3.11.11

Troppo ingenuo per questo mondo di squali

A metà di un libro mi sento sempre spaesato. Tra eclissi di realtà e malinconie latenti che riaffiorano bastarde giusto per rovinarmi l'ultimo paragrafo e l'ultimo sorso di Tennents (quando va bene), mi rendo conto di fondere pensieri ed esperienze con accadimenti totalmente illogici e surreali, come lo sguardo di Gasparri durante le interviste.
In codeste circostanze percorro una strada, per evadere da questa "non-realtà". Lungo il cammino incontro di tutto: persone meravigliose, personcine mediocri, inetti disarmanti, stronzi che mi tirano lattine di birra vuote. Un quadro non felice, decisamente.
Eppure non è sempre stato così. C'è stato un periodo nel quale non ero costretto a rifugiarmi tra i miei fantasmi.
Mi ricordo di giornate stupende, attaccato a Radio Rai a commentare GR Parlamento in compagnia dei miei amiconi, con calorose pacche sulle spalle ad ogni battuta quantomeno passabile.. E poi all'imbrunire via di corsa a sintonizzarci su Ballarò sorseggiando cedrata Tassoni. Eravamo accompagnati dall'utopia di poter cambiare il mondo. La felicità era quella e la assaporavo in tutta la mia spensieratezza.
Poi qualcosa è cambiato. Ho cominciato a volere di più, sempre di più. Ed è stato un attimo.

Ti addormenti sul divano cullato dalle dolci parole di Giovanni Floris e ti svegli in post-coma etilico abbracciato ad un cane con la mononucleosi.

Ora non c'è più GR Parlamento a riempire i miei pomeriggi, a tenermi ancorato alla "realtà."
Bukowski ha preso il posto di Veltroni, John Fante quello di Mastella. L'inquietudine ha sopraffatto la lucidità, i fantasmi della mente hanno scalzato l'impegno.
Non ne vado fiero, ma paradossalmente sto più sereno così.
Il disagio non lo puoi programmare, non si può prevenire. Non ha a che fare con la maturità. Ti prende, ti rivolta, ti fa sentire fuori contesto quasi ovunque. Ti paralizza. Come lo sguardo di Gasparri durante le interviste.

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