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31.8.12

Diario estivo 7




Se le stelle non si riescono a vedere è a causa dell'inquinamento luminoso.
Io però, non sono mai riuscito a prenderlo sul serio l'inquinamento luminoso; la luce la spegni e l'inquinamento è finito. Il problema, al massimo, è che le luci non si spegneranno mai.
Ma se scoppiasse una guerra termonucleare? Forse che la luce non si spegnerebbe?
Fonte massima di inquinamento luminoso: il sole.
Eppure, tra il sole e la guerra termonucleare io non ho dubbi: sceglierei il primo anche se le stelle dovessero liquefarsi. Meglio loro che me.

E' in questo primo scenario di sole che sono ambientate le storie non accadute che racconterò ora.

"Ma i tuoi occhi non sono azzurri, sono verdi!", avrei detto, forse sbagliandomi, a (     ) se mi fosse capitato di vederla al sole, o anche solo un po' più da vicino, replicando una replica di una replica di un qualche altro episodio già accaduto nella mia vita.
Considerando la natura camaleontica dei suoi occhi forse il sole non le avrebbe fatto più così male, chiacchierando amabilmente in qualche fittizio luogo pomeridiano.
Io credevo che la fregatura fosse negli occhi, bella montatura con lenti poco buone, ma non era quello il problema. Ci dovrò riflettere e trovare una soluzione migliore.
Forse il problema era la retorica, e allora il problema è più mio che suo.

Lo sai, forse oggi non avrei neanche più voglia di parlarti. Tutto quello che diremmo sarebbe tutto teso a convincerci l'un l'altro di qualche cosa, di qualcosa di qualsiasi, di qualunque cosa che poi non cambia molto che sia così o cosà, delle solite cose.
Che succede se non ho più voglia di parlare neanche con te, (     )?  Vuol dire che è la fine di tutto?
Significa che ho realizzato il mio sogno giovanile di abbattere la retorica? Significa che il Babau ha definitivamente vinto e trionfato e sta spernacchiandomi scoregge sulla faccia col suo culo rotondo?

Quando troverò immagini migliori vi chiamo io.

25.8.12

Diario estivo 6




Facciamo finta per un attimo: sono morto. Fate conto che sia così. Dai.
Ecco, ora dunque sono morto e non mi devo preoccupare dei costumi e delle uggie (uggie?) di voi mortali.
Ora posso porre pubblicamente domande di rilevanza, tipo questa: masturbarsi a tarda notte guardando filmati di striptease giapponesi può considerarsi scienza?
Oppure: mangiare krapfen mentre ascolto i Kraftwerk mi rende automaticamente una persona simpatica?
Non guardatemi così, sono morto, un po' di rispetto!
Fra l'altro c'è anche la possibilità che non ci conosciamo. L'universo è così grande, tra l'aldilà e l'aldiqua.
Chiusa parentesi.

Ora torniamo al punto, ma mantendo almeno un po' il distacco di cui sopra.

In origine di nomi impronunciabili ce n'erano pochi, il suo era uno di questi.
(      ) era bella, questo è chiaro, ma in più c'era in lei qualcosa di dolce e allo stesso tempo profondamente indipendente e selvatico che tradotto in lingua corrente risultava una cosa come "stilettate nel cuore".
Quel tipo di occhi che aveva (      ), nascono come un errore -almeno mi han detto- e sono una fregatura, perchè non tengono bene il sole.
Questa era lei, (     ). O almeno questo era quello che mi faceva vedere l'aloperidolo.
(      ) non amava troppo i gatti, questo ha detto. 
Ho sempre un momento di smarrimento quando mi viene in mente un neo che non ricordavo in un mio mito personale.
Non amava i gatti. Incredibile. Dev'essere esistito un tempo in cui ero più tollerante.
Curiosamente il mio momento di smarrimento somiglia molto al suo nome: (    ).

Non le piacciono i gatti? E questo com'è possibile?
Io amo il gatto, c'è stima, amo il suo stile, la sua economia, la sua forma non da canide.
Non le piacciono i gatti? E allora non le piaccio neanch'io. Io vivo come i gatti, mi ispiro a loro, sento come loro, mi muovo come loro.
E intanto che pensavo a tutto questo, facendo leva sui miei sentimenti più profondi, sfrecciando in macchina per le campagne addormentate, cercando di coagulare dentro di me tutto il mio orgoglio di gatto, misi sotto un gatto.
Una notte di un'estate di tanti anni fa. Torrida proprio come questa. Questa? Cambia di poco.

Scrissi una poesia per commemorare l'evento nel buio di quella notte, su tanti foglietti di carta che dovevano raccogliere il senso dell'accaduto.

Il gatto ha,
macchina
nei perchè
i fari il.
fari.
Micio non
come noi
: strada.


Ma appunto, stavo per dire, il senso non lo raccolgo più, -diocane (appunto)- ho mescolato i fogli.

8.8.12

Diario estivo 4




L'estate corre, qua, e il poco senso rimasto se lo mangia il caldo.
In tanti se la spassano in luoghi fichi, altri amici fanno importanti esperienze di vita in luoghi altri.
Io mi sento inchiodato coll'attak a questo posto.
Quando stavo con Ramona me ne andai in Irlanda per qualche settimana.
Ramona, con te mi permettevo anche sti lussi. Ora sto qua, con l'attak.

Ramona, ora che ci penso, la nostra storia è più fuori moda degli anni '90.

Tornato dall'Irlanda, due anni dopo ne discussi con amici.
Il saggio Teo, compagno di università, disse una volta: "tutti dicono che amano viaggiare, io no. Voglio rimanere per viaggiare qui. Non so se si capisce quello che intendo".
In effetti non si capiva. Ma questo perchè dalla sua frase potevano partire come rivoli di un fiume, migliaia di sensi diversi.
Io in effetti, nel tempo ci ho riflettuto e l'ho interpretata nei modi più svariati; non ho ancora raggiunto un accordo con me stesso. Sceglierne uno adesso e dirlo qui, sarebbe oramai riduttivo e ridicolo almeno quanto i vestiti del papa.
E' questo il bello dei saggi. Chissà se l'avessi frequentato di più che persona sarei adesso, quanto sarebbe aumentata in percentuale la mia saggezza.
In ogni caso, a dispetto della sua opinione, forse non sarebbe male l'idea di levare le tende per un po'.

Nella mia mente coesistono due tipi di viaggiatore, ed entrambi sono le personificazioni di episodi accaduti al mio paese.

Viaggiatore 1: Uno strambo signore, restauratore di mobili, scomparve per mesi: i bene informati sapevano che era andato in ritiro spirituale in India. Dal canto suo, alla domanda "dove sei stato in questi mesi?", il signore rispondeva sempre e solo: "A Frampùl". (Forlimpopoli)

Viaggiatore 2: Negli anni '50, o forse anche prima, cinque cretini partirono con una barca sul fiume Savio, diretti in Africa. Si rovesciarono alla prima chiusa.

Ecco. Purtroppo, il mio sitle di viaggio pende drammaticamente verso il secondo tipo.
Fare le cose con la mente mi appaga troppo rispetto a quello che dovrebbe.
Per dire, se io adesso mi immaginassi di sposare il divino Otelma, perchè rovinare l'idea facendolo davvero?
Questi e altri quesiti al prossimo appuntamento.



29.7.12

Diario estivo 3


Quando sarò grande scriverò un libro che si chiamerà: La riviera romagnola fa schifo! vado a vivere a Las Vegas, e sulla copertina, a lettere giganti ci sarà scritto La riviera romagnola fa schifo! vado a vivere a Las Vegas.
Venti pagine dopo il protagonista si suicida.
Ho detto questo titolo, ma poteva anche essere: Toglimi quel maiale dal davanti e datemi un mammuth: ho fame!
Ma anche: Cos'è quella giacchetta da checca? Pelle di licaone ti darei, altrochè!
O addirittura anche: Ombrello io? All'uomo vero basta un'asse di legno.
Tutti titoli pluripremiabili.
Ma poi però, per scrivere un libro ci vuole metodo, e criterio. Addio.
Non ho tempo per il criterio. Quest'estate sono tutto preso nel mio sentire un deficit d'attenzione.
Non importa quanto sia reale e non importa se le mie pretese vanno a schiacciare le naturali aspirazioni alla felicità di coloro che ho attorno. Non ho mica detto di avere ragione (mentre lo scrivo sto fissando proprio voi).
Questa terra mi ha rotto. Questo pianeta mi ha rotto. Pensa piuttosto a Las Vegas: porzioni incalcolabili d'acqua per alimentare un delirio di onnipotenza costruito in pieno deserto.
Questi sì che sono dei Frankenstein con le palle!
I morti resusciteranno dall'oltretomba... e se la spasseranno!
Ci sono ristoranti, alberghi, negozi, casinò attivi 24 ore su 24: questa sì che è accoglienza. Questo sì che è amore!
Fatemi passare dall'altra parte della barricata. Fanculo la Romagna, datemi Las Vegas.

25.7.12

Diario estivo 2




E ti capita spesso di pensare che Petronio debba farti una pugnetta?
No. Solo in questo periodo. Altre domande?
Si. Se tu pensassi come una noce, cosa faresti?
Probabilmente niente.

E intanto l'estate corre, e stavo dicevo?
Ecco si, che le cose non mi sono più interessanti. Allo stato attuale delle indagini, potrebbe davvero essere colpa del Babau, per quanto ne sappiamo, ma se vogliamo essere più razionali, magari è solo l'acutizzarsi di una sindrome che già avevo.
Definirò questa sindrome come la "Sindrome di Faenza" e dirò subito che un tempo compariva solo di rado.
Ora qui, dove prima c'era qualcos'altro, è tutta Sindrome di Faenza; un po' come il rapporto città/campagna ne "Il ragazzo della via Gluck".

Ora provo a spiegarmi.
Quando ero un bambino, la cosa che più mi elettrizzava al mondo, era l'idea di passare una serata a giocare con Lily e Tonia, le cugine di Faenza. Non esagero se dico che quello per me era il colmo della gioia.
Se sapevo in anticipo del loro arrivo stavo in trepidazione per giorni, e se per caso capitava che l'impegno saltasse, io la prendevo malissimo.
Quando comparve per la prima volta la sindrome, era proprio il preserata di una di queste sere, e io ero in trepidante attesa da giorni.
Mi accadde dunque di guardare il telegiornale; la notizia principale riguardava la morte di Moana Pozzi.
La voce diceva che le sue ceneri erano state sparse nel mare.
Conoscevo solo vagamente qual era stata la carriera di Moana Pozzi. Sapevo che l'avevo vista pochi mesi prima in un quiz in tv. Non molto.
Il pensiero di lei e delle onde del mare innescarono in me un misterioso processo mentale e la mente corse al momento in cui le mie cugine, dopo i giochi, sarebbero ritornate a casa.
Le cose belle hanno dei limiti: una fine, oltre che un inizio. E nel mezzo c'è il divertimento.
Ma poi da cos'è dato tutto questo divertimento? A cosa si deve tutta questa gioia?
In quel momento vidi un piccolo spiraglio di abisso e ci rimasi male.
In seguito nè mi ritirai in un eremo nè cominciai a portare maglionicini neri col collo alto.
Continuai a divertirmi e col passare degli anni sono arrivati passatempi sempre più forti: il piacere del sonno, il sesso, il successo (di vario grado). Ma i rapporti di forza pian piano si sono invertiti: ora sono i passatempi che servono a placare la sindrome; alla quale, del resto c'è ben poca cura che non sia la distrazione.

Ora scusate, vado a ingozzarmi di pollo.

21.7.12

Diario estivo 1



L'etichetta sul retro delle mie mutande si è accartocciata, ora si intravedono solo delle oscure scritte arabe. Allah vuole mandarmi un messaggio.
Io ai messaggi presto attenzione. Una volta, poco prima che Ramona mi lasciasse sognai Toro Seduto: "Tu rimani qui a combattere" diceva "io vado a riposarmi nel territorio dei bianchi".
Ramona, mi spiace che mi comportassi come un pellerossa.

Intanto l'estate corre.

Passatempi preferiti: disegnare baffi e pizzetto ai vip sui giornali; visitare case abbandonate; esitare; indignarmi. Queste ultime due con meno fatica.
L'interesse per le cose l'ha divorato il Babau. Ho spesso pensieri orrendi.
Dovrebbero esistere cartelli esplicativi dello stato d'animo delle persone. Sarebbe più facile.
In mancanza di questi, molti al posto delle facce hanno sviluppato dei cartelli. Altri hanno sviluppato dei peni.
Come esprimano la loro contentezza, lo lascio decifrare alla vostra immaginazione.
Nessuno di questi due è il mio caso comunque; almeno credo.
Io quando sto male divento un comico.
Quando Ramona mi lasciò, ad esempio, i miei amici lo ricordano come uno dei periodi in cui fui più spassoso. Che strani amici: io ero sull'orlo del suicidio e loro credevano fosse una satira sulla depressione!
A volte sento che Petronio mi fa una pugnetta.

22.6.12

Zombieland



Il fatto è che c'era un'orda di zombie assassini in giro per le strade e dunque, capirete, le cose da un po' non erano più tanto normali.
I miei avevano già lasciato il paese per andare a stare su, da qualche parte in collina.
Io, in un momento di relativa tranquillità, mi ero rifugiato in un forno pasticceria dopo movimentatissime vicissitudini che - son sicuro capirete- possono accadere durante un'invasione di zombie.
Mentre son lì che mi mangio una brioche con la crema entra in negozio un gruppetto di persone, qualche punk, qualche skin; gente che conosco di vista, con qualcuno avrò scambiato qualche chiacchiera ogni tanto, niente di più.
B. mi fa: "Ah, hai aperto una pasticceria da poco? Ma guarda, non lo sapevo.", dando l'aria di credere a ciò che dice.
La domanda era strana. Pensai che fosse piuttosto stupido credere che potessi mettere su un'attività in un momento come quello. "No, mi sono solo rifugiato qui dentro per mangiare qualcosa. Servitevi se vi va", risposi e non aggiunsi altro.

Intanto accendo la tv. Il programma che c'era sarà stato dell' '89 o dei primi anni '90, pressapoco.
Curiosamente, nonostante l'invasione, Mediaset aveva deciso di continuare a trasmettere, ma non potendo più schierare il suo personale sul campo, scelse di mandare in onda a rotazione, repliche, su repliche, su repliche di vecchi e nuovi programmi.
La cosa era quasi più inquietante dell'invasione. Perchè, in fin dei conti, un'orda di morti che camminano è una cosa molto concreta: dopo un po' di sbandamento iniziale la suspence finisce e alla fine ti abitui.
Ma il senso di inquietudine di una tv che continua a trasmettere programmi del passato, quello non se ne va facilmente. Coi tecnici TV che chissà che fine avranno fatto e questa televisione che continua a trasmettere a trasmettere e a trasmettere... Per nessuno.

E questo è stato il sogno che ho fatto ieri sera, e non riesco a togliermi dalla testa l'idea che questo sogno volesse in qualche modo dire qualcosa sull'estate.