. O perlomeno uccidete Fabio Volo.

"Dite quel che volete del sublime miracolo di una fede senza dubbi, ma io continuerò a ritenerla una cosa spaventosa e vile"

6.11.11

Mutazioni

Sono stadi evolutivi.
E' arrivato il capitalismo e pensavamo di essere diventati tutti consumatori: lavatrici, tv-color, pagine patinate di Cioè d'annata.
Poi si è andati oltre, credevamo d'esserci emancipati, tirava aria di nuova era.
Internet, produzione di contenuti, tweet, social networking. Blog.
Ci sbagliavamo.
Semplicemente eravamo divenuti tutti pubblicitari.

4.11.11

Ecce Cameron.

L’altro giorno ho letto che il ministro britannico Cameron ha commissionato una Task Force di redigere un indice della felicità presso i suoi concittadini. Questo indice di felicità dovrebbe essere elaborato sulla base delle risposte dei cittadini a 10 domande afferenti alla qualità della vita, il costo dell’intera iniziativa è di 2 milioni di sterline; una sorta di censimento Istat dello spasso per adeguarmi un po’ alle facoltà cognitive del lettore medio di questo blog.

La prima cosa che ho pensato apprendendo la notizia è stata: se avessi una laurea in economia, un blog e fossi pieno di me ci farei un articolo spacciandolo per interessante… Sorpresa! Ho tutte le carte in regola! Che boria che mi contraddistingue! Ora la smetto di incensarmi/presentarmi e vengo al dunque.

Questo fatto è rilevante, o tuttalpiù interessante, per più motivi:

1. Come fa Cameron dopo aver vinto tutti quegli oscar per il film “Titanic” ad essere il primo ministro del Regno Unito?

2. Questa scelta è terribilmente in linea con principi economici e teorie illuminanti di autorevolissimi pensatori ( vedi Joseph Stiglitz e Amartya Sen), come se in Italia le cariche più importanti dello stato si facessero suggerire dagli intellettuali circa le loro quotidiane attività istituzionali: “Ehi Umberto Eco avevi ragione sulle thailandesi!”.

3. Quanto può essere veridico un indice sulla felicità? In un grafico che ometterò di pubblicare per ignoranza in merito ai diritti di autore risultava che alla domanda “quanto sei felice da 1 a 10” la nazione più gioiosa fosse la Nigeria, mentre un altro stato che ha preceduto la Gran Bretagna in quanto a FIL (acronimo che scimmiotta il PIL ma con la F di felicità, non l’ho inventato io, giuro!) è stato il Bhutan! Io stesso se mi chiedono come sto tendo sempre a rispondere “tuttobenegrazie”.

4. L’iniziativa è comunque lodevole a mio modesto parere perché se non altro avvia un discorso che sarà il filo conduttore del pensiero economico di questo secolo, un nuovo paradigma che ha alla base la teoria dello sviluppo sostenibile e non quello dello sviluppo a tutti i costi del PIL; sì lo so, sono fumoso, è che questi argomenti richiedono una certa capacità di semplificare senza banalizzare di cui a quanto pare sono sprovvisto. Il PIL nazionale si basa su quanto lo stato ha prodotto/venduto per cui non tiene minimamente conto ne dell’occupazione ne dell’allocazione del reddito: per uno stronzo che nel 2011 si compra una barca nuova da un milione avremo una crescita del PIL di un milione (non mi sto riferendo a D’Alema) e non credo che un cassaintegrato ne possa gioire più di tanto!





3.11.11

Il ciclico rifiorire della vita


Come sa bene chi mi conosce, ho spesso delle grandi idee.
Come sa bene chi mi conosce bene, spesse volte, quelle idee non le porto a termine. O le porto a termine male.
O le porto a termine bene e me ne dimentico.
E così questo post è ciò che di meglio sono riuscito a fare.

Oggi a Roma hanno manifestato gli studenti. (a capo)
Hanno manifestato in modo non autorizzato, e io li sostengo, vacca se li sostengo, miseria pira!
E' il "movimento" che riparte dopo l'ennesimo terremoto d'immagine che li ha colti. (Il 15 ottobre, per chi se lo fosse perso).Il commovente rifiorire ciclico della vita.

La motivazione è sacrosanta: causa black blok (blec bloc, blecs blocs, blet bloths) Alemanno ha imposto il blocco (nero?) di ogni manifestazione nel I municipio di Roma per un mese.
Primo municipio: piazza Bocca della verità, della Repubblica, San Giovanni, Piazza del popolo, e le sedi isituzionali.
Accipicchia! (altre esclamazioni aggiornate). Sembra quasi che la chiusura riguardi i posti più in vista per una manifestazione. Protesta quindi che mi è simpatica. Si. (qui qualche deprecazione della violenza)

Valide ragioni.

Al TG5, quello buono, quello più innocuo (Mediaset non crea problemi a chi la pensa come Renzi. Di qualunque partito faccia parte), mi seguite?
Dunque, mentre mi mangiavo un giusto piatto di pasta a casa di mia nonna dopo la visione di Forum, il programma di quella tizia che si scopa i cani (questo da togliere), ai manifestanti veniva dato un "certospazio" al TG5.
Dopo una presentazione che li definiva in modo lusinghiero come "i soliti" dei collettivi anticapitalisti, dei centri sociali, dei pancammerda e dei "piripicchi" (l'ultimo dei quali forse non ecc.), insomma, dopo questa lusinghiera presentazione, e dopo la giusta stigmatizzazione che la "violenza brutto", c'erano due interviste a due manifestanti.

Troppo ingenuo per questo mondo di squali

A metà di un libro mi sento sempre spaesato. Tra eclissi di realtà e malinconie latenti che riaffiorano bastarde giusto per rovinarmi l'ultimo paragrafo e l'ultimo sorso di Tennents (quando va bene), mi rendo conto di fondere pensieri ed esperienze con accadimenti totalmente illogici e surreali, come lo sguardo di Gasparri durante le interviste.
In codeste circostanze percorro una strada, per evadere da questa "non-realtà". Lungo il cammino incontro di tutto: persone meravigliose, personcine mediocri, inetti disarmanti, stronzi che mi tirano lattine di birra vuote. Un quadro non felice, decisamente.
Eppure non è sempre stato così. C'è stato un periodo nel quale non ero costretto a rifugiarmi tra i miei fantasmi.
Mi ricordo di giornate stupende, attaccato a Radio Rai a commentare GR Parlamento in compagnia dei miei amiconi, con calorose pacche sulle spalle ad ogni battuta quantomeno passabile.. E poi all'imbrunire via di corsa a sintonizzarci su Ballarò sorseggiando cedrata Tassoni. Eravamo accompagnati dall'utopia di poter cambiare il mondo. La felicità era quella e la assaporavo in tutta la mia spensieratezza.
Poi qualcosa è cambiato. Ho cominciato a volere di più, sempre di più. Ed è stato un attimo.

Ti addormenti sul divano cullato dalle dolci parole di Giovanni Floris e ti svegli in post-coma etilico abbracciato ad un cane con la mononucleosi.

Ora non c'è più GR Parlamento a riempire i miei pomeriggi, a tenermi ancorato alla "realtà."
Bukowski ha preso il posto di Veltroni, John Fante quello di Mastella. L'inquietudine ha sopraffatto la lucidità, i fantasmi della mente hanno scalzato l'impegno.
Non ne vado fiero, ma paradossalmente sto più sereno così.
Il disagio non lo puoi programmare, non si può prevenire. Non ha a che fare con la maturità. Ti prende, ti rivolta, ti fa sentire fuori contesto quasi ovunque. Ti paralizza. Come lo sguardo di Gasparri durante le interviste.

Honos ti ho tradito?

Euterpe, musa della poesia lirica. La mia collega di blog ti cita nel titolo del suo articolo, io ti inserisco nella 5 orizzontale del Bartezzaghi. Si vede che entrambi abbiamo fatto bene i compiti. Mi piacciono le citazioni sull'antica cultura ellenica perché nelle discussioni da bar creano quell'invisibile linea di confine che divide coloro che hanno studiato da quelli che hanno abbandonato il proprio cursus honorum così indolente alla prima bocciatura all'istituto superiore. E allora il giovine colto declama l'Iliade e l'odissea, racconta di come Eracle riuscì a catturare il cinghiale di Erimanto, o di quanto Perseo fosse un duro. Ma una platea di sguardi vuoti accoglie solitamente gli sfoghi culturali, la gente che fino a poco prima centellinava l'alcol rimasto nel bicchiere lo finisce con un sorso e poi si dilegua. L'addetto alla bassa manovalanza sale a bordo del suo bolide che finirà di pagare tra qualche anno ma che sfascerà contro un albero quando mancheranno ancora metà delle rate. Il povero colto con lavoro da ufficio se ne torna a casa in bicicletta. Forse un piastrellista lo investirà sulla strada di ritorno. Diffidate dei piastrellisti. Mio nonno quando ero piccolo mi raccontava la storia di Pierino e il Piastrellista. Mio nonno era balbuziente. Non ho mai resistito abbastanza da ascoltare il finale della storia. Di sicuro non finiva con il piastrellista che consegna una fattura. Ma a questo punto del mio discorrere vi starete certamente chiedendo il significato del titolo di questo articolo. Honos è il dio romano della moralità, un dio così bistrattato da non avere neanche una propria pagina wikipedia dedicata. Lo cito poiché Fuji, l'amministratrice di questo blog, mi ha fatto notare che i miei articoli non hanno una morale, una lezione di vita finale, un qualcosa che possa rimanerti dentro rendendoti una persona migliore. Non lo ha detto per disprezzarmi, lo ha detto come se fosse un complimento. Ma sotto questa scorza che non si lava da due giorni ho una grandissima morale e per questo concluderò questo articolo con un documento dalla forte moralità. Chi non ne capisce il significato si può considerare morto dentro. O ignorante. O gay se preferisce.

2.11.11

Euterpe, tu spacchi


Euterpe


C'è la crisi economica, la sfiducia internazionale, la derisione planetaria.
Ma, vi garantisco, rimpiangeremo questi giorni.

Li rimpiangeremo nonostante l'innalzamento dell'età pensionabile, l'aumento dello spread, il fatto che la Santanché, in barba al suo ruolo di Ministro-di-non-è-importante-cosa, non sappia cos'è lo spread.
Li rimpiangeremo malgrado le conferenze stampa in inglese di La Russa.
Nemmeno il pensiero della nostra democrazia sbeffeggiata e sminuita dal Merkozy, il temibile premier bicefalo franco-tedesco, ci turberà più tanto quando ci ripenseremo.

E tutto ciò perché la bilancia ha sempre due bracci.

E se su un piatto c'è la desertificazione economica, l'ignominia internazionale e quest'insopprimibile desiderio boldiano di far cucù da dietro le spalle della Grecia, sull'altro c'è una notizia che irrora l'animo di viva soddisfazione.
Perché il mancato avvenimento di certi fatti, in determinate congiunture storico-culturali, non può che essere accolto con gaudio. E ciò è vero sotto innumerevoli punti di vista, che siano essi politici, artistici, economici o veterinari.

Sì, insomma, l'uscita del nuovo disco Berlusconi-Apicella è rimandata.
A data da destinarsi.

Io credo nelle muse.




1.11.11

Mi presento, sono Sergio!

Ho avuto due grossi traumi nel corso della mia vita. Il primo quando ho scoperto che la fidanzata che ripetutamente mi diceva "Se provi a tradirmi prima ti investo e poi comincio a odiarti!" mi metteva le corna. Il secondo quando ho scoperto che il cantante del mio gruppo metal preferito, i Killswitch Engage, era un negro. Dal primo trauma mi sono ripreso trovando una nuova fidanzata e riconquistando la felicità perduta. Dal secondo trauma non mi sono mai ripreso. Ho dovuto cominciare ad ascoltare musica classica. Meglio sentire note prodotte dalle mani di un compositore tedesco audioleso piuttosto che nenie che escono dalla bocca di un giovine sovrappeso di colore. Mischiare adipe in eccesso a carnagione troppo scura è un pò come mischiare la salsa rosa con il cemento. Una cosa disgustosa. Se mi permetto di dire queste cose non è per via di un impeto razzista, non lo sono affatto, ma per un disturbo visivo che certe persone mi provocano. Comunque sono di più le cose che mi fanno stare bene piuttosto che quelle che mi turbano. Ammiro ad esempio il rumore del vento che scuote le foglie. Il profumo del pane appena sfornato. Guardare fuori dalla finestra della mia camera seduto sulla mia sedia a rotelle. Ma dopo un po' mi annoio, quindi mi alzo e faccio un salto in cucina a prepararmi qualcosa da mangiare. Adoro mangiare. Un sondaggio afferma che il 70% delle intossicazioni alimentari avvengono entro le mura domestiche, per colpa di un'insufficiente conoscenza delle buone pratiche igieniche. Io sono fermamente convinto che se le massaie conoscessero la regola dei 5 secondi la percentuale sopraccitata si stravolgerebbe. La regola dei 5 secondi afferma che se qualcosa ti cade per terra (sul pavimento, su un tappeto, sugli escrementi del tuo cane...) e tu la raccogli prima che trascorrano 5 secondi allora è ancora igienicamente sicura e priva di alcun rischio alimentare. I miei ospiti non sono di mentalità così aperta da apprezzare questa premura che uso per loro quando li invito a cena e la presa delle mie mani non è salda sul cibo, ma se sapessero che prima di apparecchiare appongo il membro su ogni stoviglia presente sul tavolo penso che non si curerebbero di sdegnarsi per un'inezia come una pietanza che cade al suolo. Siete tutti invitati a bere una cazzina di caffè nella mia dimora.

Come fare un figlio, ma molto più part-time

Oggi è nato il Guazzetto. Onore a lui.
Poi io non sono gran che coi discorsi d'inaugurazione, quindi credo non ne farò.